Arjuna,
giunto nel campo di battaglia per sbaragliare i Kurava, si trova a
combattere contro se stesso. Non ha avuto neanche il tempo di
sorprendersi, l’agguato architettato delle forze distruttive non gli ha
lasciato vie di fuga.
Dopo essere stato condotto da Krishna tra i due
eserciti nemici, incontra ciò che alberga nel suo animo ed è subito
scontro.
Si accende una battaglia sordida, giocata su dei terreni
diversi da quelli abituali, dove l’avversario si nasconde nell’ombra, in
quanto è l’ombra della luce.
Il discepolo è condotto dall’anima ad
esplorare nuovi spazi della coscienza che spesso si rivelano infidi e
paludosi. Ogni tratto di strada è presidiato da un guardiano che ne
impedisce il passaggio nei modi più diversi.
Le armi che abbattono quei
neri custodi vanno cercate nell’animo e rispondono alle qualità più
elevate dell’essere umano.
Dedizione, compassione, intelligenza,
volontà, fermezza, determinazione, simpatia, tenerezza e amicizia sono
le frecce da scagliare contro il nemico da vincere.
Per accedere al sentiero spirituale è necessario confrontarsi con il
burattinaio che tende le fila della coscienza. Ad occhi inesperti
sfuggono quelle ombre che rapiscono il sorriso e calano un panno nero
sulla percezione. Così l’essere umano si ritrova solo e arrabbiato,
prigioniero dell’oscurità e soprattutto senza rendersi conto di essere
alla mercé dell’oscurità. Mentre quando combatteva contro la tirannia
degli uomini, pur tra mille difficoltà, si sentiva a posto, dalla parte
giusta. Invece il terreno su cui si muove l’aspirante spirituale mostra
il vero volto soltanto quando il passo è stato compiuto.
Prima
l’incertezza regna sovrana, il nemico può essere nascosto in ogni crepa
del terreno o nelle frasche di un albero. Allora il discepolo, passo
dopo passo, deve acquisire un nuovo equilibrio che gli permetta di
procedere in avanti, ma soprattutto lo renda di nuovo pronto a parare
eventuali attacchi.
Nell’animo di Arjuna la guerra per la gioia è iniziata tanto tempo
prima, ma adesso non è più possibile ignorarla.
Come il discepolo tenta
di liberarsi dai lacci del pensiero greve affidandosi al Maestro, il
Pandava cerca la via di salvezza nella vicinanza di Krishna.
Nonostante
le emozioni più nere lo abbiano avvolto come anaconda, Arjuna cerca
soccorso nella luce.
Si intuisce che per il figlio di Kunti il peggio è
passato, lo stretto sentiero di luce è stato intravisto, ma non è ancora
il momento di intonare il peana. Il discepolo alterna momenti di
sconforto in cui tutto sembra perduto, ad altri dove si innalza sulle
vette più fresche. Di fronte ai baratri della coscienza, le paure
prendono le sembianze del nemico più insidioso ed ogni passo in avanti
verso la libertà comporta fatiche al limite delle possibilità.
“Davvero non vedo nulla che possa allontanare da me l’angoscia
che offusca i miei sensi, neppure se avessi su questa terra un regno
senza rivali o il dominio sugli dei.” (BG II,8)
Arjuna, dopo aver affermato di voler prendere rifugio nel Maestro, fa
un passo indietro e si nasconde all’ombra dell’autocommiserazione. Si
accontenta del buio perché la luce è ancora troppo forte per i suoi
occhi. Così nel rinnegare se stesso adora l’oscurità.
Come usa fare il
devoto che si reca al tempio, il figlio di Kunti si prostra ai piedi
dell’angoscia e le porge i suoi doni.
Comunque ogni discepolo è stanco
di assistere alla liturgia del sé inferiore, aspira ad altro.
L’io, che
mantiene lo scettro attraverso l’inganno e la distruttività, nel
discepolo vive asserragliato nella tragedia.
La personalità percepisce
l’anima come minacciosa e cerca di difendersi in ogni modo ingigantendo i
problemi.
Il sé inferiore per continuare a piegare la coscienza ai suoi
voleri aumenta la proiezione dei demoni interiori e così per
l’aspirante allo yoga il mondo diviene un luogo inospitale da cui
rifuggire.
Nonostante il bene venga cercato con convinzione, ci vuole
del tempo per decentrarsi da se stessi.
Una percezione che aderisce alla superficie delle cose, non conosce
il fuoco che la alimenta. Per cui, se la vista si sofferma sul fumo
prodotto dalla fiamma, la visione ne risulta offuscata.
Arjuna, in preda
agli incantesimi del male, nel lamentarsi della sua condizione apre il
fianco alle lance velenose del dubbio e finisce per tenere stretto, come
se fosse un tesoro, il dramma.
Quando il discepolo contatta il male
interiore viene tentato, così per risonanza si può identificare con la
distruttività e perdere di vista la luce che lo alimenta. Ma il male non
ha fatto i conti con la Vita. La percezione della sofferenza apre la
strada al riconoscimento della realtà delle cose. Tutto si chiarirà al
debito momento, l’anima è al lavoro, inesorabile, per garantire il
trionfo della libertà.
* * *
Luca Tomberli |
Luca Tomberli nasce nel 1969 a Firenze.
Negli anni Novanta, spinto dalla percezione della sofferenza, dopo aver
sperimentato alcune tradizioni buddiste, varie discipline olistiche e
degli approcci psicologici, inizia a praticare il Raja Yoga, l'antica
scienza dell'essere improntata alla conoscenza del sé più profondo.
L’incontro con Massimo Rodolfi segnerà in maniera inequivocabile il suo
percorso. Fino a quel momento, il bisogno d’integrazione della
spiritualità nel quotidiano, sembrava destinato a non essere soddisfatto
del tutto. Nonostante avesse frequentato diversi gruppi legati in vario
modo alla consapevolezza, non aveva ancora percepito quel senso di
unità e appartenenza alla Tradizione che andava cercando e che invece
gli viene rivelato dagli insegnamenti di Massimo Rodolfi. Nel 1999 dopo
aver frequentato Energheia, la prima scuola di formazione per terapeuti
esoterici, e soprattutto avendo sperimentato il cambiamento positivo
della propria vita sente l’esigenza di diffondere quegli strumenti utili
per comprendere meglio se stessi. Così inizia ad insegnare materie
esoteriche per l’associazione Atman . Nel 2006 insieme ad altri compagni
di viaggio contribuisce a fondare sette sedi della scuola Energheia che
vanno ad aggiungersi alla preesistente sede nazionale. Attualmente,
sempre più desideroso di praticare l’innocuità creando insieme ad altri,
presta la sua attività nell’ufficio stampa del portale YogaVitaeSalute,
scrive per la rivista esoterica il Discepolo e per YogaVitaeSalute,
insegna per la scuola Energheia nelle sedi di Milano e Roma ed organizza
corsi di meditazione e di Raja yoga in Toscana.
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