Nessuno ci ha detto che ci sono anche dei sensi interiori. Se io sento
le mie emozioni, è perché sono dotato di un sistema che mi permette di
percepirle. Stesso discorso vale per i pensieri o gli istinti.
Se
riconosciamo l'esistenza di questo "sesto senso", possiamo fare un
passo avanti importante: io non sono "incazzato", io non sono "triste,
felice, coccoloso, scocciato, puccioso", ma SENTO di essere "incazzato,
triste, felice...".
Quando riconosco in me quella parte che
SENTE, OSSERVA, queste altre parti di me, sto coltivando questo nuovo
senso. Lui funziona come gli altri 5, ma non sappiamo usarlo perché non
siamo stati educati a farlo.
Possiamo chiamare questo sesto senso "osservatore" o "indicatore dello stato dell'essere".
A questo punto la domanda "chi sono io?" non è più così distante. Sei
la tua incazzatura, sei la tua felicità, il tuo istinto. Sei al 100%
identificato con quella cosa.
Ci illudiamo che alla domanda "chi sono
io?" ci siano risposte trascendentali, quali ad esempio "la
reincarnazione di San Girolamo" o "lo scriba di Tutankhamon", pensando
che l'essenza sia classificabile così facilmente. In realtà stiamo solo
facendo gioco di ruolo, voli pindarici.
L'essenza è uno stato temporaneo
dell'essere, il quale è in continuo divenire (il buon Eraclito...).
Man
mano che questo osservatore o sesto senso viene coltivato, possiamo
espandere la percezione di noi stessi nel mondo e comprendere più
nitidamente chi siamo, senza avere la necessità di stuzzicare la nostra
Superbia incasellandoci in definizioni vanagloriose.
Insomma,
posso anche essere la reincarnazione dello scriba di Tutankhamon, ma se
della mia totalità sono in grado di percepire solo una piccola fetta,
sono semplicemente una incazzatura qualsiasi.
Più do dei nomi e delle definizioni, più mi allontano dalla realtà.
D'altronde, si è deciso di far iniziare il Tao Te Ching con questa sentenza:
"Il Tao che può essere detto
non è l'eterno Tao,
il nome che può essere nominato
non è l'eterno nome."
Luca Giorgetti