L'argomento che a breve esamineremo è quanto di più affascinante e complicato si possa trattare al fine di svelare gli elementi che contribuiscono all'evoluzione umana. Ho accennato spesso al karma (dal sanscrito: "atto", "azione", "compito", "obbligo") assimilandolo ad una spinta emozionale e mentale proveniente dal passato che condiziona il presente; qualcosa da "sconfiggere", anche se sarebbe più corretto dire "ammorbidire". Perchè è il karma che ci fa dimenticare chi siamo in realtà fornendoci una visione che ci induce all'autoconfinamento, è il karma che ci obbliga a subire, nel bene e nel male, le conseguenze delle nostre azioni indirizzandoci verso un percorso anzichè un altro, spesso caratterizzando le nostre esperienze di vita con temi specifici e ricorrenti che rimandano ad eventi dolorosi. Possiamo anche intenderlo come un principio riequilibratore, come un meccanismo di protezione, o ancora, come una forza impersonale che sospinge e crea opportunità, ma sarebbe semplicistico ridursi a questo. Solitamente se ne parla poco e male, affronteremo pertanto il tema in modo un po' più approfondito, poichè conoscere le regole del gioco rende indubbiamente il gioco più interessante.
Karma, giustizia e inclinazione
Il karma non è un modo esotico per definire il principio di causa ed effetto, bensì una forza prodotta dalla volizione che sfrutta tale principio per palesarsi. La dottrina del karma non è tuttavia materia ad uso e consumo prettamente orientale, del karma e della sua potenza, si sono interessate diverse filosofie occidentali ed anche eminenze come Edgar Cyce e Carl Gustav Jung.
Partiamo da un presupposto imprescindibile: non stiamo vivendo questa vita per favorire i capricci e le manie di controllo del nostro ego, peraltro pilotato in buona parte dal tipo di cultura che assorbiamo, ma per imparare alcune importanti lezioni che ci riguardano da vicino. Lezioni spirituali che ci offriranno la possibilità di recuperare passo dopo passo il nostro potere personale per procedere così verso un cammino evolutivo più armonioso e senz'altro rapido. Ricordiamoci che siamo qui non solo in veste di uomini ma soprattutto di anime e che esiste un karma favorevole e uno sfavorevole, così come esistono karma individuali, collettivi e persino planetari, sebbene di per sé tutte queste forze non abbiano alcuna polarità e siano comunque volte a produrre trasformazioni profittevoli e imperiture per la coscienza.
Il karma non è un modo esotico per definire il principio di causa ed effetto, bensì una forza prodotta dalla volizione che sfrutta tale principio per palesarsi. La dottrina del karma non è tuttavia materia ad uso e consumo prettamente orientale, del karma e della sua potenza, si sono interessate diverse filosofie occidentali ed anche eminenze come Edgar Cyce e Carl Gustav Jung.
Partiamo da un presupposto imprescindibile: non stiamo vivendo questa vita per favorire i capricci e le manie di controllo del nostro ego, peraltro pilotato in buona parte dal tipo di cultura che assorbiamo, ma per imparare alcune importanti lezioni che ci riguardano da vicino. Lezioni spirituali che ci offriranno la possibilità di recuperare passo dopo passo il nostro potere personale per procedere così verso un cammino evolutivo più armonioso e senz'altro rapido. Ricordiamoci che siamo qui non solo in veste di uomini ma soprattutto di anime e che esiste un karma favorevole e uno sfavorevole, così come esistono karma individuali, collettivi e persino planetari, sebbene di per sé tutte queste forze non abbiano alcuna polarità e siano comunque volte a produrre trasformazioni profittevoli e imperiture per la coscienza.
"chi semina vento raccoglie tempesta" (Osea 8,7) " chi semina virtù fama raccoglie" (L. da Vinci) |
Tutte le filosofie si sono cimentate con il dilemma della giustizia universale.
La dottrina del karma ha origine da un primo, antichissimo tentativo
dell'essere umano di comprendere, non di giustificare, le dinamiche che
la rendono manifesta. Traducendo tale annoso grattacapo in linguaggio
comune emerge la domanda: "perchè questa cosa accade a me e non a un
altro?" Oppure, "cosa fa la differenza a parità di condizioni?".
Possiamo intanto dire che, essendo ogni esperienza karmica altamente
soggettiva, un individuo ne vive solo gli aspetti che la sua anima
riconosce come utili e l'effetto risultante della stessa è quindi
relativo al karma e ai bisogni primari specifici di ognuno. La legge del
karma è sostanzialmente una delle più elevate espressioni della
giustizia universale e ha l'importantissima funzione di aiutarci a
regolare la nostra consapevolezza.
La dottrina del karma asserisce che ogni azione produce un effetto visibile, più immediato, e uno invisibile che si attiverà, schiudendosi come può fare un seme, solamente quando si presenteranno le condizioni favorevoli. Se osserviamo il modo di vivere di una persona, le sue azioni e le sue reazioni, non possiamo concluderne quale sia l'effetto invisibile, tutt'al più potremo notare che una determinata specie di karma si è conclusa perchè cambierà il suo stile di vita. Tutto è il prodotto di un lungo processo di apprendimento. L'effetto trascendente del karma è indipendente da quello fisico ed è chiamato inclinazione. Questa inclinazione viene immagazzinata nell'anima, la nostra banca di memoria permanente, con tutto ciò che riguarda noi e, simultaneamente, i piani sottili della coscienza. Uno dei piani sottili più importanti a venirne influenzato è il piano di coscienza astrale.
La dottrina del karma asserisce che ogni azione produce un effetto visibile, più immediato, e uno invisibile che si attiverà, schiudendosi come può fare un seme, solamente quando si presenteranno le condizioni favorevoli. Se osserviamo il modo di vivere di una persona, le sue azioni e le sue reazioni, non possiamo concluderne quale sia l'effetto invisibile, tutt'al più potremo notare che una determinata specie di karma si è conclusa perchè cambierà il suo stile di vita. Tutto è il prodotto di un lungo processo di apprendimento. L'effetto trascendente del karma è indipendente da quello fisico ed è chiamato inclinazione. Questa inclinazione viene immagazzinata nell'anima, la nostra banca di memoria permanente, con tutto ciò che riguarda noi e, simultaneamente, i piani sottili della coscienza. Uno dei piani sottili più importanti a venirne influenzato è il piano di coscienza astrale.
Oltre ad avere una durata, il karma ha una sua particolare consistenza.
L'etere è saturo di karma libero che, originariamente composto da
particelle di materia sottile, viene inalato con la respirazione (prana), via via modellato dai chakra e infine raccolto nel corpo astrale,
il quale sopravvive al di là della nascita e della morte del corpo
fisico. L'effetto astrale determinato dalle nostre azioni perdura
infatti oltre la vita terrena, mentale e fisica; questi effetti durevoli
sono energie astrali potenziali che in detrminate condizioni, mediante
un processo in cui i nostri chakra fungono da convertitori
massa-energia, precipitano nella dimensione terrena dando luogo a
manifestazioni che vengono mediamente percepite dagli esseri umani come
ricompense o punizioni, per quanto siano invece i semplici risultati
predisposti dai valori, dalle azioni e dagli atteggiamenti passati.
Karma e reincarnazione
Come è facile intuire, la dottrina del karma e quella della reincarnazione sono indissolubilmente legate. Ovvero, se non raggiungeremo l'autorealizzazione (risoluzione del karma) in questa vita, avremo altre occasioni nella prossima, così come, se non troviamo le cause del nostro dolore in questa vita, le troveremo in quelle passate (interessanti le regressioni di Brian Weiss). Rispetto a quella occidentale, nella filosofia orientale, l'uomo non è l'apice della creazione, anzi, si trova piuttosto in basso, lontano dallo stadio evolutivo finale, ed è soltanto l'anello inferiore di una numerosa serie di anelli (piani di coscienza), in cui esistono forme di vita più basse e molte altre più elevate. Insomma, tutto è in mutamento su qualsiasi piano e ogni anima o gruppo di anime resta su un dato piano di coscienza fino a che il karma relativo a tale piano non si esaurisce.
Karma e reincarnazione
Come è facile intuire, la dottrina del karma e quella della reincarnazione sono indissolubilmente legate. Ovvero, se non raggiungeremo l'autorealizzazione (risoluzione del karma) in questa vita, avremo altre occasioni nella prossima, così come, se non troviamo le cause del nostro dolore in questa vita, le troveremo in quelle passate (interessanti le regressioni di Brian Weiss). Rispetto a quella occidentale, nella filosofia orientale, l'uomo non è l'apice della creazione, anzi, si trova piuttosto in basso, lontano dallo stadio evolutivo finale, ed è soltanto l'anello inferiore di una numerosa serie di anelli (piani di coscienza), in cui esistono forme di vita più basse e molte altre più elevate. Insomma, tutto è in mutamento su qualsiasi piano e ogni anima o gruppo di anime resta su un dato piano di coscienza fino a che il karma relativo a tale piano non si esaurisce.
La ruota del Dharma |
In base a questa filosofia il concetto di tempo non è lineare ma circolare e la natura procede per cicli. Il termine sanscrito samsāra
indica appunto il ciclo delle rinascite che permette di completare il
percorso di purificazione e crescita spirituale. All'interno del samsāra
esiste tuttavia la possibilità di modificare consapevolmente il proprio
karma ma, per intraprendere la via della rettitudine, è importante riconoscere i segnali e le intuizioni che il nostro Sé autentico ci invia in ogni circostanza. L'antica cultura yogica ci rammenta che tutto ciò che è dissonante con i principi del Dharma (dal
sanscrito: "verità", "giusto", "come le cose devono essere", "legge
universale") deve seguire la via del karma per ritornare all'equilibrio.
Anche se oggi riproduciamo l'eco del nostro passato, il sapere ereditato dalle precedenti esperienze non comporta solo problemi da risolvere ma anche attitudini intellettuali e fisiche. Le diverse sfumature del karma forgiano i nostri bisogni portandoci a fluire con il tempo e introducendoci a livelli di consapevolezza sempre più elevati; sul piano fisico coesistono difatti anime piu antiche e anime più giovani e questo ci aiuta a capire in una certa misura da cosa dipendano le infinite variabili che distinguono le persone, comprese le loro abilità e le loro sensibilità.
Le forze del Karma
Nelle sue opere, Goswami Kriyananda, (discepolo di Paramahansa Yogananda) afferma che all'interno del karma si esprimono tre forze principali: il desiderio di sperimentare cose che si sono già sperimetate; il desiderio di sperimentare cose che non si sono mai sperimentate; l'aspirazione personale a liberarsi del karma stesso.
Sempre internamente al karma l'autore riconosce poi ulteriori otto forze attive:
il karma dell'atteggiamento ossia l'atteggiamento di una persona nei confronti di un evento. Una reazione positiva agli accadimenti, gradevoli o sgradevoli che siano, ammorbidisce il karma negativo e non ne genera altro della stessa specie; un cambiamento dell'atteggiamento comporterà un mutamento del karma e, viceversa, un cambiamento del karma comporterà un mutamento dell'atteggiamento;
il karma dell'evento consente a un dato evento di verificarsi; per padroneggiare queste prime due forze è necessario possedere un livello di consapevolezza avanzato; per l'uomo medio, soccombere a questi tipi di karma senza comprenderne il perchè, è una consuetudine;
il karma della soglia temporale è una sorta di "sliding door" che quando, cosciamente o inconsciamente, viene varcata proietta in un flusso di specifici eventi spazio-temporali. In questi casi la vita può avere una svolta istantanea di natura benevola o distruttiva. Sarà la nostra sensibilità percettiva a indicarne la presenza e se vogliamo attraversarla o meno. Il nostro karma ci sospinge verso determinate porte e contemporaneamente ci vincola ad altre. Potrebbe accadere che ci si spalanchi davanti la porta della svolta positiva ma che, a causa della nostra cecità karmica, la stessa passi inosservata;
il karma della reciprocità è come un contratto subconscio tra due persone o tra una presona e una cosa; le persone si creano da sole il proprio karma ma perchè esso si compia, devono intervenire altre persone, vuoi come oggetto del karma, vuoi come veicolo o agente del suo compiersi: questo è un concetto difficile da afferrare perchè le persone sono emotivamente ben addestrate ad appioppare la responsabilità dei propri guai a qualcun'altro, ed è questo che preferiscono credere. Questa convinzione soggiacente conduce ad una spirale negativa di esperienze fondate sulla manipolazione, la resistenza e il controllo. E' dunque saggio non reagire al karma negativo per non crearne altro anche quando sono gli altri ad esprimere il proprio. Non reagendo al karma negativo altrui diventiamo più liberi perchè ci liberiamo del nostro stesso karma;
il karma generativo è la forza karmica che porta avanti il karma incompiuto da un'incarnazione all'altra; predomina nel momento della morte, ed è una delle forze condizionanti principali di questa nostra attuale esistenza. Viene attivato dal karma sostenitivo, o ostacolato dal karma contrastante;
infine il karma distruttivo è quello che distrugge le cose, che esse siano gradevoli o sgradevoli.
A prescindere dalla modalità, durata, intensità e quantità del karma, esiste un altro fattore da considerare, la specie. Il karma ne vanta numerosissime, forse migliaia, ma nello studio di Kriyananda solo otto vengono ritenute fondamentali, in quanto i relativi campi di forza oscurano un'area essenziale della nostra vita:
Anche se oggi riproduciamo l'eco del nostro passato, il sapere ereditato dalle precedenti esperienze non comporta solo problemi da risolvere ma anche attitudini intellettuali e fisiche. Le diverse sfumature del karma forgiano i nostri bisogni portandoci a fluire con il tempo e introducendoci a livelli di consapevolezza sempre più elevati; sul piano fisico coesistono difatti anime piu antiche e anime più giovani e questo ci aiuta a capire in una certa misura da cosa dipendano le infinite variabili che distinguono le persone, comprese le loro abilità e le loro sensibilità.
Le forze del Karma
Nelle sue opere, Goswami Kriyananda, (discepolo di Paramahansa Yogananda) afferma che all'interno del karma si esprimono tre forze principali: il desiderio di sperimentare cose che si sono già sperimetate; il desiderio di sperimentare cose che non si sono mai sperimentate; l'aspirazione personale a liberarsi del karma stesso.
Sempre internamente al karma l'autore riconosce poi ulteriori otto forze attive:
il karma dell'atteggiamento ossia l'atteggiamento di una persona nei confronti di un evento. Una reazione positiva agli accadimenti, gradevoli o sgradevoli che siano, ammorbidisce il karma negativo e non ne genera altro della stessa specie; un cambiamento dell'atteggiamento comporterà un mutamento del karma e, viceversa, un cambiamento del karma comporterà un mutamento dell'atteggiamento;
il karma dell'evento consente a un dato evento di verificarsi; per padroneggiare queste prime due forze è necessario possedere un livello di consapevolezza avanzato; per l'uomo medio, soccombere a questi tipi di karma senza comprenderne il perchè, è una consuetudine;
il karma della soglia temporale è una sorta di "sliding door" che quando, cosciamente o inconsciamente, viene varcata proietta in un flusso di specifici eventi spazio-temporali. In questi casi la vita può avere una svolta istantanea di natura benevola o distruttiva. Sarà la nostra sensibilità percettiva a indicarne la presenza e se vogliamo attraversarla o meno. Il nostro karma ci sospinge verso determinate porte e contemporaneamente ci vincola ad altre. Potrebbe accadere che ci si spalanchi davanti la porta della svolta positiva ma che, a causa della nostra cecità karmica, la stessa passi inosservata;
il karma della reciprocità è come un contratto subconscio tra due persone o tra una presona e una cosa; le persone si creano da sole il proprio karma ma perchè esso si compia, devono intervenire altre persone, vuoi come oggetto del karma, vuoi come veicolo o agente del suo compiersi: questo è un concetto difficile da afferrare perchè le persone sono emotivamente ben addestrate ad appioppare la responsabilità dei propri guai a qualcun'altro, ed è questo che preferiscono credere. Questa convinzione soggiacente conduce ad una spirale negativa di esperienze fondate sulla manipolazione, la resistenza e il controllo. E' dunque saggio non reagire al karma negativo per non crearne altro anche quando sono gli altri ad esprimere il proprio. Non reagendo al karma negativo altrui diventiamo più liberi perchè ci liberiamo del nostro stesso karma;
il karma generativo è la forza karmica che porta avanti il karma incompiuto da un'incarnazione all'altra; predomina nel momento della morte, ed è una delle forze condizionanti principali di questa nostra attuale esistenza. Viene attivato dal karma sostenitivo, o ostacolato dal karma contrastante;
infine il karma distruttivo è quello che distrugge le cose, che esse siano gradevoli o sgradevoli.
A prescindere dalla modalità, durata, intensità e quantità del karma, esiste un altro fattore da considerare, la specie. Il karma ne vanta numerosissime, forse migliaia, ma nello studio di Kriyananda solo otto vengono ritenute fondamentali, in quanto i relativi campi di forza oscurano un'area essenziale della nostra vita:
- il karma che oscura la conoscenza;
- il karma che oscura i sentimenti della gioia e della tristezza;
- il karma che ostacola l'immortalità fisica;
- il karma che oscura la capacità di conoscere la beatitudine;
- il karma che oscura la capacità di discernere una cosa dall'altra;
- il karma che ostacola l'apprendimento spirituale;
- il karma che produce i fattori dell'l'individualità (il nome e la fama);
- il karma che governa l'ambiente familiare in cui nasciamo.
Benché siano tutti degni di nota, i primi quattro tipi sono ritenuti la causa dell'ingnoranza, mentre il karma che governa l'ambiente familiare è un karma di tipo collettivo tra
i più tenaci in assoluto. Curiosamente, nelle relazioni familiari si
producono dei turni di reincarnazione in cui ognuno cambia ruolo in
famiglia; esplorando le differenti prospettive, ogni anima, pur
mantenendo un proprio destino ben distinto, finirà così per
neutralizzare tutto il karma del gruppo familiare. Non è pertanto
escluso che quella che oggi è nostra moglie sia stata un tempo nostra
madre o che nostro padre sia stato prima nostro figlio e via dicendo, di
combinazione in combinazione, esistenza dopo esistenza.
Karma e desiderio
All'origine, tutto nasce dal crescente desiderio di soddisfazione della nostra anima che dal mondo astrale verrà proiettata su un dato piano di coscienza, quello che risponderà maggiormente ai suoi scopi e che saprà portarla all'autorealizzazione. Similmente ad un serial a puntate, la nostra energia vitale, in genere molto legata alla dimensione fisica per effetto del karma residuo di precedenti incarnazioni, ritorna ogni volta col suo bagaglio di archetipi per ripetere la prova terrena che, in buona sostanza, è una vita in balia di desideri consapevoli e inconsapevoli. Tutti gli eventi vissuti saranno di natura karmica e tutti prima o poi finiranno a meno che il karma corrispondente non venga nutrito.
Non appena le facoltà del nuovo nato lo consentiranno, il karma inizierà a ricomporsi per recuperare lo stadio della precedente incarnazione e la durata e l'intensità che lo caratterizzaranno saranno direttamente correlate alla durata e all'intensità della vita dell'individuo. Quando il karma proveniente da questi desideri si sarà finalmente estinto, l'anima dovrà uscire dal piano di coscienza in cui si trova per entrare in un altro, allo scopo di soddisfare un altro insieme di nuovi desideri influenzati dalla banca karmica del passato. Perciò anche alle entità di livello superiore capita di scivolare nei regni inferiori quando il loro buon karma si esaurisce. La dottrina del karma ci insegna che tutto è transitorio e impermanente ad eccezione della saggezza che l'anima acquisisce.
Karma e intenzione
Quando pensiamo a qualcosa o compiamo un azione, l'intensità emotiva e la durata della presenza mentale dell'evento determineranno l'impatto karmico che si manifesterà. La qualità della nostra intenzione (quella vera potrebbe anche essere inconscia), resta in ogni caso il fattore chiave che determinerà la natura del risultato karmico legato a quel pensiero o a quell'azione. Questo significa che se ci guidano buone intenzioni e, nonostante ciò, per qualche ragione non riusciamo a fare "la cosa giusta", non si produrrà karma negativo. Alcune esistenze potrebbero essere segnate, ad esempio, dalla povertà e dalla solitudine, ma il karma relativo a tali stati, pur non vedendo l'ora di cedere il passo, prosegurà la sua corsa anche nella vita successiva se continuerà ad essere assecondato da un atteggiamento intenzionalmente chiuso ed egoista.
Il karma prodotto in questa vita dall'intenzione consapevole può generare karma positivo, neutralizzare un po' del karma che stiamo subendo o intensificarne una parte a seconda del tipo di azione commessa. Se non usato nel modo giusto questo tipo di karma aggiunto (detto kriya-mana-karma), finisce per essere riversato nel "serbatoio" primario per diventare manifesto nelle vite future. Ma, anche con tutti i buoni propositi, ipotizzare di produrre tanto karma positivo da annullare tutto il karma che ci disturba, non porterebbe ai risultati auspicati poiché ne siamo talmente invischiati e così abili creatori che proprio su di esso si fonda l'intera nostra esistenza.
L'espressione popolarmente utilizzata "tutto torna indietro" si riferisce all'immancabile restituzione di ciò che in vita dispensiamo e abbiamo dispensato. Perciò, non appena si creeranno i presupposti, chi ha "distribuito" un certo karma (positivo o negativo) salderà il suo "debito" per compensazione. Affinchè tutto si compia, la scelta che ci porterà inconsapevolmente nel posto giusto al momento giusto per vivere una precisa esperienza, sarà determinata dalla pressione emozionale che il karma produrrà su di noi in uno specifico istante. È il nostro karma ad attirarci verso qualcosa o qualcuno, quindi attenzione all'intenzione, perchè potrebbe contribuire a generare altro karma negativo o addirittura, nei casi più estremi, esserci fatale. Cercare di riconoscere se il vero movente che ci fa agire deriva o meno da uno stimolo di tipo karmico (fissazione, compulsione), ci aiuterà a mantenere il controllo su noi stessi nonché ad agire in modo più puro.
Al pari dell'immaginazione, l'intenzione è un'arma potentissima, specialmente quando è cosciente. Penetrare in noi stessi per capire motivazioni e credenze che ci spingono ad agire e soppesare le nostre azioni e le relative conseguenze, ci può aiutare a controllare il nostro karma impedendoci di ricadere nei circoli viziosi a cui siamo predisposti.
Karma e consapevolezza
La dottrina del karma si interessa degli aspetti profondi dell'anima, perchè è lo spirito ad evere dei compiti che lo spingono ad evolvere nel tempo, ad essere eterno, mentre il corpo fisico è solo il veicolo denso ed effimero che utilizza per interagire e fare esperienza nella dimensione che ha prescelto. Affinchè un simile processo possa tradursi in lezioni e non lesioni per il nostro essere, l'unico strumento di cui già disponiamo per contrastare gli effetti indesiderati del karma, è l'autoconsapevolezza, o per meglio dire, la capacità di esercitare il libero arbitrio. Una volta esaurite le costrizioni imposte dal karma più pesante e radicato, si verrà necessariamente a creare spazio disponibile per addestrare questo nostro potere.
Nonostante possa sembrare più allettante e facile che lavorare sulle proprie carenze, mirare a "godersi la vita" con leggerezza soddisfacendo per lo più le proprie "pulsioni animali", conduce a lungo andare ad un esistenza arida, priva di quegli elementi che le necessitano per essere equilibrata e aprire le porte al vero appagamento, che altro non è che uno stato interiore. Perseverare in azioni sciocche perchè crediamo di essere fatti in un certo modo e di non poter cambiare o, più radicalmente, convincerci che la felicità non ci spetti solo perchè fino ad oggi non l'abbiamo ancora trovata, espande il nostro karma negativo e di riflesso la nostra miseria interiore, la stessa miseria che ci accompagna da tempo immemore e che siamo qui per sanare.
Karma e desiderio
All'origine, tutto nasce dal crescente desiderio di soddisfazione della nostra anima che dal mondo astrale verrà proiettata su un dato piano di coscienza, quello che risponderà maggiormente ai suoi scopi e che saprà portarla all'autorealizzazione. Similmente ad un serial a puntate, la nostra energia vitale, in genere molto legata alla dimensione fisica per effetto del karma residuo di precedenti incarnazioni, ritorna ogni volta col suo bagaglio di archetipi per ripetere la prova terrena che, in buona sostanza, è una vita in balia di desideri consapevoli e inconsapevoli. Tutti gli eventi vissuti saranno di natura karmica e tutti prima o poi finiranno a meno che il karma corrispondente non venga nutrito.
Non appena le facoltà del nuovo nato lo consentiranno, il karma inizierà a ricomporsi per recuperare lo stadio della precedente incarnazione e la durata e l'intensità che lo caratterizzaranno saranno direttamente correlate alla durata e all'intensità della vita dell'individuo. Quando il karma proveniente da questi desideri si sarà finalmente estinto, l'anima dovrà uscire dal piano di coscienza in cui si trova per entrare in un altro, allo scopo di soddisfare un altro insieme di nuovi desideri influenzati dalla banca karmica del passato. Perciò anche alle entità di livello superiore capita di scivolare nei regni inferiori quando il loro buon karma si esaurisce. La dottrina del karma ci insegna che tutto è transitorio e impermanente ad eccezione della saggezza che l'anima acquisisce.
Karma e intenzione
Quando pensiamo a qualcosa o compiamo un azione, l'intensità emotiva e la durata della presenza mentale dell'evento determineranno l'impatto karmico che si manifesterà. La qualità della nostra intenzione (quella vera potrebbe anche essere inconscia), resta in ogni caso il fattore chiave che determinerà la natura del risultato karmico legato a quel pensiero o a quell'azione. Questo significa che se ci guidano buone intenzioni e, nonostante ciò, per qualche ragione non riusciamo a fare "la cosa giusta", non si produrrà karma negativo. Alcune esistenze potrebbero essere segnate, ad esempio, dalla povertà e dalla solitudine, ma il karma relativo a tali stati, pur non vedendo l'ora di cedere il passo, prosegurà la sua corsa anche nella vita successiva se continuerà ad essere assecondato da un atteggiamento intenzionalmente chiuso ed egoista.
Il karma prodotto in questa vita dall'intenzione consapevole può generare karma positivo, neutralizzare un po' del karma che stiamo subendo o intensificarne una parte a seconda del tipo di azione commessa. Se non usato nel modo giusto questo tipo di karma aggiunto (detto kriya-mana-karma), finisce per essere riversato nel "serbatoio" primario per diventare manifesto nelle vite future. Ma, anche con tutti i buoni propositi, ipotizzare di produrre tanto karma positivo da annullare tutto il karma che ci disturba, non porterebbe ai risultati auspicati poiché ne siamo talmente invischiati e così abili creatori che proprio su di esso si fonda l'intera nostra esistenza.
L'espressione popolarmente utilizzata "tutto torna indietro" si riferisce all'immancabile restituzione di ciò che in vita dispensiamo e abbiamo dispensato. Perciò, non appena si creeranno i presupposti, chi ha "distribuito" un certo karma (positivo o negativo) salderà il suo "debito" per compensazione. Affinchè tutto si compia, la scelta che ci porterà inconsapevolmente nel posto giusto al momento giusto per vivere una precisa esperienza, sarà determinata dalla pressione emozionale che il karma produrrà su di noi in uno specifico istante. È il nostro karma ad attirarci verso qualcosa o qualcuno, quindi attenzione all'intenzione, perchè potrebbe contribuire a generare altro karma negativo o addirittura, nei casi più estremi, esserci fatale. Cercare di riconoscere se il vero movente che ci fa agire deriva o meno da uno stimolo di tipo karmico (fissazione, compulsione), ci aiuterà a mantenere il controllo su noi stessi nonché ad agire in modo più puro.
Al pari dell'immaginazione, l'intenzione è un'arma potentissima, specialmente quando è cosciente. Penetrare in noi stessi per capire motivazioni e credenze che ci spingono ad agire e soppesare le nostre azioni e le relative conseguenze, ci può aiutare a controllare il nostro karma impedendoci di ricadere nei circoli viziosi a cui siamo predisposti.
Karma e consapevolezza
La dottrina del karma si interessa degli aspetti profondi dell'anima, perchè è lo spirito ad evere dei compiti che lo spingono ad evolvere nel tempo, ad essere eterno, mentre il corpo fisico è solo il veicolo denso ed effimero che utilizza per interagire e fare esperienza nella dimensione che ha prescelto. Affinchè un simile processo possa tradursi in lezioni e non lesioni per il nostro essere, l'unico strumento di cui già disponiamo per contrastare gli effetti indesiderati del karma, è l'autoconsapevolezza, o per meglio dire, la capacità di esercitare il libero arbitrio. Una volta esaurite le costrizioni imposte dal karma più pesante e radicato, si verrà necessariamente a creare spazio disponibile per addestrare questo nostro potere.
Nonostante possa sembrare più allettante e facile che lavorare sulle proprie carenze, mirare a "godersi la vita" con leggerezza soddisfacendo per lo più le proprie "pulsioni animali", conduce a lungo andare ad un esistenza arida, priva di quegli elementi che le necessitano per essere equilibrata e aprire le porte al vero appagamento, che altro non è che uno stato interiore. Perseverare in azioni sciocche perchè crediamo di essere fatti in un certo modo e di non poter cambiare o, più radicalmente, convincerci che la felicità non ci spetti solo perchè fino ad oggi non l'abbiamo ancora trovata, espande il nostro karma negativo e di riflesso la nostra miseria interiore, la stessa miseria che ci accompagna da tempo immemore e che siamo qui per sanare.
Le nostre vite sono spirituali quando chiamano in campo il nostro libero arbitrio, sono animali quando chiamano in causa l'ostinazione, l'ego e il desiderio passionale.
Il libero arbitrio è rapportato alla capacità di esercitare la nostra
consapevolezza per soverchiare l'emotività. Ma a prescindere da quanto
il nostro lato animale possa essere vivo e necessario alla
crescita, la comprensione del flusso del karma e del suo manifestarsi,
sarà proporzionale a quanto avremo sviluppato il nostro lato spirituale (ossia la consapevolezza del nostro Sé), nel quale non risiede emotività ma saggezza.
La capacità di cavalcare il karma deriva innanzitutto dalla certezza che il nostro destino può essere mutato grazie al nostro libero arbitrio ed è con questa consapevolezza che si è in grado di percepire le condizioni che attivano i semi karmici positivi e quelle che attivano i semi karmici negativi. Quando siamo scevri dalle costrizioni emotive che il karma ci impone, il libero arbitrio ci fa agire in maniera genuina, non condizionata dalle abitudini cristallizzate del passato e solo in questo stato sveliamo il nostro vero potenziale. Vivere una vita priva di consapevolezza aspettandosi dei risultati è come sperare che un tubo innaffi il nostro giardino senza che nessuna mano lo diriga.
Karma e relazioni
Durante il nostro viaggio terreno incontreremo altre anime che a loro volta saranno spinte ad agire dal loro karma. Ma, come tipicamente accade, anche nelle relazioni abbiamo l'insana abitudine di aprirci all'insegnamento solo quando "tocchiamo il fondo", magari dopo aver causato molta sofferenza a noi stessi e agli altri. Tutte le relazioni affettive sono karmiche e tutto ciò che vi ruota attorno costituisce da sempre un grande teatro karmico. Se viviamo pessime relazioni possiamo esser certi che ciò dipende dal nostro karma ma questo non ci autorizza ad alimentarlo replicando sugli altri i torti che crediamo di aver subito o, peggio ancora, evitando il moto dei sentimenti, chiudendoci nell'apatia o crogiolandoci nella superficialità.
La capacità di cavalcare il karma deriva innanzitutto dalla certezza che il nostro destino può essere mutato grazie al nostro libero arbitrio ed è con questa consapevolezza che si è in grado di percepire le condizioni che attivano i semi karmici positivi e quelle che attivano i semi karmici negativi. Quando siamo scevri dalle costrizioni emotive che il karma ci impone, il libero arbitrio ci fa agire in maniera genuina, non condizionata dalle abitudini cristallizzate del passato e solo in questo stato sveliamo il nostro vero potenziale. Vivere una vita priva di consapevolezza aspettandosi dei risultati è come sperare che un tubo innaffi il nostro giardino senza che nessuna mano lo diriga.
Karma e relazioni
Durante il nostro viaggio terreno incontreremo altre anime che a loro volta saranno spinte ad agire dal loro karma. Ma, come tipicamente accade, anche nelle relazioni abbiamo l'insana abitudine di aprirci all'insegnamento solo quando "tocchiamo il fondo", magari dopo aver causato molta sofferenza a noi stessi e agli altri. Tutte le relazioni affettive sono karmiche e tutto ciò che vi ruota attorno costituisce da sempre un grande teatro karmico. Se viviamo pessime relazioni possiamo esser certi che ciò dipende dal nostro karma ma questo non ci autorizza ad alimentarlo replicando sugli altri i torti che crediamo di aver subito o, peggio ancora, evitando il moto dei sentimenti, chiudendoci nell'apatia o crogiolandoci nella superficialità.
"a couple" by ~Dueto-variavel |
Secondo i principi del karma tendiamo ad essere attratti da chi ci conferma l'immagine inconscia che abbiamo di noi stessi e, in ultima analisi, ad attirare (ed attivare) chi ha un karma simile e complementare al nostro. Quando concentriamo la nostra attenzione su qualcuno che ci attrae si scatenano diversi processi inconsci. Questo dipende in buona parte da ciò che sottilmente emana quella data persona poiché il suo campo energetico-emozionale esprime, tra le altre cose, le credenze che ha su se stessa e i bisogni che ha nei riguardi di una relazione. Lo scambio di informazioni sottili è ovviamente reciproco e i vari imput che noi decodificheremo (tutto si svolge a livello intuitivo) ci informeranno sul relativo grado di affinità. Potrebbe altresì capitare che gli interessi della nostra anima non coincidano perfettamente con quelli della nostra mente e che questo ci porti a vivere dei conflitti interiori in merito a una potenziale relazione.
Dentro di noi esiste un numero pressochè infinito di particelle karmiche che, giunte a maturazione, aderiranno alla nostra anima non diversamente da come la sabbia aderisce a un corpo bagnato, manifestandosi nel mondo fisico sottoforma di pensieri, atteggiamenti, azioni e circostanze; se dentro di noi è presente della gelosia latente, attireremo qualcuno che potrà attivarla, così come, se il nostro karma ci spinge verso relazioni che risvegliano la rabbia, non potremo liberarci dalle sue conseguenze fintanto che continueremo (attivamente o passivamente) a cedere al magnetismo di questa pulsione. Da una parte o dall'altra, il nostro karma provvederà a renderci consapevoli di ciò che in noi deve essere risolto, e lo farà con tutti i mezzi che avrà a disposizione. Per gli stessi motivi, guardiamoci dal demonizzare l'amico o il compagno che ci fa notare le nostre mancanze poichè a volte una critica (non gratuita) mossa da chi ci ama, per quanto possa irritarci, può farci aprire gli occhi.
Vivere un sano rapporto d'amore presuppone la maturità e la volontà di entrambi gli amanti ma anche con simili basi non si è immuni dal karma che ingarbuglia le relazioni e vincerne la forza è estremamente difficile. Allora spesso accade che, se un certo tipo di karma non si è ancora consumato, le cose si ripetano e la spinta verso certi tipi di partner si rinnovi, come può accadere che, una volta esaurita la sua forza (e imparata la lezione profonda), ci si senta liberi di esplorare in direzioni completamente differenti.
Se le nostre relazioni ci rendono infelici, analizziamole con cura, domandiamoci onestamente cosa stiamo cercando, a chi lo stiamo chiedendo e come ci poniamo, cioè cosa comunichiamo col nostro comportamento. Un atteggiamento attento e leale verso noi stessi e verso gli altri darà ottimi risultati in termini emotivi e ammorbidirà il karma relativo a queste esperienze anzichè appesantirlo. Forse il miglioramento non sarà immediato o risolutivo, ma fin da subito il nostro nuovo approccio, più saggio e distaccato, ci mostrerà le cose sotto un'altra luce, le nostre azioni saranno meno passionali, meno confuse e di coseguenza anche la nostra autostima migliorerà. Incominciamo col non permettere a nessuno di renderci la vita spiacevole, anzi, lasciamoci affascinare dalle imperfezioni altrui (come dalle nostre) matenendo però la giusta obiettività, accettandole e riconoscendole come espressione del loro karma.
Dolore e piacere
La vita ci insegna le lezioni che abbiamo scelto di imparare e tende a farlo nel modo più veloce e semplice perchè ci si faccia meno male possibile ma reagire emotivamente al karma in modo adeguato è più facile a dirsi che a farsi. Spesso insistiamo nella direzione sbagliata, perseguendo scopi e ipotetiche soluzioni ai nostri problemi senza alcuna vera consapevolezza, ne conseguono un maggior grado di fissazione e una visione ad imbuto che di solito non fanno che aggavare le cose. L'atteggiamento nei confronti di un dato evento è sempre il fattore discriminante tra un possibile successo e un insuccesso, tra gioia e pena. Tuttavia, non soffermiamoci troppo a lungo sulla connotazione positiva o negativa di ciò che ci accade. Non è affatto raro che il karma positivo si manifesti portandosi appresso eventi giudicati negativi e, viceversa, che il karma negativo si manifesti con eventi che, in seguito, si scopriranno essere positivi.
Quando gli effetti negativi del nostro karma, che sia personale o collettivo (cioè comune ad un gruppo a cui si ha aderito), seguitano ad essere ignorati, la sofferenza e l'insoddisfazione crescono in noi diventando le uniche leve capaci di indurci a non procrastinare ulteriormente. Fare tutto ciò che attiva il karma positivo ed evitare tutto ciò che favorisce l'attivazione del karma negativo è la missione che ci siamo assegnati in questa vita e nel portarla a compimento rammentiamoci sempre che, malgrado sia preferibile apprendere una lezione dal piacere piuttosto che dal dolore, resta il fatto che imparare bisogna.
Intervenire sul karma
Analogamente al fuoco, che in assenza di ossigeno tende ad estinguersi da solo, il karma ostile, se non alimentato, farà lo stesso smettendo di bruciare la nostra vita. Pertanto è molto più facile sottrarre energia al meccanismo karmico che sbarazzarsene e se riusciamo a mantenerci saldi fino a superare il momento in cui un certo karma avrebbe dovuto manifestarsi, molto probabilmente ce ne libereremo. C'è comunque una gran differenza tra l'astenersi dal fare qualcosa (o reprimere un emozione) ed eliminare la causa radice di questo qualcosa. Una volta che un certo karma diventa operativo, fino a quando lo spirito (con i suoi tempi) non lo avrà interamente risolto, sarà facile ricadere in azioni errate anche dopo un periodo di buona condotta umanamente accettabile. Una delle nostre priorità consiste nell'usare prudenza in ogni frangente, ignorando la tentazione di ritornare ai vecchi schemi.
Per consentire alla memoria di ricordare alcuni importanti passi da seguire è certamente utile schematizzarli. Il karma si può controllare con l'atteggiamento consapevole, con la regolazione temporale degli eventi, con il controllo dell'ambiente e con metodi mistici. Ma per ottenere risultati apprezzabili dovremo prima governare le quattro cause principali del karma:
- il non credere;
- la mancanza di autodisciplina;
- l'emotività;
- l'attività di mente-lingua-corpo.
La prima causa è la più grave perchè fintanto che impererà il non credere,
qualsiasi forma di mancanza di disciplina, qualsiasi emotività e
qualsiasi attività scaturita da pensieri, parole e azioni continueranno
ad essere attive e a produrre karma; una persona che non sa che esiste
uno schema di vita migliore di quello che ricalca non potrà mai
mogliorare la sua qualità di vita proprio perchè non crede all'esistenza di un'alternativa. Gli atteggiamenti scaturiti invece dall'emotività come bramosia (desiderio passionale), illusione (dissimulazione), rabbia e orgoglio
(ricordate l'acronimo B.I.R.O.) dovranno essere tenuti sotto controllo
perchè scatenano i meccanismi che permettono al karma di manifestarsi.
Lavorare quotidianamente sui piani interiori e non solo su quelli esteriori assicura la crescita della consapevolezza e di conseguenza la capacità di intervenire sul karma grazie a specifiche tecniche di interazione:
Una volta compreso che non tutto il karma viene per nuocere e che quello avverso, se resta inattivo per lungo tempo (ben più di qualche annetto), esaurisce la propria forza, potremo negare il terreno fertile al karma ostile decidendo di calibrare consapevolmente, grazie alla prudenza e alla pratica, le nostre attività mentali e comportamentali. Per farcela dobbiamo imparare dagli errori del passato e comprendere che il karma altro non è che un impulso verso il quale proviamo un attaccamento che deve essere trasceso. Più a lungo siamo attaccati a quell'impulso e più aumenta il rischio che esso si manifesti come un disturbo sul piano fisico. Per controllare il karma dobbiamo prima di tutto imparare a controllare le emozioni e a lasciare andare gli attaccamenti.
Dato che è grazie alla respirazione che incameriamo atomi karmici nel nostro essere, disciplinando il respiro si può arrivare a disiplinare il karma. Le tecniche del kriya yoga (kriyapranayama, mantrapranayama) sono dunque un'elemento utile per "bruciare" i semi karmici negativi e richiamare quelli positivi. Anche con metodi di apprendimento vicario come la meditazione, la contemplazione o la riflessione è possibile deviare (sul piano mentale) o estinguere una parte di karma e in questo modo l'esperienza karmica necessaria ad apprendere una data lezione non dovrà più per forza accadere. Se la nostra intenzione resterà finalizzata alla crescita personale, coincidenze e intuizioni sapranno guidarci verso la pratica più idonea a sviluppare queste capacità. Sicchè, il saggio, è colui che ha imparato ad intervenire sul karma conseguendo il distacco, pensando prima di parlare, pensando prima di fare e meditando prima di pensare!
Esiste poi un'altra tecnica estremamente potente con cui possiamo ammorbidire il karma ed è quella di provare un intensa sollecitudine per le persone che ci circondano. Entrare in empatia con il prossimo, aiutandolo in caso di bisogno e sostenendolo con compassione, mette in secondo piano i nostri desideri e i nostri bisogni e questo ci libera automaticamente dalla pressione del nostro karma. Allontanarsi dall'egoismo ci protegge dall'intensità del karma, ci vincola ad un futuro di nostra scelta e significa già di per sé aver imparato una grande lezione.
Conclusioni e riflessioni
La dottrina del karma è materia assai complessa e in questa breve ricerca ne sono stati illustrati solo alcuni fondamenti, per giunta notevolmente semplificati al fine di permettere una facile comprensione anche ad un pubblico neofita. Conoscerne gli aspetti profondi implica uno studio altrettanto profondo e, in ultima istanza, una spiccata attitudine ad assimilare determinate nozioni.
La nostra epoca brulica di anime sofferenti, ben lontane da quello stato di equilibrio a cui in realtà anelano disperatamente. Sono tempi difficili in cui la nostra coscienza viene oscurata in larga misura dall'educazione standardizzata che riceviamo, purtroppo necessaria per sopravvivere in un organismo sociale (e culturale) in cui però nessuno riesce più a identificarsi e a trovare risposte. Immersi come siamo negli impegni quotidiani e nella risoluzione di problemi pratici, sappiamo ben poco su noi stessi e permettiamo troppo facilmente ai vizi, alla pigrizia e alla paura di cambiare, di impadronirsi della nostra mente e di offuscarla.
Molti esseri, pur avendo conosciuto il successo e la vittoria, restano ignoranti della propria condizione e vengono letteralmente fagocitati dal proprio karma, spesso capitolando rovinosamente in preda a smanie che alimentano l'insoddisfazione da cui tentano di fuggire; sono persone a cui, a onor del vero, nessuno ha mai insegnato cosa e dove cercare veramente ma anche che, vuoi per una scusa vuoi per un'altra, non si sono mai nemmeno chieste se ci fosse qualcosa da trovare o verso quale destino stessero andando.
Credere che le proprie convinzioni siano lo specchio fedele della realtà, restare ciechi e sordi di fronte ai segnali che la vita ci offre, indulgere in comportamenti palesemente errati e in definitiva restare bloccati in schemi ripetitivi e improduttivi, può procurarci serie complicazioni. Sintomi che, se da una parte ci intimano al cambiamento, dall'altra ci fanno capire in che misura siamo reclusi in una "prigione karmica". Focalizzandoci su noi stessi e chiedendoci un po' più spesso se ciò che desideriamo è davvero ciò che vogliamo e se possiamo permetterci di pagarne i costi, i nostri obiettivi e le nostre scelte potrebbero condurci altrove, verso quella parte di Universo che altrimenti resterebbe celata ai nostri sensi.
La nostra esistenza terrena è un tentativo di raggiungere l'autorealizzazione sbarazzandoci delle creazioni in cui siamo intrappolati. Tutto ciò che ci accade, ogni parola, ogni pensiero, ogni gesto, non è causato da Dio, dalla natura o dal caso ma dalle nostre azioni e reazioni, consapevoli o inconsapevoli, nobili o ignobili, ispirate o plagiate. Il karma è una tendenza a pensare e ad agire in un certo modo, è un'inclinazione al quale non siamo obbligati a ubbidire, soprattutto quando è la nostra autoconsapevolezza a reputarlo poco saggio.
Una grande verità è che tutti i destini negativi traggono forza dalla radice primaria dell'ignoranza, ovvero l'aver dimenticato chi siamo veramente. Questa piaga sarà eliminata non appena saremo in grado di ricordarlo e il karma in pratica serve proprio a questo, a riportare equilibrio nella nostra consapevolezza affinchè ognuno possa diventare artefice del proprio destino. Se capiamo questo pensiero capiamo anche un'altra verità, per certi versi crudele, e cioè che ciascuno riceve dalla vita quello che (inconsciamente) pensa di meritarsi, continuando inesorabilmente a confermare la propria situazione.
Non cadiamo nei tranelli della nostra mente, del nostro karma, sentiamoci liberi di desiderare una vita migliore, sentiamoci liberi di cambiare, perchè, come disse saggiamente Pascal, la cui filosofia riconosceva la debolezza dell'essere umano ma anche la sua incredibile capacità di riscatto: "possiamo essere schiavi del passato ma dobbiamo assolutamente essere i signori del futuro".
Lavorare quotidianamente sui piani interiori e non solo su quelli esteriori assicura la crescita della consapevolezza e di conseguenza la capacità di intervenire sul karma grazie a specifiche tecniche di interazione:
- inibire l'ingresso di nuovo karma;
- ostacolare l'assorbimento di nuovo karma;
- ammorbidire il karma già presente;
- eliminare il karma accumulato prima che giunga a maturazione;
- cristallizzare il karma positivo nel nostro insieme corpo-mente.
Una volta compreso che non tutto il karma viene per nuocere e che quello avverso, se resta inattivo per lungo tempo (ben più di qualche annetto), esaurisce la propria forza, potremo negare il terreno fertile al karma ostile decidendo di calibrare consapevolmente, grazie alla prudenza e alla pratica, le nostre attività mentali e comportamentali. Per farcela dobbiamo imparare dagli errori del passato e comprendere che il karma altro non è che un impulso verso il quale proviamo un attaccamento che deve essere trasceso. Più a lungo siamo attaccati a quell'impulso e più aumenta il rischio che esso si manifesti come un disturbo sul piano fisico. Per controllare il karma dobbiamo prima di tutto imparare a controllare le emozioni e a lasciare andare gli attaccamenti.
Dato che è grazie alla respirazione che incameriamo atomi karmici nel nostro essere, disciplinando il respiro si può arrivare a disiplinare il karma. Le tecniche del kriya yoga (kriyapranayama, mantrapranayama) sono dunque un'elemento utile per "bruciare" i semi karmici negativi e richiamare quelli positivi. Anche con metodi di apprendimento vicario come la meditazione, la contemplazione o la riflessione è possibile deviare (sul piano mentale) o estinguere una parte di karma e in questo modo l'esperienza karmica necessaria ad apprendere una data lezione non dovrà più per forza accadere. Se la nostra intenzione resterà finalizzata alla crescita personale, coincidenze e intuizioni sapranno guidarci verso la pratica più idonea a sviluppare queste capacità. Sicchè, il saggio, è colui che ha imparato ad intervenire sul karma conseguendo il distacco, pensando prima di parlare, pensando prima di fare e meditando prima di pensare!
Esiste poi un'altra tecnica estremamente potente con cui possiamo ammorbidire il karma ed è quella di provare un intensa sollecitudine per le persone che ci circondano. Entrare in empatia con il prossimo, aiutandolo in caso di bisogno e sostenendolo con compassione, mette in secondo piano i nostri desideri e i nostri bisogni e questo ci libera automaticamente dalla pressione del nostro karma. Allontanarsi dall'egoismo ci protegge dall'intensità del karma, ci vincola ad un futuro di nostra scelta e significa già di per sé aver imparato una grande lezione.
Conclusioni e riflessioni
La dottrina del karma è materia assai complessa e in questa breve ricerca ne sono stati illustrati solo alcuni fondamenti, per giunta notevolmente semplificati al fine di permettere una facile comprensione anche ad un pubblico neofita. Conoscerne gli aspetti profondi implica uno studio altrettanto profondo e, in ultima istanza, una spiccata attitudine ad assimilare determinate nozioni.
La nostra epoca brulica di anime sofferenti, ben lontane da quello stato di equilibrio a cui in realtà anelano disperatamente. Sono tempi difficili in cui la nostra coscienza viene oscurata in larga misura dall'educazione standardizzata che riceviamo, purtroppo necessaria per sopravvivere in un organismo sociale (e culturale) in cui però nessuno riesce più a identificarsi e a trovare risposte. Immersi come siamo negli impegni quotidiani e nella risoluzione di problemi pratici, sappiamo ben poco su noi stessi e permettiamo troppo facilmente ai vizi, alla pigrizia e alla paura di cambiare, di impadronirsi della nostra mente e di offuscarla.
Molti esseri, pur avendo conosciuto il successo e la vittoria, restano ignoranti della propria condizione e vengono letteralmente fagocitati dal proprio karma, spesso capitolando rovinosamente in preda a smanie che alimentano l'insoddisfazione da cui tentano di fuggire; sono persone a cui, a onor del vero, nessuno ha mai insegnato cosa e dove cercare veramente ma anche che, vuoi per una scusa vuoi per un'altra, non si sono mai nemmeno chieste se ci fosse qualcosa da trovare o verso quale destino stessero andando.
Credere che le proprie convinzioni siano lo specchio fedele della realtà, restare ciechi e sordi di fronte ai segnali che la vita ci offre, indulgere in comportamenti palesemente errati e in definitiva restare bloccati in schemi ripetitivi e improduttivi, può procurarci serie complicazioni. Sintomi che, se da una parte ci intimano al cambiamento, dall'altra ci fanno capire in che misura siamo reclusi in una "prigione karmica". Focalizzandoci su noi stessi e chiedendoci un po' più spesso se ciò che desideriamo è davvero ciò che vogliamo e se possiamo permetterci di pagarne i costi, i nostri obiettivi e le nostre scelte potrebbero condurci altrove, verso quella parte di Universo che altrimenti resterebbe celata ai nostri sensi.
La nostra esistenza terrena è un tentativo di raggiungere l'autorealizzazione sbarazzandoci delle creazioni in cui siamo intrappolati. Tutto ciò che ci accade, ogni parola, ogni pensiero, ogni gesto, non è causato da Dio, dalla natura o dal caso ma dalle nostre azioni e reazioni, consapevoli o inconsapevoli, nobili o ignobili, ispirate o plagiate. Il karma è una tendenza a pensare e ad agire in un certo modo, è un'inclinazione al quale non siamo obbligati a ubbidire, soprattutto quando è la nostra autoconsapevolezza a reputarlo poco saggio.
Una grande verità è che tutti i destini negativi traggono forza dalla radice primaria dell'ignoranza, ovvero l'aver dimenticato chi siamo veramente. Questa piaga sarà eliminata non appena saremo in grado di ricordarlo e il karma in pratica serve proprio a questo, a riportare equilibrio nella nostra consapevolezza affinchè ognuno possa diventare artefice del proprio destino. Se capiamo questo pensiero capiamo anche un'altra verità, per certi versi crudele, e cioè che ciascuno riceve dalla vita quello che (inconsciamente) pensa di meritarsi, continuando inesorabilmente a confermare la propria situazione.
Non cadiamo nei tranelli della nostra mente, del nostro karma, sentiamoci liberi di desiderare una vita migliore, sentiamoci liberi di cambiare, perchè, come disse saggiamente Pascal, la cui filosofia riconosceva la debolezza dell'essere umano ma anche la sua incredibile capacità di riscatto: "possiamo essere schiavi del passato ma dobbiamo assolutamente essere i signori del futuro".
...azzzz....
RispondiElimina