sabato 4 ottobre 2008


Proprietà letteraria riservata© 1987 by Enza & Maria Colotti


Una scelta coraggiosa


Nelle calde sere d’estate, quando la Luna brilla piena e scivola silenziosa fra le acque dell’Oceano Atlantico, le sirene escono dai confini del Regno del Re Nettuno, per salire in superficie e cantare tutta la notte, giocando a rincorrersi fra le onde del mare.


Per Sirio erano trascorse sette Lune dal compimento della sua maggiore età, e quel giorno le Porte della Camera Reale si sarebbero aperte anche per lei, poiché Re Nettuno soltanto in quell’occasione concedeva il Grande Dialogo.

Lei era la sirena più giovane, e pur se con le sue sorelle aveva già condiviso le paure e le gioie di quei momenti, era però ugualmente emozionata, e mentre osservava la Luna in estasi, cominciò lentamente a cantare una storia sul mondo.

Le sorelle, ammutolite da quelle parole così profonde e significative, non riuscivano a capire perché si sentissero tanto tristi. Allora Jasmine, la sorella maggiore, interruppe il canto e disse:

— Andiamo Sirio! Andiamo tutte al Palazzo Reale. Questo non è un giorno di melanconia. Questo è il tuo Gran Giorno!Quando giunsero, solo la piccola sirena varcò la soglia della Camera Reale.

Re Nettuno sedeva sul trono imperiale e accarezzava piano la sua lunga barba bianca. Quando gli fu abbastanza vicina, Sirio respirò profondamente e lo salutò con un ampio inchino.

Il Dio del Mare la fissò intensamente, poi le disse:

— Bene. E’ giunto per te il Gran Giorno. Hai qualche desiderio da esprimere?

— Ho un solo grande desiderio, Sire. Salire sulla Terra e andare ai boschi dove vive Dafne, mia madre.

Il Re Nettuno si fece ancor più serio, borbottò qualcosa, e dopo un colpo di tosse cominciò a parlare.

— Ma ti rendi conto cosa mi stai chiedendo?

Sirio abbassò il capo in cenno di assenso e il Re fece tremare il Palazzo Reale, tanto fu grande la sua disapprovazione. Poi si poggiò stancamente sul suo tridente adorno di pietre preziose, guardò la sua figliola, e con voce commossa riprese a dire:

— Sai già che perderai la tua voce? E che quando la tua immagine si rifletterà sullo specchio della Grande Scala non sarai mai più una sirena? E che quindi dovrai soffrire, proprio come tutti i terrestri?

La sirenetta finalmente lo guardò, e i suoi occhi neri e profondi come la notte, diedero al buon Re ogni risposta ai suoi quesiti.

— Allora ascolta ciò che posso consigliarti, e intanto prendi questo cofanetto azzurro. Contiene sette conchiglie speciali, che ti saranno utili quando ti sentirai smarrita. Non dimenticare mai che potrai esprimere soltanto sette desideri. Quando poi sarai sulla Terra, prima di recarti ai boschi dove vive Dafne, vai sul monte più alto e cerca il Nido dell’Aquila Bianca. Prenderai da esso sette piume e le terrai sempre sul cuore. Ti renderanno più lievi le sofferenze.

Detto questo, suo padre le diede un bacio sulla fronte e, salutandola mentre si allontanava, chiuse piano la porta della Camera Reale.

La sirenetta percorse un lungo corridoio, e nuotando salì su in cima alla Grande Scala. Alla fine di essa trovò lo specchio.
Si avvicinò incuriosita e anche un po’ impaurita, alla vista della sua immagine riflessa.
Era pur sempre la prima volta che si vedeva in uno specchio! Poi però, si fece coraggio, e sorridendo appena un po’, si aggiustò la corona sulla testa.


Le sue mani carezzavano piano il viso e i suoi lunghi capelli, ma proprio in quel momento lo specchio si ruppe. Dietro di esso vide che c’era un’altra lunga scala.
Subito dopo, Sirio si accorse che non aveva più il prezioso diadema e che le era sparita la coda. Ora al suo posto c’erano due piccoli piedi bianchi come la Luna, come la sua pelle.

Questa volta salì camminando, e quando i gradini che lasciava dietro i suoi passi leggeri finirono, guardò in alto e vide uno spiraglio di luce che filtrava da una fessura coperta da foglie. Sirio le tolse ed uscì.
Fuori c’era il Sole che le riscaldava la pelle. Lo guardò ed esso le donò i suoi colori, e i suoi occhi brillarono come stelle.


S’incamminò allora, alla ricerca dell’Aquila Bianca.Percorse tante strade e lunghi sentieri, per raggiungere le vette più alte. I suoi piedi ormai erano stanchi, e la sua pelle era stata graffiata dai rametti secchi e dai cespugli.


Non aveva mai provato una sensazione del genere prima d’ora! Bruciava un po’, ma voleva andare avanti e perciò non si scoraggiò per questo.
Poi, quando salì su un grande masso per vedere dove doveva dirigersi, dovette portarsi una mano alla fronte per coprire il suo sguardo dal Sole abbagliante, così poté meglio osservare tutto ciò che le stava intorno.

Il vento giocava con le foglie degli alberi e fra i suoi capelli.
Gli uccelli cinguettavano allegramente e mentre si rincorrevano per giocare, sfioravano spesso la testa di Sirio.
Il monte più alto era lì, ed in cima a esso c’era un diadema di nuvole colorate che sembrava coronare la sua maestosità.Poi, finalmente vide l’Aquila Bianca che volava fiera in tutta la sua bellezza.
Quel bellissimo volatile virava lentamente nei cieli più alti, senza sforzo apparente, sicuro delle sue grandi ali.Sirio rimase incantata a guardare come l’Aquila riusciva a volteggiare, senza muovere le ali troppo spesso. Poi si sdraiò sull’erba per riflettere su come avrebbe potuto fare per avvicinarsi al nido, senza farsi notare.

Voleva prendere le sette piume, sì, ma poteva farlo solo se l’Aquila si fosse allontanata. Ma questa, poiché doveva sfamare i suoi piccoli, faceva giri molti brevi per rimanere sempre accanto a loro e intervenire prontamente, se ci fosse stato qualche pericolo.

Sirio decise allora di utilizzare la prima conchiglia.
Aprì il cofanetto e ne trasse una, la portò all’orecchio ed ascoltò il rumore del mare. Poi, col pensiero cominciò a desiderare:
“Vorrei avere due grandi ali come la signora Aquila. Andrò da lei e le chiederò le sette piume”.

Quando ebbe finito, dietro la sua schiena c’erano due belle ali bianche. Le toccò a lungo, delicatamente, pensando gioiosamente che avrebbe potuto volare, per la prima volta.
Si avvicinò all’estremità del monte, guardò in basso e coprendosi gli occhi con le mani, si gettò nel vuoto.
Si meravigliò di notare che non stava precipitando, ma che le sue ali si muovevano lentamente, tenendola sospesa nell’aria.

Mentre volava pensava che in quel momento aveva veramente la testa fra le nuvole, ed era ancora incredula. Poi un’idea importante fece spazio fra i suoi pensieri.
Se non poteva parlare, forse avrebbe potuto imitare il linguaggio degli uccelli. Allora prese dal cofanetto la seconda conchiglia e tenendola forte fra le mani, desiderò di sapere il linguaggio delle aquile.
Comunque ebbe un po’ paura quando vide il grosso volatile che le si avvicinava, così istintivamente disse:
— Buona passeggiata signora Aquila, come va?

La sua voce era un insieme di gorgheggi strani, e Sirio pensò che la conchiglia, questa volta, non avesse funzionato. Ma si era sbagliata, poiché l’Aquila Bianca le rispose:

— Grazie mia cara. Sapessi quanto mi fanno lavorare i miei piccoli. Sono insaziabili! Hanno sempre fame, così quando giunge la sera, credimi, mi sento proprio stanca. E tu, così piccina, dove stai andando? Non hai paura?

Sirio era sbalordita. Comprendeva bene tutto, perciò prontamente rispose:

— Sto andando ai boschi di Dafne, mia madre. Prima però, dovrei prendere sette piume dal suo nido. Mi permetta di prelevarle, per favore. Mi aiuti signora Aquila, le sarò riconoscente tutta la vita.

— L’onesta e la sincerità sono le virtù che più di altre apprezzo. Saprei riconoscerle anche lontano dieci miglia. Non rifiuterò la tua richiesta, ti accompagnerò al nido, così i piccoli non si spaventeranno e tu potrai prendere le piume.

— Grazie signora Aquila. — Rispose Sirio commossa.

Dunque Sirio prese le piume e le tenne insieme con dei fili d’erba. Poi pensò che poteva possedere le ali un giorno intero, cioè quanto sarebbe durato l’effetto dell’incantesimo.

Quindi mise le piume sul cuore, salutò l’Aquila e continuò a volare con grande gioia. Si divertiva così tanto a volteggiare su colline, praterie e montagne. Ma quando il sole cominciò a tramontare, scese nei pressi di un bosco, sperando fosse quello dove viveva Dafne.

Pian piano giunse la sera e Sirio si sdraiò sull’erba a contemplare le stelle, che brillavano tanto intensamente da farle assomigliare ad un tappeto di pietre preziose. Poi la stanchezza la vinse e si addormentò.

Il mattino la svegliò portandole i suoi colori. Gli uccelli cinguettavano giocando a rincorrersi. Proprio come avevano fatto il giorno prima!
Cominciava ad abituarsi a quello spettacolo terrestre che la divertiva tantissimo.Il sole faceva risplendere il verde prato fiorito che sprigionava un buonissimo profumo, tutto nuovo per Sirio.
Era proprio rilassata, e restando in silenzio, si stava godendo tutte quelle cose nuove per lei.
Ad un tratto però, sentì delle voci. Si guardò attorno e vide tanti gnomini che parlavano fra loro, discutendo della sua presenza e del suo aspetto.
Quando si accorsero che Sirio era desta, le posero mille domande:
— Da quale città vieni? Come sei capitata nel Regno dei Lotusiani? Qual’è la tua meta?
Ella li guardava e voleva rispondere loro per rassicurarli, ma dalla sua bocca non uscirono parole né gorgheggi strani. Cercò allora di spiegarsi a gesti.
— Poverina, non ha voce! — Commentarono fra loro.

— Comunque non è una nemica. Se potesse farci capire la sua meta, forse potremmo aiutarla. Sirio cercò di spiegare che doveva arrivare ai boschi dove viveva la Dea Dafne, ma le fu difficile farsi comprendere.

— Andiamo dal nostro mago. Forse lui conosce qualche filtro per farle tornare la voce. — Fece uno di loro.

— Ma sì! Come abbiamo fatto a non pensarci prima? Andiamo a casa.

Sirio era più che d’accordo, e così, con la speranza che il mago potesse davvero riuscire a donarle la voce, s’incamminò nel bosco con gli gnomini. Era felice sia per quella buona notizia e sia per aver conosciuto dei nuovi amici.

— Eccoci a Lotuslandia! — Esclamarono in coro quando giunsero sulla strada principale.

In fondo ad essa già s’intravedeva un grande Fior di Loto rosa e verde. Questo fiore dai larghi petali galleggiava su un grande lago, e conteneva tante piccole case bianche con i tetti di paglia.
Quando giungeva la sera, i petali del Fior di Loto si chiudevano sulle case, lasciando che gli abitanti riposassero in tranquillità.

Quando entrarono a Lotuslandia, tutti scesero per le strade curiosi.

— Venite, c’è una straniera! — Dicevano mentre Sirio passava e le toccavano i vestiti, i capelli, le mani...

— In quella torre d’avorio c’è il nostro mago. Andiamo, gli parleremo di te. Speriamo possa esaudire il nostro desiderio di sentire la tua voce. — Disse a Sirio un lotusiano.

Così risalirono una lunga scala a chiocciola fino ad arrivare nell’unica grande stanza della torre. Là trovarono il Mago intento a preparare i filtri della salute, fra pentole e pentoloni fumanti.

— Grande mago, siamo venuti con una straniera che ha perso la voce. Conosci un filtro che possa rimediare?

— Mmm! Sarà un po’ difficile... ma possiamo tentare... — Rispose loro.

— Dunque, la ragazza dovrà raccogliere ortiche a mani nude in una notte di Luna Piena, tagliare una ciocca dei suoi capelli e portarli il tutto in una ciotola contenente Acqua della Fonte Magica, che si trova nei pressi della casa dove vive la più cattiva delle streghe. Se porterà riuscirà a fare tutto ciò, potrò fare qualcosa per lei.
Sirio acconsentì, e poiché quella notte la Luna sarebbe stata piena, si diresse subito fuori alla ricerca delle ortiche.
Ne raccolse tante, ma sopportò con coraggio il dolore delle mani ormai gonfie e arrossate.
Poi, per completare il suo compito, tagliò una ciocca dei suoi capelli con una pietra affilata, non avendo altre cose taglienti a portata di mano. Infine si diresse alla ricerca della Fonte dell’Acqua Magica, però prima di arrivarci, pensò bene di utilizzare la terza conchiglia magica.


Aveva quasi finito di realizzare il compito che le aveva dato da svolgere il mago, e davvero non era il caso di farsi bloccare proprio ora dalla strega! Così volle esprimere il desiderio di essere invisibile, ma soltanto agli occhi della strega.
In quel modo poteva riuscire ad avvicinarsi alla dimora dove viveva la terribile strega, e non avrebbe dovuto aspettare che l’effetto dell’incantesimo svanisse per tornare dal mago.
Dunque senza essere vista, prese l’Acqua Magica e tornò alla torre d’avorio, portando con sè il tutto in una ciotola.

Il grande mago si meravigliò di vederla tornare così presto, ma soprattutto di vederla tornare, poiché la strega uccideva chiunque si avvicinava alla sua zona.

— Sei una ragazza coraggiosa, e non ti chiederò come ci sei riuscita, ma preparerò subito per te un filtro speciale. — Le disse, congratulandosi con lei ancora una volta. Poi aprì il librone delle Magie e fece scorrere l’indice alla ricerca della pozione adatta.

— Ecco, ci sono! — Fece contento, e si mise al lavoro. Dopo un po’ le porse un bicchiere con un liquido fumante.

— Bevilo tutto d’un fiato. In un solo sorso! — Le disse, eppoi si raccomandò di non indugiare sul sapore e sull’aspetto di quella miscela verdastra. E Sirio così fece.

— Come va? — Chiesero curiosi i piccoli amici.

— Bene grazie. Ma... ma sto parlando! Il filtro ha funzionato... ha funzionato! — Rispose meravigliata, ma pur esprimendo tutta la sua felicità con un sorriso smagliante.

La sera i lotusiani fecero una festa in suo onore e Sirio raccontò loro ogni cosa, rispondendo ad ogni loro domanda. Infine però, fu lei a chiedere loro se potevano indicarle la strada per andare ai boschi dove viveva sua madre, la Dea Dafne.
Le rispose il più anziano, perché era l’unico a conoscere bene quei luoghi.

— Sei sulla buona strada. Però prima di arrivare in quel territorio, sappi che incontrerai molte difficoltà. Andiamo sulla torre più alta, così potrai vedere ed io potrò spiegarti tutto più facilmente. — Le disse, e quindi salirono così una scala lunga tanto quanto quella della torre d’avorio, dalla quale poterono vedere tutto ciò che c’era intorno a Lotuslandia.

— Ecco, quello è il sentiero che ti condurrà alla Grande Casa di Cristallo, dove vive Dafne, Dovrai attraversare la Valle della Solitudine. Se non sei una ragazza coraggiosa, rinuncia. Quei posti ormai sono sotto il dominio del terribile Azùr, un mago molto perfido. Poche persone sono riuscite a superare i suoi tranelli. Durante il tragitto che farai, ti seguirà ovunque una sua invenzione, e cioè, l’Ombra dell’Indecisione. E inoltre i tuoi sogni saranno vegliati dai Fantasmi dei Ricordi Tristi. Se queste cose ti suggestioneranno, rimarrai per sempre nella Valle della Solitudine.

Sirio ascoltò tutto attentamente, ed era visibilmente turbata, però il desiderio di riabbracciare sua madre era così forte che nessun ostacolo l’avrebbe fermata. Eppoi era quasi giunta a destinazione, perciò era ancora più decisa ad andare avanti, senza alcun indugio.

— Hei, stai ascoltando? — Disse il vecchio lotusiano a Sirio, riportandola alla realtà, poiché come al solito stava sognando ad occhi aperti. E in effetti, già stava immaginando come sarebbe stato l’incontro con sua madre.

— Sì, sì, certo. Anche se ero soprappensiero, ho ascoltato tutto ciò che hai detto. Partirò domani. — Gli rispose la ragazza.
Quando si decise di lasciare Lotuslandia, salutò con gratitudine i suoi piccoli amici, e s’incamminò felice e rapida verso lo stretto sentiero.
Osservava con grande meraviglia e con molta attenzione, tutto ciò che le stava intorno.
Si sentiva pure inebriata dal profumo dei fiori e dalla strana atmosfera nella quale era immerso il Grande Bosco. Poi venne sera, perciò pensò di addormentarsi ai piedi di un albero.
E stava quasi assopendosi, quando le giunse una voce all’orecchio:

— Hei svegliati, vorrei parlarti! Hei, dico a te!Sirio sobbalzò per lo spavento, si guardò attorno però non vide nessuno.Ricordò allora le parole dette dal vecchio lotusiano e non diede ascolto a ciò che in quel momento udiva. Ma quando sentì nuovamente quella voce, allora finalmente si decise a chiedere:

— Chi sei? Perché non ti fai vedere?

— Perché sono qui! Stai dormendo sui miei piedi, oh pardòn, intendevo dire radici! Un tempo erano piedi veri, sai?! Poi ho provato ad attraversare questa Valle, e non ce l’ho fatta a non farmi suggestionare dai Fantasmi dei Ricordi Tristi, perciò ora sono destinato a restare qui per sempre.
— Oh, mi dispiace molto! Ma dimmi, c’è forse qualcosa che potrei fare per te! — Chiese Sirio.

Lei credeva sinceramente di poterlo aiutare in qualche modo.

— Nulla, dolce amica. La Valle della Solitudine mi riempie di un’infinita tristezza, e ciò che stai facendo ora per me è già molto, credimi. Anche se per una sera, sto parlando con qualcuno. Piuttosto, sono preoccupato per te, sei così piccina! Torna indietro, non pensarci troppo, sei ancora in tempo. — Cercò di avvisarla quel nuovo amico un po’ sfortunato.

— Non sai quali prove difficili ti aspettano, e se dimostri la più nascosta delle tue debolezze, per te sarà la fine. — Le disse ancora per cercare di dissuaderla finché fosse in tempo.

— Ma io non voglio tornare indietro. Continuerò a percorrere questo sentiero che mi condurrà alla Grande Casa di Cristallo, dove vive Dafne, mia madre. Ho anche le conchiglie magiche con me, quindi supererò qualsiasi ostacolo.

— Se è vero che sei così costante nel portare a termine ciò che desideri, credo che ci riuscirai ed io te lo auguro con tutto il cuore. Ora però sarà meglio riposare, perciò se vuoi puoi continuare a dormire sulle mie radici. Spero non siano troppo scomode. — Disse infine ridendo, eppoi si augurarono la buonanotte, promettendosi di parlare altre volte ancora.

Quando fu mattino, Sirio salutò l’amico albero e riprese il suo cammino.
Lungo la via trovò un ruscello fresco ed invitante e quando si avvicinò per dissetarsi, sentì una nuova voce.

— Non bere, è pericoloso! — Le disse un pesciolino con la testa fuori dall’acqua.

— E tu chi sei? — Chiese curiosa.

— Fino a poco tempo fa ero una ragazza. — Subito le rispose il pesciolino, e poi cominciò a raccontarle la sua disavventura.

— Un giorno entrai in questo bosco per raccogliere mirtilli, girai a destra e sinistra e infine persi l’orientamento. Camminai così tanto che mi venne sete e mi dissetai a questo ruscello, proprio come stavi per fare tu. Ed ora, come vedi sono un pesce. Quest’acqua è stregata, non bere dammi ascolto. Ma tu, dove stai andando?

— Devo percorrere questo sentiero fino in fondo, perché mi condurrà fino alla Grande Casa di Cristallo. — Rispose Sirio. Poi preoccupata chiese:

— Ma se avrò sete o fame, cosa potrò bere o mangiare?

— Potrai dissetarti con il succo dei frutti di quella pianta, la vedi? Quella con le bacche blu, dietro la quercia. — Rispose il pesciolino. Poi aggiunse:

— Inoltre, potrai mangiare anche bacche e more. Non dimenticarlo mai.

— Grazie, i tuoi consigli mi saranno molto utili. Grazie amico pesciolino. Ma dimmi, cosa potrei fare per spezzare l’incantesimo che ti è stato fatto?

— Niente, purtroppo! Il terribile Azùr, mago dei maghi cattivi, ha poteri troppo forti da sconfiggere. — Disse la ragazza trasformata in pesciolino, che poi cominciò a spiegarle ogni cosa sui tranelli di Azùr, e le confidò anche l’unico modo esistente per poterlo sconfiggere per sempre:

— Soltanto se riuscirai a prendere la sua ciotola magica, formata dalla Lega dei Sette Metalli, potrai spezzare ogni incantesimo. Basterà farla vibrare con colpi leggeri, così quando quei suoni si diffonderanno nell’aria, Azùr non esisterà più. E quando questo avverrà, finalmente la nostra valle potrà tornare ad essere viva e libera come era una volta. Ormai ogni cosa è sotto il suo dominio già da molto tempo. Siamo in tanti ad essere sotto l’effetto dei suoi incantesimi, ma tu stai attenta. E’ probabile che ora ti stia osservando dalla sua sfera di cristallo. — Aggiunse infine con un sospiro di rassegnazione.

— Ci proverò lo stesso. Forse anche mia madre non può vivere tranquillamente in questi boschi. — Rispose Sirio decisa.

Purtroppo le previsioni del pesciolino erano giuste. Il terribile mago la stava osservando dalla sfera magica e cominciò subito a preparare un filtro speciale.
Stava pensando che l’avrebbe tramutata in un coniglio, e rideva al solo pensiero. E stava pensando ad alta voce, ma non si era accorto che un corvo lo stava osservando.In verità, quel corvo prima era un ragazzo. Purtroppo però, anche lui era stato vittima di uno degli incantesimi di Azùr.


Eppure, quella che era stata una disgrazia per il ragazzo, si trasformò in una fortuna per Sirio.
Infatti, il corvo subito volò verso il bosco stregato per riferire alla coraggiosa ragazza ciò che aveva visto e sentito. Forse pensava che ella avrebbe potuto spezzare ogni incantesimo.

— Sei in pericolo, cra! Cra, cra, cra. Dico a te!
— Cosa succede ora?— Chiese Sirio allarmata.

— Sei in pericolo, cra! Il terribile Azùr sta preparando per te un filtro speciale. Vuole trasformarti in un coniglio. Scappa finché sei in tempo. Cra, cra! — E volò via, sparendo fra la nebbia delle paludi.

Siro rimase lì a riflettere un po’ su come fare. Era tropo decisa, e non avrebbe di certo rinunciato ad andare avanti.
Doveva prendere la ciotola magica dalla Stanza dei Tesori di Azùr. Se fosse riuscita a farla suonare, il perfido mago si sarebbe dissolto nel Nulla per sempre.
Così prese la quarta conchiglia per esprimere un nuovo desiderio.

— Berrò quella pozione, però vorrei diventare un coniglio gigante. — E detto questo s’incamminò per andare al castello di Azùr, il quale aveva già preparato ogni cosa e stava aspettandola col proposito di ospitarla e fingersi gentile, per farle bere in seguito il filtro stregato.

Quando Sirio giunse, lui era già davanti l’uscio del portone principale.

— Finalmente una straniera! Vieni da molto lontano? Ma prego, entra. Avrai il desiderio di fare un bel bagno caldo, di mangiare qualcosa... — Le disse con premura, mentre i suoi occhi brillavano di una luce sinistra.

Sirio accettò l’invito, anche perché nutriva la speranza che il desiderio espresso l’avrebbe poi aiutata.Intanto il mago aveva imbandito per lei una lunga tavola con dolci, frutta, latte e biscotti.
E così, dopo aver fatto un bagno caldo, Sirio mangiò tranquillamente un po’ di tutto, anche perché le era venuto un bel po’ di appetito con tutta quella strada che aveva dovuto percorrere. E infine, quando bevve, si trasformò in un coniglio.


Il terribile Azùr appena vide la trasformazione in atto cominciò a ridere contento, e così tanto forte da farsi venire le lacrime agli occhi. Perciò, con gli occhi ancora chiusi e appannati dalle lacrime per il troppo ridere, il perfido mago non si non si accorse nemmeno che il coniglio stava pian piano diventando enorme.
Però quando riaprì gli occhi smise di ridere d’un tratto, e impaurito com’era, corse via velocemente per raggiungere la torre più alta.

Sirio finalmente potè scendere nei sotterranei del castello, dove c’era la Stanza dei Tesori.
Quando entrò, rimase abbagliata dalla luce che le pietre preziose, l’argento e l’oro emanavano. Presto però, il suo sguardo si pose sulle gemme poste in un baule, fra le quali splendeva la ciotola magica. Si avvicinò piano ad essa e la fece suonare, dandole dei colpi leggeri con la chiave che aveva usato per aprire la porta della Stanza dei Tesori.

Man mano che quei suoni si spandevano nell’aria, Azùr incredulo e terrorizzato si dissolveva lentamente nel Nulla. E quando scomparve del tutto, ogni cosa tornò ad essere come era prima.
I ruscelli ripresero a scorrere, i fiori a sbocciare, gli uccelli a cinguettare, il corvo tornò ad essere un ragazzo e il pesciolino una ragazza...
Insomma, ogni incantesimo finalmente fu rotto.


Sirio era molto contenta ora, e finalmente, con serenità potè riprendere il suo cammino per cercare la sua mamma. Così, prese la ciotola magica e s’inoltrò nuovamente nei boschi, percorrendo un piccolo sentiero che la condusse vicino ad un lago molto grande. Qui vide nuotare alcuni bellissimi cigni dall’aria altera, che si muovevano fra i grandi fior di loto formando dei grandi cerchi sulla superficie.

L’acqua era fresca e cristallina, perché era alimentata da un ruscello, che dopo una breve corsa, vi si gettava con una piccola cascata. Sirio si sedette a contemplare meglio ciò che la natura le stava offrendo nuovamente, e respirò piano a pieni polmoni.

“Sono sicura di essere vicina alla Grande Casa di Cristallo”, pensò felice la ragazza. E proprio dopo aver fatto quel pensiero, vide una bellissima signora che sperò fosse Dafne.

S’incantò a guardarla, restando quasi senza fiato per la sorpresa. Forse l’aveva davvero trovata!Vide che aveva lunghi capelli neri, raccolti a treccia con un nastro viola e che indossava un ampio vestito di veli dello stesso colore.
Si era avvicinata al lago per fare un bagno ed anche gli animali del bosco erano incantati ad ascoltarla, quando cominciò a cantare con voce d’usignolo.


Ma sì! Era proprio Dafne, la Dea della Natura. Sua madre.
Quando s’immerse in quelle acque invitanti, Sirio la guardò con occhi pieni di gioia, poi fece suonare la ciotola magica ancora una volta.
Dafne chiuse gli occhi per un momento, e si rilassò come non le succedeva da tanto tempo. Poi però li riaprì quasi subito, per capire la provenienza di quel dolce suono che le era cosi tanto familiare. Vide Sirio, e il suo viso s’irradiò di felicità.


La chiamò per nome, perché capì che era proprio sua figlia, anche se erano anni che non la vedeva. Le chiese di immergersi nelle acque del lago per fare un bagno rigenerante insieme a lei, così, con calma potevano narrarsi mille cose. Poi Dafne le disse:

— Azùr non esiste più, grazie a te. Soltanto un terrestre speciale poteva sconfiggerlo. Al Gran Consiglio nostro padre disse che qualcuno ci sarebbe riuscito, ma tutti eravamo scettici, poiché il genere umano si sa, è troppo debole. Così, giorno dopo giorno, Azùr stava ingrandendo il suo potere sul Mondo. Piccola Sirio, sai che senza saperlo hai portato a termine una missione molto importante? Ora vieni, spetta a me continuarla. Ti farò conoscere l’Albero della Vita, poi ti dirò perché.

Dopo lunghe passeggiate fra i boschi, Sirio imparò a conoscere tante cose del mondo terrestre, compresi tutti i segreti che le piante, i fiori e gli animali celano.
Nel frattempo trascorsero sette Lune, e finalmente poterono avvicinarsi all’Albero della Vita.

Era così bello nella sua enorme grandezza, che Sirio rimase senza fiato a guardarlo per un po’. Dafne sorrise della meraviglia che leggeva sul viso di sua figlia davanti a quel maestoso albero, ma poi la prese per mano e dopo essersi sedute sulle sue radici, cominciò a parlarle così:

— Ci siamo! Siamo giunte a destinazione. Ora prenderemo sette foglie da questo albero ed entreremo nel Regno della Verità.Così dopo aver attraversato un soffice prato fiorito, entrarono in un’insenatura posta fra le rocce di una montagna vicina.

Attraversarono molte grotte comunicanti fra loro ed uscirono dall’altra parte del monte, e dopo aver camminato a lungo, entrarono infine nel Regno della Verità.

— Qui vive il Signore della Saggezza. Porterai a lui le foglie dell’Albero della Vita. Era ciò che aspettava da molto tempo. — Le disse Dafne.

Dunque proseguirono a camminare ancora un po’ insieme, fino a quando giunsero ad un castello fatto di stelle.
C’era molta luce attorno ad esso. Ed era tanto intensa che sembrava una luce quasi irreale.
Sirio ne era così tanto affascinata da restare immobile a guardarla per qualche minuto, senza pronunciare una sola parola. Poi Dafne le disse di entrare da sola, e sua figlia così fece. Infatti lei si avviò verso la direzione che le aveva indicato sua madre, per salire poi su per una breve scala fatta anch’essa di stelle lucenti.

Percorse infine un lungo corridoio, che la condusse direttamente alla stanza del Gran Consiglio. E quando entrò, sentì una voce quasi tonante che cominciò a parlarle:

— Vieni, non aver timore. Son qui, anche se non ti è possibile vedermi. Vorrei premiarti per ciò che hai fatto, quindi ti donerò un anello che ti darà la possibilità di entrare in tutti i mondi che vorrai. Quando andrai via di qui, porterai con te quella piccola anfora che contiene un po’ di Luce Magica proveniente da questa stessa fonte. E’ il beneficio concesso a colui che arriva a me. Ma ora devo proprio salutarti, perché non puoi sostare più a lungo in questo mondo di Luce. E’ tempo di lasciarti andare nel mondo terrestre. Ciao piccola Sirio.

— Ciao Signore della Saggezza, e grazie per i doni! Sono confusa e felice. — Rispose Sirio commossa.

Quando uscì, fuori c’era Dafne che l’aspettava. Lei le andò subito incontro, e quando le fu abbastanza vicina, le raccontò ogni cosa mentre camminavano abbracciate. E restando così, insieme uscirono dal Regno della Verità. Poi camminando lentamente, intrapresero la via che portava alla Grande Casa di Cristallo, dove Sirio rimase per molto tempo ancora.

Un giorno, Dafne, vedendo che Sirio era pensierosa, le chiese cosa la preoccupasse. Lei le disse che era turbata perché sapeva che un giorno le loro strade si sarebbero divise, poiché la sua sete di conoscenza le impediva di rimanere troppo tempo ferma in un posto.

Dafne, allora le rispose così:

— Figlia mia, devi immaginare il mondo come il centro di un’infinità di strade, dove ogni uomo sceglie la propria direzione. Non devi essere turbata, la vita è proprio questo. L’importante è scegliere il percorso giusto, e io non ho dubbi che il tuo lo sia.
Dopo la bella stagione, Sirio decise di partire. Però, nonostante ciò che le aveva detto sua madre, quando giunse il tempo di salutare, non poté nascondere la sua tristezza.

— Devi essere forte. Solo in questa maniera imparerai ad affrontare la vita. Il nostro non è un addio, perciò non essere triste, ti aspettano ancora altre nuove storie da scoprire. — Dafne con voce tranquilla le disse ancora una volta.

Sirio le fece un largo sorriso in segno di approvazione e dopo un lungo abbraccio, s’inoltrò nei boschi continuando a percorrere quei sentieri che l’avrebbero condotta a chissà quali nuove Avventure.