martedì 5 gennaio 2016

Il libro di Enoch e il popolo delle stelle

Rapimenti UFO, manipolazioni genetiche e contatti extraterrestri paiono caratterizzare una serie di scritti religiosi, realizzati prima dell’era cristiana.

Scrivo “non per i miei, ma per le estreme generazioni  future, per gli uomini che verranno.” 

Così esordisce, in uno dei libri che prendono il suo nome, il patriarca biblico Enoch. Profeta ebraico, settimo di una discendenza di Adamo e ricordato in numerosi passi della Bibbia, Enoch appare per la prima volta nel libro della Genesi (5,18), ove si dice: “Visse in tutto 365 anni e camminò con Dio, poi non fu più veduto perché Iddio lo prese”. 

Di Enoch non si sa molto. Non conosciamo il periodo esatto in cui visse, né il luogo; con buona probabilità i diversi testi apocrifi a lui attribuiti sono stati scritti da altri, raccogliendo antichissime tradizioni orali. Sappiamo però che in queste opere si parla di un uomo saggio, perciò scelto da Dio, al quale viene concesso di salire al cielo per scoprire la storia segreta del mondo e di tornare sulla Terra con dei misteriosi “libri della saggezza divina” in cui si racconta, in una chiave che oggi definiremmo ufologica, dei primi contatti degli “angeli” con gli esseri umani.
La grande attualità di questi scritti, che il lungimirante profeta rivolge proprio alle generazioni future, è nell’immediatezza delle descrizioni di Enoch, moderno giornalista, vero e proprio cronista di un’epoca, definito “scriba” nei testi apocrifi, scelto come portavoce dagli angeli perché “scrittore e uomo giusto di verità”.
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I testi enochiani 
Tre sono i libri principali attribuiti ad Enoch, in realtà una collezione di scritti a più mani risalenti ad un periodo compreso fra il 170 a.C ed il II secolo d.C, e contenenti anche altri testi apocrifi, come il Libro dei Giubilei (quest’ultimo narra dettagliatamente la caduta degli angeli ribelli).
Il Libro di Enoch etiope (II – I secolo a.C) è il più completo e il più conosciuto, tradotto da più antiche versioni ebraiche ora perdute; quello slavo (30-70 d.C) è presumibilmente una rielaborazione del primo; quello ebraico (II secolo d.C) è invece un testo meno storico e chiaramente mitistico, forse una manipolazione, ad opera di un certo rabbino Ismael Ben Elisha, di un antichissimo originale ebraico mai rinvenuto.
Quale sia l’importanza di questi scritti, un tempo accettati dalla Chiesa tra i libri canonici ed in seguito esclusi, perché non in linea con le Sacre Scritture, è presto detto. In essi il patriarca e profeta narra in maniera oltremodo dettagliata i primi incontri, antidiluviani, tra le TRACCE NELLA STORIA. Dall’antichità ad oggi angeli del Signore e gli uomini di questo pianeta; la caduta dei primi, corrottisi perché innamorati delle donne della Terra; la composizione delle schiere angeliche; l’ordinamento del cosmo e del creato. In pratica in Enoch troviamo spiegati in maniera finalmente comprensibile tutti quegli episodi biblici che nei testi sacri canonici sono a malapena accennati.

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Il viaggio di Enoch
“lo Enoch stavo benedicendo il Signore – racconta il patriarca nel libro della versione etiope – quando gli angeli mi chiamarono e mi presero. E mi portarono in un mondo i cui abitanti erano come fuoco fiammeggiante e, quando lo desideravano, apparivano come uomini”.
“Una visione mi apparve – aggiunge Enoch in un’altra parte e nubi mi avvolsero e persi conoscenza. E divenni sempre più veloce, come una stella cadente e come i fulmini. E nella visione un vento impetuoso mi sollevò e mi portò in cielo. lo vidi l’aria, l’etere ancora più in alto. E mi portarono in cielo, e mi indicarono un mare più grande del mare della Terra. E i venti, nella visione, mi facevano volare e mi portarono su, sino a un muro di cristallo, circondato da lingue di fuoco. Ciò cominciò ad incutermi spavento.
lo entrai nelle lingue di fuoco e mi avvicinai alla Grande Casa che era costruita di cristallo. E le pareti di quella casa erano come mosaico di una tavola pittorica in pezzetti di cristallo; e il pavimento era di cristallo. Il soffitto era come il corso delle stelle e dei fulmini: e in mezzo a loro, cherubini di fuoco; e il loro cielo era acqua. E vi era fuoco che bruciava intorno alle pareti e le porte ardevano per il fuoco …
E io vidi un’altra cosa, costruita con lingue di fuoco. Il pavimento era di fuoco e, su di esso, il fulmine. lo guardai e, all’interno, vidi un alto trono. E io vidi i Figli dei Santi camminare sul fuoco ardente; i loro abiti erano bianchi e i loro volti trasparenti come cristallo”. 

Questa narrazione, verbalizzata oltre duemila anni or sono da persone totalmente digiune di conoscenze scientifiche, è a dir poco sorprendente, se messa a confronto con i racconti dei moderni rapiti dagli UFO.
In Enoch troviamo la stessa meraviglia, lo stesso stupore di chi oggi racconta di essere stato sollevato in aria da un fascio di luce e portato all’interno di una strana macchina volante con sedili, combustibili e congegni elettrici (“il fuoco e il fulmine”), al cospetto di esseri scafandrati, “dal volto di cristallo”. ‘Intervento degli angeli ribelli Fra i primi studiosi che hanno sottolineato questa somiglianza c’è lo scrittore francese Robert Charroux, il quale negli anni Settanta commentava: “Onestamente questi’ angeli’ hanno pensieri e comportamenti tipicamente umani, assolutamente inconciliabili con una natura divina. Se ad essi attribuiamo la natura dei cosmonauti, di esseri provenienti da un altro pianeta, tutto si chiarisce”.

L’esperienza a bordo della strana macchina volante, che in alcuni passi viene indicata come “la Gloria del Signore”, è per Enoch sconvolgente. Il patriarca scopre che l’Universo è abitato e ricco di pianeti, sorvegliati da angeli detti Veglianti o Vigilanti. Nei Libri segreti di Enoch, una delle tante versioni derivate dal testo etiopico, il profeta racconta:
“Mi fecero vedere i Capitani e i Capi degli Ordini deIle Stelle. Mi indicarono duecento angeli che hanno autorità sulle stelle e sui servizi del cielo; essi volano con le loro ali e vanno intorno ai pianeti”.

Qualcosa di simile raccontano alcuni moderni rapiti dagli UFO, molti dei quali insistono su certe conoscenze astronomiche fornite dagli alieni. Lo stesso avviene con Enoch, al quale vengono mostrate “le stelle del cielo” .
“Vidi come venivano pesate – racconta – a seconda della loro luminosità, della loro lontananza nello spazio e de! giorno della loro comparsa”.
Utilizzando, quindi, il medesimo sistema in uso alla moderna astronomia. Ma è forse un caso che in ebraico Enoch significhi “il conoscitore”? E a bordo della macchina volante Enoch apprende direttamente dal “Signore”, colui che sedeva su un grosso trono, della ribellione dei Veglianti della Terra. Questo episodio viene brevemente accennato anche nella Genesi (6,2), ma Enoch è molto più accurato.
La versione etiope così descrive l’accaduto: “Fra i figli dell’uomo vi erano figlie belle e seducenti. E gli angeli, i figli del cielo, le videro e le desiderarono e dissero tra loro: ‘Andiamo, scegliamoci delle mogli che ci partoriscano dei figli’. E Semyaza, il loro capo, e tutti e duecento scesero, nei giorni di Jared, sulla cima del monte Hermon. E tutti presero delle mogli e cominciarono a unirsi a loro e a sollazzarsi con loro. Ed insegnarono loro vezzi ed incanti e a tagliare radici e a conoscere e distinguere le piante. Ed esse vennero fecondate e partorirono grandi giganti, che si volsero contro gli uomini e divorarono l’umanità”.

Rileggendo con occhi moderni l’occhio biblico si ha l’impressione di trovarsi davanti ad una razza di colonizzatori, i Veglianti o Vigilanti, che tradiscono l’iniziale obiettivo, presumibilmente la mera osservazione a distanza della Terra e si mescolano agli uomini, offrendo conoscenze e tecnologie per le quali la razza umana è impreparata. Quest’idea è ribadita nel pezzo che segue, allorché un Vigilante insegna agli uomini una forma primitiva di tecnologia, sino ad allora sconosciuta, e l’arte della guerra.

“E Azazel – riferisce il testo – insegnò agli uomini a far spade e pugnali e scudi e corazze e fece loro conoscere i metalli”.

Questa vera e propria civilizzazione dall’esterno si risolve di fatto in ciò che i sociologi chiamano “shock culturale da confronto”. In pratica assistiamo alla contaminazione di una razza umana incapace di assimilare conoscenze per le quali è impreparata, che da quel momento perde la propria identità e comincia a conoscere i mali del mondo, come la guerra. La stessa unione fra umani e Veglianti genera mostruosità. Le Pleiadi, ammasso stellare nel cui centro, secondo alcune credenze di origine ebraica, risiederebbe Dio con la sua corte celeste. .
I “figli degli angeli” sono delle creature abnormi che mettono in pericolo l’esisitenza stessa della Terra. Costoro non necessariamente sono frutto di un rapporto sessuale. In un passo del Libro di Enoch si accenna chiaramente alle manipolazioni genetiche che i Vigilanti, come i moderni alieni Grigi, sperimentano.

“E Kas, il figlio del serpente, insegnò ai figli degli uomini tutte le punture degli spiriti e le trafitture dell’embrione nell’utero”.

Dall’antichità ad oggi L’inglese Lonl Clancarty (alias Brinsle, Le Poer Trench) è stato uno dei primi studiosi a fornile una nuova interpretazione in chiave ufologica della Bibbia. É interessante notare, inoltre, la qualifica di “figlio del serpente”. Essa, al di là della tradizionale rilettura in chiave satanica, ci riporta all’interpretazione ufologica della Bibbia realizzata nel 1960 dallo studioso inglese Lord Clancarty che, nel libro The Sky People, giunge alla conclusione che gli antichi patriarchi ebraici ebbero contatti con un popolo dello spazio che aveva come simbolo un serpente, il cui culto ricorre nelle mitologie antiche di tutto il mondo.
Quasi a supporto di questa ardita tesi valga la straordinaria somiglianza del nome del capo degli angeli ribelli, Semyaza, con Semjase, l’astronauta extraterrestre con cui si dicono in comunicazione diversi medium americani ed un contattista svizzero. Semjase proverrebbe dalle Plejadi; curiosamente lo stesso gruppo stellare al cui centro, secondo alcuni credo di derivazione ebraica come il culto mormone, vivrebbe Dio con i suoi angeli.

Oannes, secondo la mitologia sumerica, era un essere ittioforme, salito dal mare per istruire gli esseri umani. Se, come molti studiosi di clipeologia, concordiamo sul fatto che i Veglianti fossero in realtà visitatori spaziali la cui natura venne misinterpretata (e divinizzata) dagli antichi ebrei, notiamo forzatamente un altro punto.
Gli angeli caduti di Enoch hanno ben poco in comune con i diavoli con corna e coda dell’iconografia cristiana, come pure con l’episodio biblico della ribellione degli angeli. Essi, e questo tradisce la loro natura umanoide, sono solo degli osservatori affascinati dalle bellezze della Terra, che non hanno saputo resistere alle debolezze della carne e che si sono contaminati, contaminando a loro volta. Ciò è successo, spiega Enoch, in quanto, a differenza dei Cherubini e dei Serafini, “essi non possedevano tutte le conoscenze dell’Universo”.

La natura umanoide dei Veglianti si ricava anche dall’esame di altri brani, allorché Enoch, rapito in cielo, inizia a descrivere altre creature. Alcune spirituali, quali gli Arcangeli, i giusti, gli eletti e i “non dormienti”, che stanno dinanzi a Dio; altre infernali, come i “Grigori”, i diavoli che hanno rinnegato Dio; altre non meglio identificate, come “gli uomini dalla testa bianca”, frutto dell’unione con i “figli del Signore”. Fra questi ultimi vi sarebbe anche Noè che, nella versione slava del Libro di Enoch, si vede costruita dagli angeli – e non dai propri figli – la celebre arca che lo salverà dal diluvio, mandato per distruggere i giganti.

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La missione degli Osannini 
Rileggendo oggi il Libro di Enoch in chiave moderna, e alla luce delle ultime conoscenze sui fenomeni di rapimento UFO, notiamo di avere a che fare con una narrazione mitizzata di eventi ben noti nella casistica ufologica.
Il primo dato che salta all’occhio, da un’attenta lettura del testo, è che nell’universo mistico di Enoch esistono due categorie ben distinte di angeli:
 i primi sono creature tipicamente bibliche, esseri di luce superiori all’uomo per natura e per saggezza, in diretto contatto con l’Altissimo; sono chiamati Cherubini, Serafini e “Osannini” (Osannes, termine affine agli Oannes, gli “spaziali” sumeri portatori di civiltà) e sono soliti fornire messaggi rapendo in cielo le persone o, come precisa la versione slava del Libro, “penetrando in camera da letto”;
 i secondi, detti Veglianti o Vigilanti, sono una razza decaduta che il Libro di Enoch definisce “un tempo santi, puri spiriti, viventi di vita eterna, contaminatisi con il sangue delle donne”, padri di una stirpe di “giganti, esseri perversi chiamati spiriti maligni”, sterminati dal diluvio. Circa questi ultimi non si può fare a meno di notare come il loro nome, Veglianti o Vigilanti, risulti identico al termine “Watchers” (Guardiani), utilizzato dai moderni rapitori alieni nel presentarsi ai terrestri sequestrati in camera da letto e portati a bordo di un UFO.

Se da una parte il comportamento degli antichi Vigilanti ricorda straordinariamente quello dei Grigi, nella casistica sulle abductions, dall’altra gli Osannes o Osannini corrispondono alla perfezione ai maestri cosmici dei contattisti. Tali entità di luce, la cui esistenza è stata messa in dubbio dagli ufologi proprio per questa natura così palesemente angelica, sarebbero incaricate di rimediare alla contaminazione antica ristabilendo un’evoluzione spirituale, persa dai terrestri dopo il contatto con i Vigilanti. É quanto sembra voler sottolineare Enoch stesso, dedicando il proprio libro ai posteri, come “discernimento della verità”.

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Di ampliamente pannasus.wordpress.com

L'Agenda di Mère

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Questa AGENDA è la testimonianza di ventitre anni
di evoluzione sperimentale.
Per la prima volta nella storia dell’umanità,
abbiamo il resoconto della transizione cosciente
da una specie a un’altra — e non solo il resoconto,
ma un sentiero da percorrere per quanti vogliono osare.
Sceglieremo di creare questa nuova specie,
oppure verrà fuori da noi… in modo sconcertante?
(Satprem)






Volume 1 - 1951-1960
Il primo volume appare in buona parte diverso dai successivi, in quanto vi assume un rilievo particolare il cammino di Satprem. Le resistenze, il continuo bisogno di fuga, le ribellioni di colui che Mère ha scelto come testimone della propria esperienza — al pari della sua bruciante aspirazione, del suo crescente bisogno di partecipare a un cammino che va assumendo contorni sempre più precisi — ci danno un quadro di quella che potremmo chiamare la preparazione dello strumento. Se infatti sappiamo leggere al di là di un’ottica personalistica, scopriamo che le reazioni di Satprem sono quelle di tutta una specie (e al suo meglio!) davanti a una Forza inconsueta, insopportabile, che va scardinando i parametri di un’umanità tanto attaccata alle proprie caratteristiche umane.
E scopriremo anche come la “nuova specie” già prema sotto la vecchia pelle dell’homo sapiens destinato a sparire. Ecco perché gli esseri umani — compreso questo singolare rappresentante che è Satprem — si sentono minacciati e non intendono abdicare. Scopriremo in noi, più o meno esplicite, le nostre reazioni di lettori davanti allo sguardo inusitato che Mère si va via via aprendo sulle prospettive di una radicale mutazione in atto, su mille realtà occulte, cifrate, invisibili. Una realtà più vera, che appare in filigrana sotto la Storia quale noi la conosciamo, che guida da sempre il cammino dell’umanità e gli inspiegati sviluppi dell’evoluzione terrestre. È questo che suscita a volte nell’Agenda una sorta di vertigine, un istinto di fuga, un’aperta o celata rivolta, l’ironica sufficienza di un intelletto che vacilla e oscuramente percepisce il proprio inevitabile superamento.

Volume 2 - 1961
È l’anno in cui gli statunitensi mandano il loro primo astronauta nello spazio. Mère scopre una delle chiavi di volta della trasformazione: un ‘doppio’ del nostro mondo visibile, una controparte più sottile in cui le caratteristiche del nuovo modo di essere sono già presenti, attive, e da lì premono sulla nostra vita di tutti i giorni, modificandola impercettibilmente ma progressivamente, facendone esplodere le antiche contraddizioni. Due mondi assolutamente coesistenti in un medesimo spazio-tempo, qualcosa di inafferrabile dalla nostra mente ragionante che divide, contrappone, sistematizza. Il passaggio dall’uno all’altro produce in Mère come una vertigine, non solo per l’assoluta diversità delle condizioni di vita («In un mondo tutto è armonioso, non esiste la minima possibilità di malattie, incidenti o morte… mentre nell’altro tutto va storto»); ma anche perché il passaggio dall’uno all’altro non sembra obbedire né alla volontà né a nessuna condizione determinabile dalla conoscenza. Dipende piuttosto da un ‘imponderabile’ che si nasconde nei dettagli più minuti e banali dell’esistenza quotidiana. Cos’è allora quel “tempo verticale” in cui Mère entra FISICAMENTE, quel tempo che apre la possibilità di vivere in tutt’altro modo nella materia, quella dimensione in cui il ‘caso’ non esiste più, ma neanche la causalità? «Una specie di assoluto in ogni istante»: un mondo in cui ogni secondo è privo di peso e scorre senza lasciare traccia. Cos’è quella “immobilità massiccia” che vibra a una velocità inimmaginabile, in cui Mère sperimenta condizioni del corpo al livello della fisica subatomica? E così «sessant’anni di vita spirituale» crollano di colpo in lei, come «una illusione molto più grave di quella del mondo materiale», davanti a un nuovo modo d’essere nella materia, davanti a questo nuovissimo “Divino”. È forse questo il “prossimo modo”? «Sto aprendo un carco in piena foresta vergine», commenta Mère.

Volume 3 - 1962
L’anno dello scontro Kennedy-Krusciov su Cuba e del primo conflitto cino-indiano: il mondo pare a un soffio dalla deflagrazione di una terza guerra mondiale… «Potrebbe essere il primo segno che qualcosa di fondamentale è disgregato in profondità». La terra intera viene scossa. È l’anno in cui il corpo di Mère emerge in una “terza posizione” che non è né la vita né la morte quali noi le conosciamo: un altro stato in cui non vigono le leggi delle nostre scienze fisiche, qualcosa che ricorda piuttosto la nuova fisica dei quanti, le ipotesi sullo spazio-tempo di Einstein. È forse il rivelarsi, nel corpo, di uno stato in cui le immutabili leggi — che in fondo esistono solo per il nostro intelletto — si capovolgono, e l’evoluzione spalanca prospettive di inimmaginabile libertà. Una terza posizione: quella della prossima specie? «Il corpo comincia a obbedire a un’altra legge. Il senso del tempo sparisce in una mobilissima immobilità… Una massa di forza infinita, come una superelettricità pura… Un moto ondulatorio, ma di onde corporee, vaste come la terra… Tutti gli organi, cambiati: appartengono a un altro ritmo. Un potere così immenso, e così libero! Non so se sono viva o morta… Non c’è più asse portante: via, sparito! Posso spostarmi in avanti e all’indietro, assolutamente dovunque… Ubiquità, o qualcosa del genere».
E poi, un grido: «La morte è un’illusione, la malattia è un’illusione! Vita e morte sono una cosa sola: un semplice spostamento della coscienza. Ma perché? È fantastico!». E nel corpo, una scoperta molto semplice: «Più ci avviciniamo al livello della cellula, più le cellule dicono: “Ma noi siamo immortali!”. Una terza posizione delle cellule, in cui morire diventa impossibile, dove la morte non ha più nessuna realtà».
Mère, a ottantaquattro anni, ha scoperto una nuova realtà della materia? «C’è come una favola, dietro a tutto questo… Qualcosa di indicibilmente bello, una storia che Sri Aurobindo ha cercato di far scendere sulla terra: e adesso è certo che si stia realizzando!».

Volume 4 - 1963
L’anno dell’assassinio di John Kennedy e della rottura fra Cina e URSS. Mentre immani catastrofi minacciano sempre più dappresso l’umanità, e la scienza mette in dubbio le leggi dell’universo, passo dopo passo Mère continua ad aprire la sua pista verso una nuova specie sulla terra. Una pista che continua a scendere verso la coscienza centrale delle cellule. Ci attende la nostra estinzione, o l’inizio di un nuovo mondo? «Sono sulla soglia di una realizzazione meravigliosa, che dipende da qualcosa di infinitesimale». Sarà una specie ‘più intelligente’, nella cornice delle nostre leggi fisiche? O non sarà piuttosto una specie dotata di una intelligenza altra, che esce da queste cosiddette leggi come la rana salta fuori dallo stagno e lascia dietro di sé le leggi della vita acquatica? Nella sua “discesa agli inferi” della coscienza cellulare, Mère vira di colpo in un altro universo fisico: «È come vedere ogni cosa per la prima volta, compreso il moto della terra e delle stelle… Non esiste più distanza, non c’è più qualcuno che vede e qualcos’altro che è visto. Ma uno DIVENTA la montagna, la foresta… Vede contemporaneamente quanto lo circonda e cose che si trovano a migliaia di chilometri di distanza: una specie di ubiquità cellulare». E di colpo, una scoperta stupefacente: «Il corpo si trova dappertutto!». Una nuova specie ubiqua? Ma che cosa deve aver visto o sentito il pesce diventato anfibio uscendo per la prima volta dal fondo dello stagno all’aria, alla luce del sole? E che cosa succede al vecchio uomo quando le pareti delle antiche leggi crollano e ogni distanza, ogni altrove, non esiste più? «Sono cambiati tutti i ritmi… un movimento universale così enormemente rapido da sembrare immobile». Che succede allora della morte, se spazio e tempo non sono più quelli del fondo dello stagno? «Se questa diventasse una condizione normale, la morte non esisterebbe più… Sarebbe una fase totalmente nuova della vita sulla terra». Ma non è la condizione di un futuro remoto, e neanche prossimo: «Si trova già qui, a ogni istante… Gli individui lottano per entrare in contatto con qualcosa che è già qui». Una nuova coscienza cellulare implica necessariamente una nuova fisica, e una nuova biologia.

Volume 5 - 1964
«La sola speranza per il futuro è un mutamento della coscienza umana. Sta all’uomo decidere se vuole collaborare a questo mutamento, o se invece dovrà esserci costretto da circostanze sempre più soffocanti e invivibili». A mano a mano che assistiamo al crescere di questa nuova energia nel corpo di Mère, cresce spontaneamente in noi una domanda: come può la terra, l’uomo soggetto alle antiche leggi fisiche, assorbire senza scoppiare questa intensità, questa “vibrazione superiore a qualsiasi fuoco”? «Vedo pochissimo corpi in grado di reggere una cosa del genere. Allora, cosa succederà?».
Mère ha ottantasei anni. «Una infiltrazione infinitesimale di miriadi di puntini, il miracolo della terra!». Un miracolo catastrofico? Ma non è forse una catastrofe per il pulcino la rottura del suo guscio d’uovo? «La morte non risolve niente: ci deve essere un’altra soluzione!». Più in fondo alla coscienza cellulare, sempre più in fondo, Mère scopre… «una sorta di certezza, radicata nella materia, che la soluzione sta lì: il mutamento deve avvenire nelle vibrazioni infinitesimali della materia, a livello atomico». Il tempo vira in qualcosa d’altro: «Mi ritrovo magari nel passato, magari nel futuro… o magari si tratta del presente!». E non solo mutano le leggi della biologia, ma saltano le leggi stesse della materia: «Appena si arriva al livello delle cellule, sparisce questa specie di pesantezza della materia: la materia fisica ridiventa fluida, vibrante. Il che dimostra che peso, spessore e inerzia sono stati imposti alla materia. Quella che noi percepiamo è una falsa materia, non la materia qual è davvero». Ma allora come può essere fatta la materia di un’altra specie? «Sto per entrare in una nuova percezione della vita, come se certe parti della mia coscienza fisica stessero passando dallo stato di bruco a quello di farfalla».
Il 1964 è l’anno della rivolta all’università di Berkeley: la terra intera sembra rivoltarsi, protestando contro… che cosa? «Sembra che dappertutto i giovani siano presi da una strana vertigine».

Volume 6 - 1965
«Mi si spalanca un intero mondo». È questo l’anno in cui Mère si trova faccia a faccia con la “mente delle cellule”, sepolta sotto strati e strati genetici che tengono l’uomo incatenato al suo codice mortale. Però proprio lì… «c’è una tale concentrazione di potere!… Come avessi afferrato il bandolo che porta alla soluzione». Un altro potere di coscienza nella materia, capace di disfare il vecchio programma: «Una sorta di memoria elaborata dal basso» — una nuova memoria cellulare, che non è più quella di nascita-crescita-senescenza-morte e di tutte le leggi del nostro mondo ‘reale’. È a questo punto che, a livello cellulare, fuori dall’antico codice mortale, Mère scopre che esistono «due mondi, uno dentro l’altro: un mondo vero e uno falso; ma quello vero è fisico, non sta lassù nei cieli, è assolutamente materiale. È questo il reale che deve venire in primo piano, sostituendosi all’altro, è questo il vero mondo fisico». Questo passaggio, Mère lo chiama «trasferimento di potere».
Uno splendore di libertà fisica nascosto in fondo alle nostre cellule. «Se anche un solo, minimo insieme di cellule riuscisse a sperimentare una trasformazione così totale, questo produrrebbe risultati ben più vasti di qualsiasi rivoluzione. Ma è più difficile… Bisogna vincere la morte! La morte deve cessare di esistere, è di un’evidenza assoluta!».
Non sarà allora che tutta la terra sta vivendo appunto un “trasferimento di potere”, proprio come un bel momento il regno animale ha dovuto cedere il passo alla supremazia della mente? «Tutto ci sfugge, non c’è più niente su cui appoggiarsi: è il passaggio al movimento nuovo… e questo significa, per tutte le vecchie cose, una rischiosa rottura dell’equilibrio».

Volume 7 - 1966
«L’umanità non è il culmine della creazione. L’evoluzione continua e l’uomo verrà superato. Spetta a ciascuno decidere se vuole partecipare all’avventura della nuova specie». Questo 1966 è l’anno della rivoluzione culturale in Cina. Una rivoluzione ancora più profonda sta avvenendo in un corpo che cerca una soluzione per tutti gli innumerevoli corpi sparsi sulla terra, la soluzione che può cambiare tutto: «Stiamo cercando il procedimento che ci darà il potere di disfare la morte… È la mente delle cellule che troverà la chiave».
È la pericolosa transizione da un corpo mosso dalle leggi mentali al corpo del futuro, mosso da una legge ancora senza nome, sepolta nel cuore della cellula: «Una vibrazione compatta, più densa dell’aria, estremamente omogenea, di una luminosità dorata, piena di un potere propulsivo assolutamente fantastico… Tutto diventa strano, tutto!… Il corpo non dipende più dalle leggi fisiche». Come dev’essere stato, per il pulcino, uscire all’aria aperta dopo il chiuso del guscio: «Ogni parte del corpo sente il momento del cambiamento come una fine… Tutti i riferimenti consueti sono spariti… Non ho nessuna traccia da seguire!». E quale può essere la traccia per una prossima specie? «Bisogna che alcuni la trovino!».
Per il momento, ogni tanto l’altro mondo di colpo si rivela: «E all’improvviso, la meraviglia… Uno stato in cui il tempo ha un’altra realtà, così strano… un innumerevole presente. Un altro modo di vivere».

Volume 8 - 1967
In questo anno tutti gli aspetti dello yoga delle cellule si precisano: «Una convinzione crescente che la perfezione raggiungibile nella materia è di gran lunga superiore a ogni altra. La coscienza che si esprime attraverso le cellule trasformate è una meraviglia: tanto da legittimare tutte queste epoche di miseria».
È anche l’anno della scoperta della VERA MATERIA incontaminata: «In questa limpidezza delle cellule i problemi on esistono più. La soluzione precede il problema, cioè le cose vanno a posto automaticamente». Ecco l’altro modo di vita sulla terra, un modo di vivere così spontaneo in un corpo liberato dalle pastoie mentali e dalle leggi della falsa materia: «La sensazione straordinaria dell’irrealtà del dolore, dell’irrealtà della malattia… Questo modo di essere non è che curi la malattia, la annulla, la rende irreale… E così, a mano a mano che il nuovo funzionamento si perfeziona, porta inevitabilmente con sé la vittoria sulla morte».
Intanto sonde statunitensi e sovietiche dragano il suolo lunare con i loro bracci-robot, mentre il segreto dell’uomo giace sepolto nel cuore infinitesimale delle nsotre cellule: «L’uomo può andare dove vuole, può sapere in un batter d’occhio tutto quello che succede nel mondo; ma non sa che cosa succede dentro di lui».
La guerra infuria in Biafra, le truppe israeliane attaccano Suez, gli statunitensi bombardano il porto di Hanoi, la Cina fa esplodere la prima atomica… «Uno spaventoso conflitto scuote tutta la terra». La posta reale in gioco è una nuova terra, oppure tornare ai vecchi fallimenti: «Un manifestarsi momentaneo e locale non è impossibile; ma occorre una trasformazione di tipo sufficientemente collettivo per far apparire una nuova specie sulla terra… Questo è certo». Riusciremo a comprendere dove si trova la vera soluzione e la meraviglia nascosta nel corpo umano?

Volume 9 - 1968
Una immensa fiammata percorre il pianeta in questo 1968: da New York a Varsavia, da Città del Messico a Roma, da Parigi a Praga. La gioventù di tutto il mondo pare risvegliarsi di colpo, chiedendo a gran voce una terra più vera: «Ci sono lunghi periodi durante i quali gli eventi vanno preparandosi; poi arriva il momento in cui qualcosa succede, un qualcosa che porta un nuovo progresso nel mondo. Come il momento in cui è apparso l’uomo: adesso si tratta di un nuovo essere sulla terra».
È la seconda svolta nello yoga di Mère, che il 21 febbraio compie novant’anni. Il 28 febbraio viene fondata Auroville: «Un centro di evoluzione accelerata». Ma è anche l’anno in cui viene assassinato Martin Muther King, e poi Bob Kennedy. I sovietici invadono la Cecoslovacchia, Jan Palach si dà fuoco in una piazza di Praga. Che cosa sta succedendo? «Ho la netta impressione come di un tentativo di insegnarci qualcosa sul segreto del funzionamento umano, della terra. I metodi che abbiamo appreso si stanno di continuo dimostrando falsi, non adeguati alla realtà; ora c’è come la volontà di farci trovare il metodo giusto, ma attraverso l’esperienza».
Come se il pianeta fosse murato in un guscio, prigioniero di una falsa materia: «Una specie di trama avvolge tutta la terra, e il corpo sta imparando come uscirne fuori… A poco a poco, la coscienza delle cellule va spezzando la morsa». E, una volta fuori della trama, d’improvviso: «Mai nella mia vita ho provato niente di più bello!… Le ore più stupende possibili sulla terra! Ma perché gli altri cercando in cielo qualcosa che invece sta qui?». Il Sessantotto si direbbe un miracolo di breve durata, presto inghiottito nel nulla; mentre il guscio in cui stiamo rinchiusi sembra screpolarsi, lentamente ma inesorabilmente, dappertutto: in ogni paese e continente, in ogni campo delle nostre conoscenze e delle nostre morali. «Si direbbe che ci voglia un bel po’ di tempo prima che le cose siano pronte a cambiare. Eppure c’è quasi la promessa che sta per succedere un mutamento improvviso».

Volume 10 - 1969
Ora Mère ha trovato il “passaggio” alla “nuova coscienza”, quella cioè che può spalancarci un nuovo mondo, come quando gli anfibi sfondarono lo specchio delle acque, che fino ad allora era stato il loro solo ambiente noto, e uscirono in una sconosciuta aria aperta. «Non so che cosa stia succedendo: uno stato di intensa vibrazione, simile a onde di una rapidità fulminea, tanto rapide da sembrare immobili. E io mi trovo in tanti posti, in Europa, in America… Il corpo non ha mai provato una così grande felicità: in queste cellule, in altre cellule, c’era vita dappertutto, coscienza dappertutto, tutti i corpi erano questo corpo!». E così, tutta la nostra miseria fisiologica scompare: «È come un dilatarsi delle cellule; il senso dei limiti si attenua, si dissolve, e il dolore scompare fisicamente».
Non si tratta di un “altro mondo”, ma di questa terra qui, la nostra, vissuta diversamente: «Come stare immersi in una falsità irreale, e appena ne esci fuori svanisce, semplicemente non esiste! Ma tutti i modi che l’uomo ha usato per uscirne, compreso il Nirvana, non valgono niente. LA SALVEZZA È FISICA! Ed è qui, proprio qui. Tutto il resto, compresa la morte, diventa completamente falso. Più niente somiglia a una “scomparsa”, non esiste più “la vita e la morte».
Ma appena Mère si affaccia fuori del nostro guscio, il mondo intero si rivolta — a cominciare dalle persone che le stanno attorno —, come sotto la pressione di una insopportabile aria nuova: «Dappertutto, tanta voglia che questo corpo muoia, una voglia che piove da tutte le parti!… Intorno a me, un’intera gamma di sentimenti del genere: un ansioso augurarsi che me ne vada al più presto, un mordere il freno: liberi, finalmente!… Ma io non voglio che mi chiudano in una cassa, le cellule sono coscienti… Che cosa succederà? Non lo so. È qualcosa che va contro tutte le abitudini stabilite». Una nuova specie, infatti, va contro tutte le vecchie abitudini umane. Il mondo la accetterà, oppure finirà per farla fuori?

Volume 11 - 1970
Cominciano gli anni terribili… Si sentiva che Mère aveva trovato il segreto del mutamento, che aveva vinto con il proprio corpo tutto quello che poteva… E adesso se ne stava lì, attorniata da una congiura, da tutte le possibili resistenze della vecchia specie. «Il mutamento è fatto. Tutto si accanisce ferocemente contro di me; ma è fatto». Era apparso sulla terra un nuovo modo di essere della coscienza cellulare, come un giorno era apparso nella materia inerte un nuovo modo di essere chiamato vita. Ma questa volta si tratta di una “sovra-vita”: «L’impressione che esista un altro modo di essere delle cellule che potrebbe dare origine a un nuovo corpo; solo che, appena quest’altro modo si manifesta, il corpo si sente morire». Che cosa può aver provato un corpuscolo di materia inerte davanti al primo irrompere della vita? «Il corpo sente di essere arrivato a un punto… ignoto. Una sensazione molto strana: una specie di vibrazione nuova. Così nuova che… non posso chiamarla ‘angoscia’, ma è… l’ignoto. Un misterioso Ignoto». A una simile soglia, quella che noi chiamiamo ‘morte’ è come il di fuori del guscio per il pulcino; non è “un altro mondo”: «Due mondi, stranamente, uno dentro l’altro! C’è qualcosa qui che… È possibile? Perché quest’altra vita è vita e morte insieme».
È lo sfondamento di tutti i limiti. E allora Mère prorompe in un grido: «Quelle che chiamiamo “leggi di natura” sono una follia!». Un altro mondo SULLA TERRA, in cui le vecchie leggi mortali del nostro guscio esplodono in… che cosa? «Mi è appena venuta la visione fantastica come di un futuro che sta crescendo… un futuro non molto lontano. Come una massa enorme sospesa sopra la terra». Ma la congiura di sempre le consentirà di andare fino in fondo?

Volume 12 - 1971
L’ultima svolta nello yoga di Mère. E lei ne esce confidando a Satprem: «Ho camminato tanto, per tanto tempo. Senza nient’altro che un grido continuo, come se mi fosse stato strappato via tutto. E in quel grido era concentrato tutto il problema del mondo».
L’Agenda è disseminata di laceranti piccoli gridi, che vanno facendosi sempre più frequenti. Avere trovato il segreto per se stessa non bastava; bisognava che capissero anche gli altri, gli individui e le nazioni murate nei loro egoistici poteri. «Non hanno nessuna fede: “Mère è vecchia, Mère è vecchia”. Un’atmosfera di resistenza a qualsiasi cambiamento: “È impossibile, impossibile!”, da tutte le parti… Mentre non ci sarebbe un minuto da perdere — io ho fretta… Il regno del Divino deve, deve venire!… Se tutto il blocco sovietico prendesse la strada buona, sarebbe di enorme aiuto… La vittoria è certa, ma non so quale strada bisognerà seguire per arrivarci… Ci dobbiamo aggrappare, ma aggrappare stretti alla Verità… Non mi danno più retta». Mère a 93 anni, procede a tentoni verso l’ignoto: «Ci vedo meglio a occhi chiusi che a occhi aperti; eppure è un vedere fisico, puramente fisico; di un genere di fisicità però che sembra più completa. È la coscienza delle cellule che deve cambiare, tutto il resto verrà dietro con naturalezza! Ho la sensazione di stare per scoprire qual è l’illusione da distruggere perché la vita possa continuare ininterrotta: la morte viene da una distorsione della coscienza».
La ascolteranno? Le lasceranno portare fino in fondo la sua esperienza? «Solo una morte violenta potrebbe fermare la trasformazione; altrimenti il corpo sa che il lavoro andrà avanti, avanti e avanti». E; di nuovo, un grido: «Succederà un miracolo! Quale, però, non lo so».

Volume 13 - 1972-1973
«Prima di morire, la menzogna si scatena con tutta la sua forza. Ma gli uomini capiscono solo la lezione della catastrofe: dovrà proprio cascargli addosso perché aprano gli occhi?».
Il 1973 è l’anno di Watergate, del massacro degli atleti israeliani alle Olimpiadi d Monaco, della grande crisi energetica: basta che pochi sceicchi chiudano il rubinetto del petrolio, e l’Occidente resta a secco. È l’ultimo tratto di strada di Mère, un tratto di strada disseminato di grida soffocate e di sbalorditive visioni. La fine di un mondo, l’inizio di un altro: che noi lo vogliamo o no. «A volte è qualcosa di così nuovo e inaspettato da far quasi male».
E alla domanda: «Ma si tratta di uno stato al di fuori della materia?», lei risponde: «No, non è che io esca fuori della vita fisica, solo… ha un aspetto diverso. Strano, però. Uno stato FISICO, è questo lo straordinario! Come se il fisico si fosse spaccato in due… Una nuova condizione della materia. Governata da qualcosa che non è il sole, non so che cosa sia… Sto entrando in un altro mondo, in un altro modo di essere… pericoloso, ma stupendo». Il breve respiro di Mère cercava l’aria, e sembrava venire davvero da un altro capo del mondo.
Fra la vita e la morte non c’è nessuna differenza; non si tratta né di vita né di morte, ma di… qualcos’altro. Non vuol dire che la morte scompare, capisci? Ma che la vita e la morte CAMBIANO TUTTE E DUE, diventano qualcosa di ancora sconosciuto: che sembra al tempo stesso estremamente pericoloso e assolutamente stupendo». E se la morte allora fosse soltanto “l’altra parte”, FISICA, del nostro guscio umano, la spiaggia assolata della specie che deve venire? Una condizione nuova da tutte e due le parti di questo mondo, nella quale sia la vita che la morte si trasformano in … un’altra cosa? «Sto procedendo lungo una linea tanto stretta e sottile». E ancora un ultimo grido, una implorazione: «Lasciatemi fare il lavoro!».

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fonte: http://www.arianuova.org/l-agenda-di-mere

alcuni testi possono essere scaricati al seguente link:

domenica 3 gennaio 2016

Aurobindo e Mére: lo yoga cellulare

"E' nella frontiera cellulare che si trova la chiave, ovvero il passaggio della morte.
E se la trasformazione è possibile in un corpo è possibile in tutti i corpi".
"Sarà proprio il corpo a gettare un ponte tra la vita fisica quale noi la conosciamo
e la vita sovramentale che si manifesterà".
 

Sri Aurobindo (1872 - 1950) è uno dei maggiori maestri spirituali dell'India moderna, il suo insegnamento è rivoluzionario (come la sua personalità) e contempla una trasformazione completa fino ai recessi più intimi della materia e della natura biologica per realizzare quello che lui definiva lo "stato sopramentale".

L'infanzia di Aurobindo lo vede in Inghilterra già dall'età di sette anni, per essere educato seguendo i canoni occidentali, secondo la volontà del padre.
Torna in India a vent'anni dopo essersi laureato a Cambridge - suo padre è morto da poco - e si appassiona alla causa dell'indipendenza indiana ("Il nostro vero nemico non si trova in una forza esterna ma nelle nostre rumorose debolezze, nella nostra vigliaccheria, nel nostro sentimentalismo dalla vista corta") e nel contempo si avvicina allo yoga e alla meditazione.
Il contatto con lo yoga avviene in modo curioso, quando suo fratello Barin - colto da una febbre quasi mortale - ottiene una guarigione folgorante quando un monaco mendicante seminudo e coperto di cenere (un Sadhu), gli porge un bicchier d'acqua su cui ha fatto sopra un segno recitando un mantra; da lì Aurobindo capisce che lo yoga possiede in sé un grande potere e ne intraprende lo studio; tre anni dopo riceve l'iniziazione di un bhakti yogi (yogi della devozione) e il suo nome cambia in Sri Aurobindo.

Si sposa a 29 anni, ma sua moglie non saprà seguirlo nel suo cammino; nel 1906 si trasferisce a Calcutta - cuore della lotta politica - dopo aver passato qualche anno a insegnare francese e inglese all'Università del Principato di Baroda ed essere diventato segretario particolare del Maharaja.
A Calcutta diventa animatore del quotidiano politico Bande Mataram (Salutiamo la Madre India) e aderisce al partito estremista del Congresso; viene accusato di avere preso parte a un attentato contro un magistrato britannico e nel 1908 viene arrestato ed incarcerato per un anno.
L'esperienza dell'incarceramento sarà molto importante per Aurobindo, comprende che l'oppressione straniera dell'India è solo un aspetto particolare di un problema di portata ben più universale: la trasformazione della natura umana ("Occorre ribellarsi non solo contro l'impero britannico, ma contro l'intera natura universale!"), così come - in parallelo - l'inedia del popolo indiano rappresenta la mancanza di volontà dell'individuo di trasmutare la propria natura.

Liberato dalla carcerazione, ma sempre tenuto sotto sorveglianza, Aurobindo si trasferisce clandestinamente nella colonia francese di Pondichéry guidato da una voce interiore, è qui che fonda il suo Ashram nel 1926, con l'aiuto di una collaboratrice spirituale che lui chiamerà Mére (la Madre), in quanto considerata incarnazione avatarica della Madre Universale.

La figura di Mère (1878-1973) è cardinale negli insegnamenti di Aurobindo, la cui collaborazione gli permette di verificare esperenzialmente ciò che la sua intuizione ed illuminazione gli aveva permesso di vedere.

Al secolo Mirra Alfassa, Mère nasce a Parigi nel 1878 da padre turco e madre egiziana, è una donna intensa, irrequieta e intelligentissima, riceve un'educazione matematico-scientifica ma studia anche musica e pittura (è amica di Rodin, Monet e di altri grandi impressionisti).
Mère sposa un pittore da cui divorzierà per unirsi ad un filosofo, Paul Richard, che finirà per condurla a Pondichéry ed è qui che avviene l'incontro con Aurobindo, riconoscendolo come quell'uomo vestito di bianco che le appariva nelle sue visioni.
Nel 1920 si stabilisce definitivamente a Pondichéry, dopo quattro anni passati in Giappone a contatto con lo Zen e dopo aver sciolto il suo secondo matrimonio; vivrà trent'anni accanto ad Aurobindo continuandone il lavoro anche dopo la dipartita dal corpo (il 5 dicembre 1950), gestendo quell'ashram che definirà "campionario delle difficoltà umane".
Mère continua a praticare lo yoga della materia e delle cellule fino alla sua morte nel 1973; la straordinaria storia di questa esperienza pionieristica è descritta nei particolari nei 13 volumi dell'Agenda di Mère, redatta dal suo discepolo più amato, Satprem.

Aurobindo studia a lungo tutti i tipi di yoga tradizionali e li fonde in una straordinaria sintesi: lo yoga integrale o Purna Yoga (piena unione col Divino). Secondo la visione classica dello Yoga è necessario ritrovare la Divinità mediante un movimento di ascensione e di trascendenza, Dio quindi non si trova nel mondo (che è maya, illusione), ma al di là del mondo... ebbene il Purna Yoga tenta di collegare questa "ascesa" con una "discesa" del principio divino verso la Materia.
In Aurobindo si fonde la cultura mentale occidentale e la visione sovramentale orientale; Tagore, premio Nobel indiano per la poesia, riconosce in Aurobindo un autentico profeta ("l'antico Vate"): "L'India parlerà al mondo attraverso la vostra voce".

Aurobindo pensa che non ci si debba distaccare dal mondo e rinnegare la vita, ma cercare di cambiare la natura del mondo e della materia (definisce questo concetto come il "Segreto dei Veda").
Il punto di partenza per la ricerca di questa completa realizzazione deve essere la consacrazione vera e integrale di se stessi. ("La verità dello Spirito non deve solamente essere pensata, ma vissuta; e per viverla, è indispensabile un orientamento totale dell'essere. Una palingenesi come quella dello yoga non può essere realizzata con una volontà divisa, con una scarsa energia o con un pensiero vacillante. Colui che cerca il Divino deve consacrarsi interamente e unicamente a Dio"), poi è necessario apprendere il silenzio mentale, in quanto per scoprire una nuova terra, bisogna lasciare quella vecchia, e dunque per oltrepassare la mente bisogna portarla al silenzio. 

Secondo Aurobindo l'essere umano è una specie in transizione, l'umanità si caratterizza per le proprie capacità mentali ma deve lasciare il passo ad una mutazione completa e permettere la nascita di un nuovo essere (che definisce sovramentale), la cui distanza dall'uomo è analoga alla distanza tra un uomo ed un animale.
Il vero Yoga Integrale deve poter diventare un nuovo modo di essere ("non possiamo fare meditazione e poi uscirne e ricadere nel caos, abbiamo bisogno di essere nella Verità in ogni istante della nostra vita, nella vita interiore e in quella esteriore") e deve condurre ad una mutazione fino al più intimo livello biologico-cellulare ("Sviluppare la Supermente significa sviluppare la divinità che è già dentro di noi e farla scendere in noi fin nelle parti più remote delle nostre cellule").

venerdì 1 gennaio 2016

Significato del 2016


Il guerriero e la fine di un grande ciclo
Tutto nell'Universo è ciclico, nel calendario Gregoriano finisce un anno e ne inizia uno nuovo con frequenza diversa dal punto di vista dei numeri.
La transizione dell'energia fra i cicli non è immediata, inizia un po' prima e si assesta un po' dopo, dunque, l'energia del nuovo anno si sente già da qualche settimana.

Il 2016 è un anno con energia 9 (2+0+1+6 = 9)

IL NUMERO 9 porta l'insegnamento come cammino della propria maestrìa. Cosa ho imparato nei cicli precedenti? Cosa posso apportare al mondo dopo aver fatto i miei percorsi personali?

Il 2016, rappresenta la fine di un ciclo di 9 anni in cui possiamo avere i conti di ciò che è accaduto negli anni passati. È un numero di iniziazione perché apre un livello superiore nello sviluppo spirituale. La Terra sta accelerando la sua frequenza e noi dobbiamo stare sempre più centrati per cavalcare i cambiamenti. I corpi di luce si stano svegliando e la dualità si vede molto chiaramente. Quest'anno ha un'energia molto sottile, in cui dobbiamo stare attenti a ciò che si sente, non a ciò che ci dicono i sistemi di controllo.

NUMEROLOGICAMENTE
Il 9, essendo l’estremo opposto dell’uno (quello che inizia), parla di Universalità perché contiene la vibrazione di tutti i precedenti; se sommiamo i digiti semplici il risultato sempre sarà 9:
 1+2+3+4+5+6+7+8+9= 45     (4+5=9)
Se lo moltiplichiamo per qualsiasi numero, ugualmente il risultato si riduce al 9.
 Es. 9x3= 27   (2+7= 9)  /  9x5= 45     (4+5= 9)
Il numero 9 è importante che sia accompagnato da altri, perché da solo tende al narcisismo. Il lavoro di squadra, la cooperazione e la tolleranza sono esigenze di questa frequenza Nove.

Quest’anno ci chiede di concludere ciò che si è lasciato a metà, di riconoscere i propri limiti e prendere responsabilità dei propri errori e di ciò che abbiamo fatto correttamente.

Il pianeta che regge il 9 è MARTE; il guerriero, l’energia di fuoco e il magnetismo.
Marte aiuta con la sua energia rossa ad accelerare le cose rallentate o i processi che faticavamo a chiudere, ma anche dona un’energia focosa che usata male, porta a litigi, capricci e guerre.
L’impulso deve tenersi sotto controllo, pensare bene come si vuole iniziare un nuovo ciclo e mettere attenzione precisa al seme, sia quello che abbiamo piantato prima, sia quello che si vuole piantare il prossimo anno.

A livello planetario, il 9 invita a creare comunità, a guardare oltre le apparenze e sviluppare la maestrìa di se stesso, per poter crescere come gruppi; aprire la visione a ciò che non si vede con gli occhi fisici, ma con gli occhi del cuore, alleggerire gli zaini per ascendere ad una dimensione più alta. Il rischio di guerre è alto, ma sta anche a noi, creare la pace dentro per vibrare in un collettivo armonico.
Vibrare con l'energia femminile ed intonarsi con la beatitudine dello sconosciuto. L'equilibrio dell'acqua, raffredda il fuoco eccessivo.

Nella tradizione del Kundalini Yoga, il numero 9 rappresenta il "Corpo sottile" e ha come qualità la serenità e lo sviluppo di questo Corpo. Il nono corpo, si trova fisicamente nei piedi ed è quel bocciolo che tiene all'anima quando incarniamo il corpo e quando lo lasciamo il giorno della morte. Un corpo sottile sviluppato, crea la visione dei mondi invisibili e la maestria del proprio essere. Più alto è, meno attaccamento c'è.

Pietra: zaffiro / granato
Colore: Rosso
Mantra: Wahe guru / Sat siri Akal, siri akal, maha akal, sat nam, akal murat, wahe guru / Aap sahae hoa sache da sacha doa, har har har.
Virtù: La calma
Pranayama: Sitali pranayama per raffreddare l'eccesso di fuoco interiore e Respirazione dalla narice sinistra.

È fondamentale sviluppare la serenità per proiettare e sentire la gioia dell'Universo!!
!
Che sia uno splendido ciclo di rinnovazione, fine dei cicli obsoleti e tanta morbidezza per unire le forze in noi senza guerre interiori. 


AUNG RA MA AUNG.
Gisela Kaur


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Il 9 rappresenta le grandi realizzazioni mentali e spirituali perché è l'ultima e la più alta delle cifre elementari: denota quindi le sue qualità “superiori”. Poiché il 9 è originato da 3x3, gli individui 9 sono dei tre “magnificati”, cioè nei quali le caratteristiche positive e i difetti del numero generatore si trovano in grado più alto, è dunque un numero connesso con l'amore, perché possiede moltiplicata la forza sessuale maschile del tre. Questo amore, però, può anche spiritualizzarsi, esplicandosi in compassione per l'umanità, responsabilità sociale, desiderio di agire in senso benefico.
Significato del numero 9 nelle vaie culture

    Buddista. Il supremo potere spirituale; un numero celeste.

    Celtico. Un numero altamente significativo nella tradizione celtica; un numero centrale con le otto direzioni che, col centro, diventano nove. Le triplici dee sono tre volte tre; vi sono nove fanciulle celtiche e nove pietre bianche che simboleggiano le nove vergini ancelle di Brigit; nove è anche in relazione con i riti del Fuoco di Beltane cui assistono ottantun uomini, nove per volta.

    Cinese. Potere celeste, poiché il 3 x 3 è il più propizio di tutti i numeri. Denota anche le otto direzioni con il centro che costituisce il nono punto, come nella Sala della Luce. Vi sono otto grandi leggi sociali e classi di funzionari. Nella divisione della terra secondo il Feng-Shui vi sono otto quadrati esterni per la coltivazione della terra da parte dei proprietari, mentre il quadrato centrale, il nono, è l’«acro di dio», dedicato a Shang-ti, il supremo sovrano; è anche chiamato il «campo dell’Imperatore», il che denota la sua posizione di delegato del potere celeste.

    Cristiano. Il numero nove appare poco nel simbolismo cristiano. Vi sono le triple triadi di cori angelici e le nove sfere e i nove anelli intorno all’inferno.

    Ebraico. Pura intelligenza, verità, poiché si riproduce se moltiplicato. Nel Cabalismo simboleggia la base.
Kabbalisticamente, il Nove è associato alla lettera Tet (ט) che significa “bastone di comando” e la prova che ci sottopone è quella di imparare a gestire quella parte della nostra personalità che aspira al potere e al comando. Proprio per questa caratteristica, il Nove viene definito il “numero della Verità“.

    Egiziano. L’Enneade.

    Greco-Romano. Vi sono nove dèi e, successivamente, vi furono nove muse.

    Indù. Il numero di Agni, il fuoco; il quadrato del nove forma il mandala degli ottantun quadrati e porta all’universo, che racchiude.

    Maya. Vi sono nove oltretomba, ciascuno governato da un dio.

    Pitagorico. Il limite dei numeri, poiché tutti gli altri esistono e ruotano intorno a esso.

    Scandinavo. Odino/Wodan rimase appeso per nove giorni e nove notti sullo Yggdrasil per conquistare i segreti della saggezza a favore dell’umanità. Skeldi, la Persefone del nord, dea della neve, vive sulla sua montagna tre mesi e sulle rive del mare del Nord nove mesi. Nove è il numero sacro nel simbolismo Scandinavo-teutonico.