Pachamama ha condiviso la foto di Scienza di Confine.
Il
fenomeno degli ecovillaggi è assai più diffuso di quanto si possa
immaginare e questo è il segnale inequivocabile che una buona parte di
NOI, consapevole della decadenza
in cui riversa l'attuale società, si sta già orientando verso uno stile
di vita più adeguato.
Vivere in modo olistico ed ecosostenibile, senza inutili preoccupazioni,
con rinnovato spirito e a contatto con la natura è possibile.
Persino vivere senza denaro è possibile, ma tutto questo può funzionare e
si può realizzare solo se la coscienza personale di chi è disposto al
cambiamento è abbastanza matura e indipendente da affrontare un simile
salto di qualità, sbarazzandosi di tutto ciò che condiziona l'ego e
rigettando le tipiche convizioni da "suddito".
Benché sia ormai una consuetudine dare un PREZZO a qualsiasi cosa, a
questa possibilità, sarebbe forse più opportuno dare un VALORE.
RITORNO ALLA NATURA E SENZA PADRONI!
Una scelta scaturita da una precisa presa di coscienza, dalla volontà di
trasformare radicalmente la propria esperienza di vita in qualcosa di
"nuovo", di simolante e appagante.
Soffermandosi un momento sull'idea di coabitare in una comunità dove
tutti collaborano in assenza di gerarchie e nel totale rispetto
dell'ambiente, dove si ha il tempo di concentrarsi su se stessi e di
riscoprirsi assieme agli altri, è facile intuire come un simile ideale
di vita esprima in realtà il "ritorno alle radici" dalle quali ci hanno
lentamente strappato.
VIVERE IN UN ECOVILLAGGIO
In una società profondamente individualistica, l’idea di vivere insieme
condividendo professionalità, esperienze, affetti, risorse economiche e
intellettuali certo meraviglia.
Abituati a vivere le nostre vite in anonimi condomini, stupisce che sia
possibile condividere fuori della cerchia ristretta dei legami parentali
l’educazione dei propri figli, la preparazione dei pasti, le pulizie,
il lavoro.
Eppure si tratta di scelte che oltre a migliorare la qualità della vita,
perché liberano il tempo e aumentano la socialità, portano a una
riduzione sensibile dei costi economici e ambientali.
Provate a
immaginare quanti televisori, lavatrici, lavastoviglie, scaldabagni,
automobili ci sono in un normale condominio.
Se le stesse persone decidessero di “vivere in comunità” invece di dieci
lavatrici, ne potrebbe bastare una, magari più capiente; e così per la
caldaia, il televisore o la lavastoviglie e forse invece di dieci auto
ne basterebbero tre o quattro.
NON più UTOPIA !
Ma un ecovillaggio è qualcosa di più della semplice condivisione di uno
spazio e di qualche elettrodomestico, si tratta di condividere una
visione e sperimentare concretamente nel quotidiano uno stile di vita in
armonia con la natura basato sui valori di solidarietà, partecipazione,
ecosostenibilità e sobrietà.
Provate a immaginare diciotto adulti di età e professionalità diverse:
insegnanti, agronomi, ingegneri informatici, agricoltori, baristi,
muratori che versano in una cassa comune i propri stipendi e poi una
volta prelevato una “paga uguale per tutti” di 150 euro, utilizzano
tutte le risorse per le spese comuni (spese mediche, educazioni dei
bambini, trasporto, spese energetiche, cibo, abitazioni ecc.).
Un’utopia? Eppure è quanto avviene nella Comune di Bagnaia, nei pressi
di Siena. Provate a immaginare dei bambini che hanno la possibilità di
crescere in compagnia di loro coetanei e con il sostegno anche di altri
genitori adulti che a turno fanno da animatori fuori degli orari di
scuola, e soprattutto che possono giocare nella natura con anatre,
conigli, capre.
Solo fantasia? No, è quanto avviene ogni giorno presso l’ecovillaggio di
Torri Superiore, a Ventimiglia...
BISOGNO DI CAMBIAR VITA.
Eppure chi interpreta l’esperienza degli ecovillaggi come una sorta di
fuga dalla società o come scelta individualistica si sbaglia.
Dietro il
vuoto di valori vomitato quotidianamente dalle tv, pubbliche e private,
si nasconde un bisogno diffuso di una nuova socialità.
E l’interesse crescente per il movimento degli ecovillaggi è una prova
concreta di questo desiderio di cambiamento.
La prospettiva di investire la propria vita nell’assurdo ritornello:
“lavora-consuma-produci-crepa”
sembra affascinare sempre meno.
LE PAROLE DI CHI VUOL CAMBIARE
“Sono felicemente sposato da quattro anni e padre da due - mi confessava
Gianni M. di Milano, qualche giorno fa - ma l’idea di passare tutta la
mia vita nel mio bellissimo appartamento, senza nessuno rapporto con i
vicini e con l’unica prospettiva di aspettare le ferie e qualche ponte
per uscire dalla routine quotidiana mi fa capire che ho sbagliato
qualcosa. L’idea dell’ecovillaggio mi piace perché penso sia una
dimensione più umana soprattutto per i bambini che in questa società
hanno sempre meno spazio.”
“Mi sono laureata in ingegneria lo scorso anno - racconta Lucia B. di
Napoli - ma non ho nessuna intenzione di mettere il mio sapere nelle
mani di qualche multinazionale o di qualche azienda privata che pur di
vedere crescere i propri utili è disposta a devastare l’ambiente. Mi
piacerebbe potere lavorare a favore non contro la natura e possibilmente
in un contesto di confronto e di collaborazione con altre persone. Non
sopporto il clima competitivo che si respira nel mondo del lavoro
convenzionale. Ho vissuto per due mesi nella comunità di Findhorn e
assaporato il piacere di lavorare in armonia e con piacere.”
“Voglio svegliarmi la mattina e incontrare facce amiche - scrive Marta
C. di Urbino in un’accorata e-mail - e soprattutto andare a letto la
sera con la coscienza serena di aver fatto qualcosa di utile per il
pianeta. Mi sembra assurdo consumare la mia vita e le mie energie per
acquistare l’auto, poi la casa, poi la villetta al mare. Mi piacerebbe
costruire, insieme ad altri, qualcosa di utile per le generazioni che
seguiranno”.
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