domenica 29 settembre 2013

IL NUMERO PARLATO

La Psiconeuroanalisi alla luce della Kabbalah
a cura di Shazarahel
The_Other_Room
opera The Other Room dell’artista Sam Winston

Il Dott. Dore è il fondatore della geniale teoria chiamata Psiconeuroanalisi, la cui applicazione terapeutica permette la graduale guarigione dal morbo di alztailer e da altre demenze cerebrali.
Il cuore di questa nuova teoria, come dimostrato dai risultati clinici ottenuti, è il rapporto mente-cervello; ossia essa si pone come dimostrazione scientifica del fatto che la mente psichica esercita un potere sulla materia cerebrale organica per mezzo della parola.
La Parola è il vettore capace di trasportare il messaggio razionale e logico generato dalla mente alla materia cerebrale e di intervenire sul DNA delle cellule nervose.
Sappiamo già, dalla psicoanalisi freudiana, come il problema psicologico si converta spesso in un sintomo somatico. La patologia psichica - spesso conseguenza di una cattiva interazione fra i due emisferi cerebrali- va ancora più lontanto, in quanto provoca un vero e proprio danno funzionale a diverse aree corticali che è possibile ossevare e quantificare tramite esami appropriati.
La Psiconeuroanalisi interviene sulle patologie psichiche per mezzo dell’uso razionale del linguaggio umano.
La sede fisica del linguaggio si trova nelle aree cerebrali di Broca e di Wernicke dell’emisfero sinistro. L’asimmetria cerebrale, scoperta scientifica relativamente recente, era già conosciuta dai Kabbalisti da tempo immemorabile, che attribuivano a ciascun emisfero proprietà specifiche e differenziate. Negli antichi scritti della Kabbalah ebraica, si parla dell’emisfero sinistro, come della sede dell’intelligenza razionale, Binah, e del linguaggio, e del cervello destro, come sede della sapienza intuitiva, Hokmah. Nella Kabbalah l’equilibrio e l’armonia nascono dall’integrazione di entrambi i cervelli.
Adam Kadmon
In conformità con quanto detto dagli antichi Maestri, la psiconeuroanalisi giunge alla guarigione delle patologie psichiche mediante un riequilibrio delle attività proprie di ciascun emisfero. Ad esempio, la cura per l’isteria, che corrisponde ad un’esasperazione delle funzioni emotive tipiche dell’emisfero destro, consiste nello sviluppo e nel potenziamento delle funzioni razionali e logiche tipiche dell’emisfero sinistro.
Questa operazione avviene mediante l’uso cosciente del linguaggio, inteso come il vettore capace di trasportare il messaggio della mente al cervello.
In questo senso, la Psiconeuroanalisi si pone come un’applicazione terapeutica degli antichi insegnamenti kabbalistici, secondo i quali tutto ciò che esiste è risultato della Parola: i risultati ottenuti sui danni organici alla corteccia cerebrali di diversi pazienti, è una dimostrazione della potenza del linguaggio umano. La parola influisce ed agisce sulla materia del nostro organismo.
Come dice il Dott. Dore, ogni vocabolo aggiunto è un “attivo frammento cosciente del mondo”.

Il trattamento Psiconeuroanalitico prevede anche un importante ampliamento linguistico-lessicale (di solito dieci per ogni incontro, soppesati dal medico ad ogni seduta secondo il loro intrinseco gradiente informativo-semantico, che deve essere sempre giustapposto alle capacità mentali che il paziente presenta, di volta in volta, con il procedere della terapia), afferenti alle più svariate conoscenze naturali e umanistiche, e che a ogni successiva seduta vengono, oltre che interrogati al paziente (il quale è obbligato alla conoscenza sia degli ultimi termini che di tutti i precedenti), anche ripresi e ampliati dal medico secondo il modo innovativo che ha offerto questo nuovo intendimento della realtà.
Altri due pilastri della Psiconeuroanalisi sono in perfetta conformità al pensiero kabbalistico: il rapporto parole-numeri e la legge degli opposti (intesi come destra-sinistra, maschio-femmina).
Il Dott. Dore, in una lezione della quale riportiamo di seguito alcuni estratti, spiega in maniera geniale il rapporto che esiste fra il linguaggio e i numeri, fra le funzioni linguistiche e numeriche, che si collocano entrambe nella corteccia dell’emisfero sinistro.
Questo rapporto venne messo in evidenza dalla Kabbalah ebraica fin dalla notte dei tempi: in effetti la lingua ebraica usa i segni grafici dell’alfabeto sia come “suoni-lettere”, sia come “cifre-numeri”. Una lettera dunque è allo stesso tempo sia suono che numero.
 alfabeto_ebraico
Tutti lo sappiamo ormai, anche leggendo le riviste di divulgazione, che un intero emisfero del cervello è dedicato al linguaggio. Il linguaggio è la sola lingua, quella che si parla, ma è anche tutto ciò che si usa in modo metaliguistico per comunicare. L’emisfero sinistro – ma anche il destro è implicato – lavora perché si possa giungere “all’altro”. Il linguaggio implica collegamento: ciò vuol dire che un nostro emisfero si è specializzato per comunicare con il prossimo. Dietro il linguaggio c’è già l’idea che l’uomo è un essere sociale. Se andiamo a vedere l’estensione di queste aree dedicate al linguaggio, moduli specifici, sono molto vaste. Possiamo dire che coprono letteralmente l’intero emisfero sinistro. Ora nell’emisfero sinistro stesso però ci sono anche le aree deputate ai numeri, e i numeri hanno una doppia valenza: d’avere una morfologia che sembri un segno che è riproducibile nel linguaggio. Perché noi non possiamo definire il numero più grande che esista? Anche per una questione di confini linguistici. Anche se esistesse il numero infinito, nessuno potrebbe leggerlo, perché il linguaggio ha la capacità di significare tale complessità espressa. Ciò significa che fra il linguaggio e i numeri c’è un rapporto: io, mentre conto, parlo, ma mentre parlo faccio atto linguistico e mentre faccio un atto linguistico presento un atto quantitativo.
Vediamo in che modo l’uomo ha sempre vissuto il rapporto tra la quantità e la qualità. Perché dico quantità e qualità? Perché il linguaggio è qualità. Se io dico: “guarda quel lampadario”, non sto dando definizioni specifiche delle quantità in gioco, ma sto definendo un tutt’uno e basta, ovvero la qualità del lampadario. In parole più semplici: gli ho dato un aggettivo e in esso si è chiuso tutto. Se invece usassi lo strumento quantitativo, dovrei misurare il peso, la lunghezza delle sue braccia, addirittura dovremmo misurare l’intesità di luce che emettono le sue lampadine. Inoltre, per parlare del lampadario, ho bisogno prima di identificarlo col linguaggio, poi di misurarlo (numero). Tra i due subentra questo tipo di legame.

Qualità
Quantità


Linguaggio
Numero

Facciamo un altro esempio che rende più chiaro il concetto, e cioé, perché è importante che i due viaggino assieme. Parliamo di un albero. L’albero ha la sua morfologia. Ora, una volta che l’albero è rappresentato, di lui conosco la parola. La parola “albero” ha una sua storia; ho definito l’entità-oggetto in esame completamente, senza bisogno di ulteriori definizioni. E questo nel mondo dei comunicanti è sufficiente per orientarsi nel significato. Però se dell’albero apporto un secondo tipo di rappresentazione, cioè quella quantitativa, posso distinguerlo dagli altri alberi, perché avrà una certa altezza, una certa grossezza di tronco, una certa ricchezza di chioma: tutto questo è quantità. Però notate bene: se non c’è il linguaggio che mi dia il bersaglio “albero”, la matematica non è applicabile. Quindi la matematica è un atto che segue obbligatoriamente il linguaggio, che viene dopo il linguaggio. Il linguaggio identifica il bersaglio, mentre il numero lo raffina ulteriormente; cioè, entra in esso e si sa che i numeri che si stanno dando appartengono a quell’oggetto. Senza il linguaggio, non è applicabile il numero.
Nel nostro cervello sembra che questo sia risaputo da sempre. Voi direte che si è sviluppata di più l’area del linguaggio perché abbiamo più parlato che calcolato. Potremmo dire invece, che la necessità evolutiva era che si formasse molto linguaggio, perché bisognava conquistarsi tutta la realtà con la parola, e poca col numero, perché i numeri fondamentalmente sono pochi da manipolare diventano complessi solo all’interno della “letterazione”. Il poter racchiudere il significato del mondo all’interno del linguaggio, ha preteso una vastità di estensione corticale sufficiente a parlare di tutto, o comunque tutto ciò che noi vogliamo denominare perché abbiamo una grande rappresentazione linguistica. Una volta che sai rappresentarti la cosa linguisticamente, puoi applicare poi l’atto numerico; ma l’atto numerico è in ogni cosa che tu misuri, letteralmente sempre la stessa cosa. È un rituale fisso, invece l’atto linguistico è un rituale elastico, dinamico.
Vedete come fra i due c’è un rapporto di chiave e serratura. La chiave è il linguaggio, la matematica è la serratura (se non ti fa capire l’ingranaggio, a livello analitico, di ciò che però tu hai già bersagliato, già identificato). Di conseguenza, un forte linguaggio, è già un precursore di una forte capacità matematica. Perché se uno ha poco linguaggio, poche cose può rappresentarsi, e praticamente poche cose può conoscere (deduzione logica). Ecco perché noi (impeghiamo) la parola Logos che vuol dire “linguaggio razionale”; è come dire quasi un “linguaggio matematico”.
Una persona straniera che vive in Italia, ad esempio, per contare è costretta sempre a portare i numeri nella sua lingua originale. Ma si tratta di un problema di traduzione, in quanto i numeri sono universali; cioè, al di là della lingua che si parla, la griglia numerica è la medesima; ecco perché l’equazione è uguale per tutti mentre invece una parola scritta in una certa lingua non è uguale per tutti. Ciò non toglie comunque che, una volta che hai identificato con la tua lingua quell’oggetto di natura, puoi utilizzare i numeri. Se la tua lingua non è presente, quell’oggetto di natura tu non puoi misurarlo. E quindi tu hai un vuoto di tipo conoscitivo. Ne va da sé che il linguaggio ha anticipato lo sviluppo dei numeri, non viceversa.
L’analisi permette il passaggio dalla descrizione qualitativa a alla descrizione quantitativa.
Il linguaggio anticipa l’atto del misurare. Il numero misura la parola: una volta che tu lo hai definito con la parola, lo quantifichi, lo misuri. Ma se non sai cos’è l’albero, se tu non hai il concetto di albero, cosa misuri?
Se dunque le aree del cervello sono disposte in quel modo -c’è più linguaggio e meno numero- è un caso o è una necessità? A livello neurologico è una necessità. Ecco spiegato perché siamo fatti così. Quindi la qualità anticipa comunque la quantità. Però il legame è inverso, perché più forte sei nel linguaggio, più possibilità hai di sviluppare una forte quantità; c’è un terreno fertile. Mentre non è vero il contrario. Ora, cosa abbiamo in fin dei conti analizzato senza rendercene conto? La legge degli opposti. Chi è che non sa che l’opposto della quantità è la qualità? Quindi gli opposti vanno uniti insieme per dare un unico effetto.
Abbiamo dovuto spiegare due livelli: il primo è quello cerebrale, perché il cervello è organizzato così. Il secondo è il linguaggio: perché ha questa pregnanza, perché quando anche uno fa calcoli deve per forza parlare? Anche se leggo un numero, lo dico a parole, e se lo dico a parole vuol dire che il numero non si è mai liberato dal segnale, non si è mai liberato dalla qualità. Non è un caso che, nell’Ottocento, c’è stato tutto un filone speciale della matematica, dove alcuni uomini si sono riuniti e hanno detto: dato che la matematica in fin dei conti presenta delle verità logiche, riduciamo tutta la matematica alla logica. Ma fare questo passaggio vuol dire: “riduciamo tutta la matematica al linguaggio”, ovviamente al linguaggio coerente. Nel fare questo, secondo questi logici i numeri -ad esempio il numero 3 e il numero 5- non hanno più una valenza metafisica, come Pitagora pensava, ma sono solamente una questione di insiemi. Se dico 3 -che sono 3 oggetti, che possono essere 3 bottiglie, 3 uomini, 3 donne, 3 cappelli, eccetera- assurgono tutti alla classe del 3. Quindi il 3 esiste perché c’è la classe del 3. E questa è un’interpretazione. Ma, dai discorsi che stiamo facendo noi, sulle matrici del cosmo, i numeri non sono nati così. Anzi sono entità vere che precedono gli insiemi.
Anatomicamente le aree predisposte alla comprensione del linguaggio, la semantica, prima ancora dell’espressione sono anteriori e la matematica sono posteriori, sono anche abbastanza vicine, sono confinanti ma non uguali, perché se voglio conoscere una cosa, la devo indicare: questo è un concetto. Per pesare la devo toccare, e quindi per pesarla devo in fin dei conti manipolarla. Non è un caso che i numeri siano prossimi a dove sono le dita; ciò significa che il numero nasce dal fatto che l’oggetto lo incontra, invece il concetto nasce soltanto perché l’oggetto l’ho visto. Bene? Quindi c’è dalla nascita del concetto qualitativo, un rapporto molto più elastico, tra il mondo che mi stimola i cinque sensi e la mente che elabora la sintesi, il concetto. Mentre la matematica è più un passaggio statico (per) toccare un oggetto. Quindi c’è un senso più specializzato di altri, questo proprio a livello di esperienze originarie (che non ha lasciato traccia) nel nostro cervello, poi sviluppando ovviamente l’astrazione, la materia è stata svincolata dal peso diretto, ma alle origini era così.

Nelle immagini che seguono, vediamo il cervello di un paziente prima e dopo il trattamento psiconeroanalitico: i risultati clinici ottenuti sulla corteccia cerebrale sono evidenti.
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sabato 28 settembre 2013

La “particella di Dio”? ASSENTE!

articolo di  Massimo Corbucci

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Anzi, sanno riconoscere che “errare è umano” e che quando c’era da scoprire una cosa così enorme, come la ragione dell’esistenza della Materia, disponendo solo di nozioni di Matematica e di Fisica classiche, l’errore non poteva che essere fatalmente inevitabile!
Tuttavia va detto che lo studioso che ha scoperto il Vuoto Quantomeccanico, non si vanta di aver fatto la scoperta, piuttosto sente il peso di una sorta di “missione” che ora gli rende chiarissimo come “quel che si tocca” sia solo l’effetto di un fenomeno neuro-fisiologico.
Comunque, sebbene sia molto imbarazzante che un umile fisico italiano abbia potuto superare la capacità di calcolo del CERN, vero è che questo è successo, e non prenderne atto comporta anche un’assunzione di responsabilità, dopo la constatazione del fallimento, al CERN, della ricerca relativa alla “particella di Dio”, il bosone di Higgs. È inutile sentenziare che oggi sono finiti i tempi di Albert Einstein e che solo gruppi di ricerca coordinati e con grandi mezzi strumentali possono fare ancora delle scoperte scientifiche! Ciò non è vero, e la dimostrazione consiste nel fatto che un semplice, tenace studioso italiano, è venuto a capo di un anagramma la cui soluzione non è stata trovata neanche dal più grande centro di ricerca del mondo. E. P. 

 (questo articolo ci è stato concesso in esclusiva dal Dott. Corbucci, articolo che fu inizialmente destinato alla rivista Area di confine, censurata sul nascere)

Noi di Area di Confine, cultori di una “Scienza di Confine”, crediamo che errare sia umano e siamo anche convinti di poter dire: “Chi non ha mai errato, scagli la prima pietra”. Non abbiamo la sensazione di prenderci una licenza, asserendo che, in tutta la Storia della Scienza, le grandi scoperte e le invenzioni d’impatto epocale non le hanno mai fatte gli uomini “biasonati” delle Università, con tanto di “colpo di spada” ricevuto sulla spalla per investitura accademica. Piuttosto, si è trattato di umili personaggi, il più delle volte nemmeno in possesso di titoli di “scolarizzazione”, che però sono riusciti a supplire alla mancata frequenza di corsi di alta matematica con una genialità matematica innata, con un acuto spirito di osservazione, con una tenacia estrema, o semplicemente con una “capacità di sintesi” di gran lunga superiore a quella di chi si disperde in analisi pedanti, quanto inutili ai fini pratici. Potremmo ricordare George Green, il grande Fisico-Matematico di Nottingham che, umile mugnaio, ufficialmente analfabeta, fondò tutto il costrutto teorico dell’elettromagnetismo, utile in seguito per la moderna fisica nucleare.
Oppure Michael Faraday, Guglielmo Marconi, John Adams, George Gamov Meucci, Tesla, che sappiamo bene cosa riuscirono a fare, disponendo solo di una grande intelligenza ma sguarniti di “libere docenze”. Ora, se noi avessimo la tendenza all’astio che caratterizza i nostri “detrattori”, potremmo dire che finalmente è arrivato il momento di prenderci la giusta rivincita, cavalcando la tigre dell’inglorioso impasse in cui si è cacciato uno dei più grandi e prestigiosi Enti di ricerca scientifica della Terra, il C.E.R.N. Di Ginevra, con la “particella mancante”, la celeberrima “particella di Dio”, chiamata tecnicamente “Bosone di Higgs”.
A differenza dei nostri detrattori però, amiamo veramente la Scienza, e quello che ci sta a cuore è solo e soltanto la Verità! Pertanto, con il dovuto rispetto verso i tantissimi Scienziati che seriamente lavorano al CERN e sono degnissime persone, ci limitiamo a far notare, che anche al più grande Ente scientifico al mondo può succedere di cadere in errore!
(La ricerca del “Bosone” come origine della materia è stato un madornale errore concettuale. Il Bosone non si trova, semplicemente perché non c’è. La materia ha origine da “tutt’altro” e il CERN dovrà giocoforza prenderne atto, se vorrà riprendersi.
Diabolico invero sarebbe perseverare e continuare a cercare qualcosa di concettualmente avulso dal funzionamento dell’Universo.
State per leggere la soluzione che permetterà al CERN e alla intera Comunità Scientifica mondiale, di “rialzarsi in piedi”, dopo un (costoso ma comun-que comprensibile) inciampo.

È per me una grande emozione rappresentare, in questo momento, l’epistemologo (vorrei più umilmente dire il fisico, ma sento di aver risolto più un problema di Epistemologia, che di Fisica, in tutta coscienza e in onor del vero), che ha trovato il modo di far uscire la Comunità Scientifica da un allucinante impasse, dal quale obiettivamente sarebbe impossibile venir fuori, se non con la soluzione “da confini della realtà”. Voglio confidare a tutti e all’Ing. Ennio Piccalunga, che mi ha lasciato la “penna libera” di scrivere col ”cuore in mano”, che non è uno scherzo vedersi addosso una così grossa responsabilità e rendersi conto della “propria assoluta solitudine” nell’affrontare, da umilissima persona e con tutte le paure che accompagnano normalmente la vita dei “comuni mortali”, la prova tremenda di quello che dovrà essere il consenso unanime, dopo la verifica di quella che viene presentata come “la cosa sorprendente che la Fisica non aveva potuto prevedere”.

Dal lontanissimo 1976, sapevo che un giorno i Fisici si sarebbero imbattuti in qualcosa di concettualmente sconvolgente rispetto ad ogni nozione precedente della Fisica. Già da allora, mi ero reso perfettamente conto che la gravità, rispondente alla vera ragione per cui un grave cade a terra uniformemente accelerato, nulla aveva a che fare con i concetti finora studiati nei corsi di laurea in Fisica.
Ovviamente non ho vissuto questa acquisizione scientifica personale vantandomene con me stesso, anche se ero piuttosto impressionato dalle enormi implicazioni di ordine, penso sia il caso di dire, “Teologico”. Non solo era importante capire “come” un oggetto materiale cade. Piuttosto si doveva risalire al “perché” cade. Come se il fenomeno aderisse più ad una legge “psicologica”, che non ad una legge “fisica”: i gravi cadono, poiché “stupirebbe” vederli rimanere sospesi in aria! E lo “stupore” è direttamente proporzionale all’intensità gravitazionale del Luogo (Pianeta) dove si “osserva” il fenomeno.

Su una stella di neutroni (quasi un “buco nero”) lo stupore sarebbe massimo, ma non ci sarebbe il tempo di avvertirlo emotivamente. In genere, l’occasione di capire appieno (in una visione “sintetica-estrema”, del tipo “lampo di genio” illuminante) l’importanza di qualcosa che si è avuto modo di scoprire in Fisica, arriva di colpo, il giorno che qualcuno, interessato a verificare rapidissimamente la consistenza di quello di cui tu gli stai parlando, ti fa una domanda straordinariamente pragmatica, che richiede una risposta chiarissima, senza “giri di parole”, perifrasi semantiche di salvataggio, premesse esplicative più lunghe della domanda stessa.
Recentemente, mi trovai con un importante imprenditore ad interloquire con un linguaggio scarno di chi vuole arrivare subito al punto.

Domanda: “La Teoria del Big Bang, che ci guadagna, adesso che tu hai fatto una Nuova Tavola Periodica degli Elementi?”
Per un attimo la domanda mi sembrò semplicemen-te insidiosa; poi ho capito quello che in 34 anni non avevo mai compreso di aver effettivamente scoperto, ed ho risposto nel modo più confacente per un uomo che non può perdere un minuto del suo tempo.

Risposta: “La teoria del Big Bang cerca di spiegare cosa è successo un istante dopo che l’Universo ha deciso di cominciare ad esistere, e diverrebbe una Teoria straordinaria se riuscisse a spiegare, anche, cosa c’era al posto dell’Universo, nel preciso istante della decisione. Ebbene. Quelle “Caselle Nere” nella mia “Nuova Tavola” rappresentano nientemeno quel che c’era “al posto dell’Universo”, nell’esatto momento zero. Il Vuoto Quantomeccanico”.
L’importante imprenditore ha capito immediatamente che il C.E.R.N. Di Ginevra è proprio alla ricerca di quel che c’era nei “primissimi” istanti di creazione dell’Universo e che io avevo sorprendentemente superato ogni aspettativa scientifica, in modo semplicemente inimmaginabile, in quanto avevo trovato il “modo conforme” ad un Modello della Fisica “di rappresentare nientemeno che l’istante 0. (Altro che il primissimo istante!). È eloquente in modo struggente, per il cuore di uno scienziato, constatare come la Nuova Tavola Periodica rappresenti l’ontologia del “Creato”, attraverso il paradigma della configurazione “grafica”, dove sono “messi in ordine” tutti gli Elementi presenti nel Sistema Periodico, come nell’Universo e nel punto di “rottura della simmetria”…

Tra i 50 Elementi di “Classe A” e i 62 Elementi di “Classe B” della Nuova Tavola Periodica, si rende visibile la loro stessa origine sotto forma di 2 “aree nere”, che non sono affatto un riempitivo grafico. Dentro quel “NERO” abitano i due Genitori della Materia, di nome “Vuoto-Vuoto-Vuoto…” (Sigla fisi-ca T). Sono i famigerati “mattoni ultimi”, (Rishoni) che Gell-Mann, e tutti i fisici, disperatamente vorrebbero capire cosa sono “realmente”.

tavola periodica

Incredibilmente però, sebbene ci siano e siano le cose più “dense” del Creato tanto che i buchi neri, di questa SOSTANZA (Sub-stantis) sono costituiti e sappiamo è qual la loro immane potenza gravitazionale, essi semplicemente – n o n – e s i s t o n o !!!
Genitori della Materia generano il mondo, ma non sono di questo mondo.
Sul precedente numero di dicembre 2010 di AREA DI CONFINE, introducemmo già questa nozione scioccante, di “quid” responsabile dell’origine delle cose e di noi stessi e responsabile della caduta a terra dei gravi, che è presente, ma NON esiste!!!
La fisica non poteva prevedere qualcosa che non c’è… ma non esiste. È quindi comprensibilissimo che un Ente, finanziato da molte decine di Paesi del mondo, che dispone di strumenti di calcolo ed operativi colossali, come il superpotente LHC a 12.000 magneti super conduttori, montati sotto un immenso tunnel circolare di 27 chilometri, si sia imbattuto in un colossale “inciampo scientifico”, ricercando qualcosa che “fondamentalmente” non rientra nel dominio della Fisica in quanto “non esiste”…pur essendoci.
Per “maneggiare” il quid da dove origina la materia, che poi è anche lo stesso quid, che imprime ad essa l’accelerazione gravitazionale, la Matematica e la Fisica sono inadeguate.
Almeno quel tipo di Matematica, che si studia nelle facoltà di Fisica, e quel tipo di Fisica che si studia nelle facoltà di Scienze Matematiche, Fisiche e Naturali.
Vedremo, nei prossimi numeri, che tipo di Matematica “Superiore” è stato necessario introdurre, per approcciare concettualmente quel NERO, “circondato” dai 112 Elementi della NUOVA Tavola Periodica, che concepii nel Dicembre 1996.
E che tipo di Fisica, bisogna istituire ora, affinché il compito dei Fisici di definire concettualmente la ragione del “conferimento della massa” e del “conferimento del peso” delle cose esistenti al mondo, sia finalmente espletato.

IMPLICAZIONI TEOLOGICHE DEI NUOVI MOVIMENTI

Rendersi conto che noi, atomo dopo atomo di cui siamo composti, “veniamo fuori” da un Regno che non fa parte del Mondo dove viviamo, ridimensiona di molto le concezioni “materialistiche” di chi batte le nocche delle dita sul tavolo, per bofonchiare: “credo in ciò che si tocca”. Convinto peraltro di “toccare veramente” senza però rendersi conto che il “tocco” è solo e soltanto una semplice sensazione neuro-fisiologica, “regalataci” da uno stranissimo organo, il cervello, la cui “secrezione” detta pensiero, in Fisica viene considerata qualcosa di “immateriale” per antonomasia.
La Fisica non si è ancora accorta che il cervello non è la causa del pensiero, ma soltanto la causa del suo manifestarsi. Attraverso qualcosa che non esiste!
Ciò farebbe tremare di paura, se non si arrivasse a cogliere “il senso della Vita”.
Men che meno, e questo è preoccupante, si è accorta che il pensiero, e non la forza di gravità, è la “cosa” più potente che c’è nell’Universo, tanto da dare il moto a tutti gli astri.
Non solo, dunque, la materia non origina dalla particella di Dio, ma la gravità non è forza, ma… pensiero.
Infatti, come detto all’inizio, il fenomeno della caduta gravitazionale degli oggetti aderisce più ad una Legge “psicologica”, che non ad una legge di fisica!
Nei precedenti numeri della rivista ne abbiamo parlato, e vi suggerisco di rileggere tutto dall’inizio, se volete comprendere quello che rappresenta il più grande Mistero scientifico e che per il CERN di Ginevra ha rappresentato un motivo di tremendo impasse.
Questo succede quando si pensa di “vicariare” con mezzi tecnologici spaventosi, nella fattispecie un LHC “strapotente”, il quid più potente in assoluto, che abbiamo detto essere il pensiero.
A proposito.
Nell’istante 0 del “Big Bang”, quando ancora l’Universo non aveva iniziato ad esistere, c’era il…pensiero.
Come “pensare” (!) che l’Universo possa “aver preso la decisione” di esistere, se non “pensando di poterlo fare”?
Probabilmente si è capito che la gravità era già “presente”, prima del “grande scoppio”, vero?
Ecco: questo…”era” un “punto chiave” mancante nella Teoria del Big Bang.
Propedeuticamente, si invitano i lettori a prendere visione dei 2 video in rete internet, relativi alla trasmissione di RAI-2 VOYAGER diretta da Roberto Giacobbo, andata in onda il 31.05.2010 col titolo di PARTICELLA MANCANTE.
Basterà digitare su Google la frase “Massimo Corbucci particella mancante”.

 

venerdì 27 settembre 2013

Intervista a Marina Tonini (contattata)

(febbraio 2013)

D: Ciao Marina parlami di te e della tua esperienza a grandi linee avuta con gli ET/UFO/Alieni. Chi è Marina Tonini?

R: Marina Tonini è una persona che ha avuto una grande opportunità, attraverso quest’esperienza straordinaria di contatto con esseri che provengono da altre dimensioni, principalmente Siriani, della stella multidimensionale Sirio b. La mia vita è stata da sempre una vita “particolare” diciamo, colma di esperienze forti, che a posteriori mi è stato detto, essere stato una specie di addestramento per quello che poi doveva essere quello che è ora.l La forza per espormi e per portare questo messaggio di consapevolezza in questo tempo di cambiamento che richiede coscienza di quello che siamo e di quello che ci aspetta in termini di evoluzione e appartenenza alla nostra vera identità, quella di esseri galattici. Questo termine riassume in sé la coscienza di quello che non immaginiamo nemmeno... un’appartenenza ad una Unità Cosmica con esseri che come noi stanno facendo un cammino di Ascesa verso l’Alto, verso i valori dello spirito, al di là della materia, cercando come noi il significato di “Tutto Ciò che E’ ”.

D: Reputi la tua un’esperienza di abduction o di altra natura?

R: La mia esperienza è stata sicuramente di abduction, ma non intesa come rapimento… lo sottolineo spesso perché personalmente non l’ho vissuta come qualcosa di costrittivo, ma come una grande opportunità per conoscere, un’esperienza esente da paura o da caratteristiche negative.

D: Sono stati gli ET a cercare te o tu a cercare loro? C’è stata una sorta di corrispondenza e di reciproco interesse fra te e loro che è durata nel tempo? E questo feeling secondo te è stato un mezzo per mantenervi in contatto?

R: Sono stati Loro a contattarmi, anche se sostengono che io sapevo dall’inizio, prima di incarnarmi su Gaia che avrei avuto questo compito, il risveglio lo hanno permesso loro. Il reciproco interesse certamente persiste, loro vengono quando c’è bisogno di fare il punto della situazione, anche se il contatto telepatico permane sempre.

D: Pensi di esser stata rapita per una questione genetica? Secondo te perché hanno scelto proprio te? A quali caratteristiche del genere umano sono interessati?

R: Ribadisco che non sono stata rapita…la questione genetica è importante, in quanto chi ha il compito di portare questi messaggi, generalmente, come dicono loro, viene coscientemente posto sul pianeta per questo…loro sostengono la natura aliena dei contattati, in qualche modo siamo legati al progetto. Le caratteristiche in base alle quali compiono la scelta sono diverse e soggettive, chiaramente da riferirsi al compito che devi svolgere. Nel mio caso parlano di Coraggio, di Umanità e di capacità di andare contro al sistema, inteso come menefreghismo di quello che pensa la gente, in generale, delle critiche intendo… Loro, intendo i Siriani con i quali sono in contatto, non hanno intenzioni negative, ci vedono come entità sul punto di fare un salto quantico di coscienza per essere finalmente integrati nell’Uno, in contatto con altre creature che popolano la nostra galassia e oltre…

D: Secondo te esiste un cover up sugli ufo? Pensi che la tv ridicolizzi l’argomento o sottovaluti il tema abduction? E secondo te perché?

R: Certamente esiste un Cover up, anche se ormai risulta difficile mantenerlo, visti i sistemi di comunicazione che abbiamo oggi. La paura fa ancora da padrona, anche se stiamo entrando nell’ottica di convincerci che non siamo gli unici abitanti dell’Universo… La tv fa parte di un sistema che è collegato al potere e quindi da una parte usa l’argomento per fare audience, dall’altra è curiosità anche se tenuta rigorosamente dentro schemi di superficialità e di controllo..

D: Quando è stato il tuo primo episodio di contatto con queste civiltà? Te lo ricordi? Che cosa è accaduto esattamente?

R: Il mio primo contatto è stato a giugno 2008. Successivamente si sono amplificati gli incontri fino al viaggio in astronave che ha dato inizio all’incontro più significativo, avvenuto circa due mesi dopo: la comunicazione che sarebbe dovuta iniziare la divulgazione vera e propria… che poi è avvenuta con Mistero e via via in altre trasmissioni televisive.

D: Quali sono le razze aliene che ti contattano? Parlami un po’ di loro.

R: La razza con cui ho maggiori contatti è di Sirio b. Fisicamente sono molto alti, portano delle tute grigio blu, hanno una fisicità simile alla nostra con il capo più allungato, con caratteristiche umanoidi. Le altre entità che ho incontrato sono umane apparentemente, hanno delle tute bianche e si definiscono medici, vengono dalla Nave medicina..

D: Ti ricordi episodi di abduction in cui eri sveglia e cosciente? Gli episodi di abduction riemergono solo durante la fase del sonno? Hai mai ricorso ad ipnosi per far riemergere dei ricordi?

R: L’episodio del viaggio in astronave comincia da sveglia, la luce appare nella mia stanza mentre io sono seduta sul letto… da quel momento non ricordo altro se non il viaggio e la discesa su Sirio b… al mattino mi ritrovo nel letto, coperta come se non fosse accaduto nulla… ma ricordo perfettamente l’esperienza… gli incontri principali sono avvenuti in stato di veglia, altri avvengono nello stato di pre sonno…

D: Hai avuto molte esperienze oniriche sull’argomento ET, Alieni, UFO e se è si come si sono sviluppate nel tempo?

R: Non ho particolari esperienze oniriche sugli extraterrestri… sono sufficienti quelle che ho da sveglia :)

D: Oltre alle esperienze fisiche hai avuto anche contatti astrali o esperienze extracorporee tipo oobe? Quanto centra lo spiritismo con l’ufologia e gli ET? I due fenomeni sono interconnessi?

R: Lo spiritismo è una dimensione che non esclude gli extraterrestri. Siamo tutti interconnessi. Loro sono vivi e fanno parte di una dimensione differente, anche se sono più vicini e maggiormente interconnessi all’aspetto spiritico, inteso come vita dopo la morte. La morte per loro è cosciente trasformazione, non la vivono come tragedia ma come cammino consapevole che trasforma la materia in qualcosa di più sottile. La vita è una opportunità di giocare con la materia e di comprendere che essa non è altro che la manifestazione densa dell’energia che pervade la creazione. Siamo energia e l’energia assume diverse forme... infinite…

D: Che cosa consigli a persone che hanno avuto un’esperienza singolare come la tua? Ti reputi sfortunata o fortunata?

R: Difficile dare consigli... ogni esperienza è differente. Io mi reputo fortunata, perché a me ha dato la certezza del nostro valore inteso come conoscenza di quello che siamo veramente, tolta la maschera, tolte le paure, tolti i nostri punti di vista così settoriali e relativi… come dicono i miei amici siriani. Ognuno ha l’alieno che si merita… Il pensiero crea la forma, ognuno è l’artefice delle sue esperienze, tutto è perfetto per il momento evolutivo che stiamo attraversando... solo da comprendere il concetto che noi possiamo essere ciò che vogliamo essere... niente di più o di meno.

D: Pensi che gli alieni siano intervenuti nel passato sulla genetica umana? Secondo te lo stanno ancora facendo? E a che scopo?

R: Si, loro sono intervenuti a suo tempo e hanno costituito la razza umana attraverso tentativi genetici... fanno ricerca anche loro. Nel loro contesto ci sono caratteristiche differenti di vita. L’esistenza è una ricerca continua. I fini sono i più disparati... non devono essere per forza negativi. Basta guardare cosa stanno facendo sul pianeta gli “umani” al genere animale… questo non è terrore? Mi viene da pensare con paura più alla nostra non consapevolezza che ci porta a fare male a noi stessi e a creature che non possono difendersi. Non mi preoccuperei degli alieni... se avessero voluto sfruttarci o invadere il pianeta, lo avrebbero già fatto. Pensiamo che per quanto poco possa essere la loro evoluzione sarà sempre maggiore della nostra!

D: Durante questi incontri quali sono le operazioni eseguite dagli ET? E quali fra queste le più frequenti?

R: E’ molto soggettivo…a me non hanno fatto nulla, almeno di quello che ricordo.

D: Gli alieni che ti contattano ti hanno mai detto da dove vengono o eventualmente da quando vengono? E come fanno a raggiungerci?

R: Loro vengono da Sirio b e utilizzano la Curvatura spazio temporale, costituiscono cioè delle porte o stargate che permettono loro di essere qui velocemente…

D: Hai mai avuto il dubbio o il timore che dietro a tutta questa storia non ci sia altro che un esperimento militare studiato a tavolino dalle potenze mondiali?

R: Sicuramente il NWO cerca di confondere le idee e di creare panico, ma io sono certa che i miei contatti non entrano in queste dinamiche. Il nuovo ordine cercherà di confonderci, ma questa volta non ce la farà perché il decreto di cambiamento viene da ordini superiori anche a loro.

D: Ricordi parole, suoni, fonemi o nomi pronunciati dagli ET? Che lingua parlano e come comunicano con noi?

R: Comunicano telepaticamente. La telepatia rappresenta il pensiero e non ha lingua, anche se la percezione risulta essere come un suono…

D: Gli ET ti hanno mai mostrato o confidato eventi futuri o passati della nostra civiltà? E della loro?

R: Parlano di coscienza collettiva che tende al risveglio, parlano di scossoni energetici che innalzano la nostra frequenza, parlano di Gaia come creatura vivente perfettamente interconnessa alla nostra evoluzione… tutto avverrà nel tempo giusto, e presto avremo possibilità di conoscerli da vicino.

D: Ti sei confrontata con molte persone nell’ambiente ufologico? E che risultati hai ottenuto? Ti senti soddisfatta?

R: Mi sono confrontata con persone che hanno avuto esperienze analoghe e sono rimasta soddisfatta, ma l’ambiente ufologico è tecnico principalmente... c’è di tutto... persone che fanno ricerca, persone che vogliono solo mettersi in mostra, persone che credono, molte sfaccettature…

D: Pensi che il tuo sia un caso singolare, unico nel suo genere? E perché?

R: Non penso di essere un unico caso. Il mondo è grande e ci sono molti contattati. Siamo tutti “uno” … Io sono una delle fortunate che ha avuto esperienza con popolazioni extraplanetarie costruttive, ma questo è accaduto anche ad altri prima di me ( Eugenio Siragusa, Il caso Amicizia, Meyer, ecc..)

D: Hai mai avuto prove fisiche di quella che è la tua esperienza di abdotta? Che tipo di prove hai avuto? Hai avuto prove a seguito di contatti alieni o di rapimenti? Oltre alle prove se vuoi raccontarmi alcune delle tue esperienze più belle o più brutte eventualmente di quella che è stata o continua ad essere la tua esperienza con gli ET.

R: Le mie esperienze includono solo cicatrici, ma non di grossa entità. Comunque cose che generalmente hanno tutti gli addotti o quasi, ma ti ripeto, è tutto molto soggettivo.

D: Oltre ai contatti con gli ET hai mai avuto esperienze paranormali? I fenomeni secondo te sono interconnessi?

R: Si, ho avuto fenomeni paranormali fin dalla tenera età... forse anche questo può essere un metro in base al quale scelgono i canali... principalmente deve esserci un approccio di non paura con tutto questo.

D: Che cosa pensi degli ET in generale basandoti sulla tua esperienza? Che idea ti sei fatta su questo argomento? Ti sei mai sentita come modo di pensare più vicina a loro che agli umani? Che sentimenti provi durante o a seguito di questi rapimenti? Quali emozioni ti legano al fenomeno?

R: Io sinceramente mi sento più ET che terrestre! L’idea che mi sono fatta è che è tempo di avvicinarci alla verità. Dopo quest’esperienza la mia vita, ovviamente, ha subito una trasformazione… sono molto più vicina a loro, e questo risveglio mi ha resa cosciente che forse, come dicono loro, sono sempre stata un po’ “Aliena” :)

D: Dopo aver preso coscienza della tua storia di abdotta senti di aver cambiato percezione della realtà (la visione del mondo che ci circonda)?

R: Assolutamente si! Come tutti gli addotti cambia completamente la visuale. Questo per certi versi è l’aspetto più difficile… stare tra due mondi non è semplice, ma se deve essere ci sarà un motivo.
 
D: Cosa pensi degli scettici? E delle persone che hanno paura?

R: Degli scettici penso che non sono pronti. Ognuno ha il suo livello di coscienza. Non possiamo prendercela con un bambino di prima elementare perché non sa fare le equazioni no? Necessita un percorso graduale. Il dubbio è la parte più importante dell’intelligenza e saper mettere in discussione le
proprie certezze fa di un uomo normale un essere in evoluzione. Siamo stati cresciuti a pane e paura!

D: ET ed UFO hanno quindi un legame secondo il tuo punto di vista ?

R: Le astronavi sono i mezzi sulle quali viaggiano gli ET ….causa effetto? :)
 
D: Secondo te politici, religiosi, governanti e militari sono da tempo in contatto con civiltà extraterrestri/aliene? A che scopo?

R: Si sono in contatto per scopi finalizzati al potere e allo sfruttamento economico del sistema… Si sono fatti aiutare a suo tempo in cambio di altri favori in ambito tecnologico militare..

D: Secondo te che idea hanno gli alieni di noi? Cosa pensano del genere umano?

R: Non esiste un'unica idea rispetto al genere umano. Sarebbe come dire che gli australiani pensano la stessa cosa dei giapponesi… Siamo entità uniche e differenti. Ogni razza ragiona in base alle proprie realtà di appartenenza. Generalmente diciamo che ci considerano agli albori della conoscenza e della consapevolezza.

D: Hai mai avuto un dialogo a tu per tu con uno di questi esseri? Che cosa ti ha detto e in che modo lo ha fatto?

R: Si, ho avuto un dialogo... loro parlano con me delle metodologie applicabili alla comunicazione, di come dovrà essere il mio lavoro in merito a questo, di come intervengono volta per volta nell’organizzare l’evento in questione…

D: Secondo te da quanto tempo è che questi esseri ci contattano? Sanno più loro di noi di quanto noi sappiamo di noi stessi e delle nostre origini?

R: Noi siamo stati controllati da tutto, tenuti all’oscuro della vera ragione della nostra presenza sulla terra. Conoscono meglio loro la nostra storia, ma uno dei messaggi è che prestissimo ci verranno illustrate le cose come stanno.

D: Oggettistica. Quali strumenti utilizzano gli alieni durante le loro operazioni? Ne ricordi qualcuno? Oltre agli esami medici ti hanno mai fatto interagire con la loro tecnologia? Ti hanno mai dato loro strumenti in mano? Come pensi che funzionano i loro mezzi?

R: Loro agiscono in base a leggi elettromagnetiche, usano la fisica quantistica, lavorano sulle frequenze, hanno la consapevolezza di poter agire sulla materia. La frequenza crea la forma e loro sanno di vivere all’interno di un oceano vibrante di frequenze… considerazione che a noi manca quasi totalmente.
 
D: Come concludi questa intervista? Hai qualcosa da aggiungere? Un parere, una riflessione o un pensiero?

R: Il mio pensiero è quello di poter aprire le menti, per quanto mi sarà concesso, aiutando le persone a comprendere che la paura non è costruttiva, ci rende deboli. Noi siamo la forza di quello che vogliamo essere. Dobbiamo lavorare molto su questo, dobbiamo cominciare a mettere in pratica L’Amore, è l’unico metro di misura che ci farà progredire nella coscienza, fiducia di appartenere ad un disegno che è al di sopra delle nostre misere convinzioni che non fanno altro che chiuderci ancora di più nella nostra limitatezza. Siamo come delle formichine in una scatola di cartone, siamo convinte di conoscere bene la nostra scatola, siamo certe che questo sia il nostro mondo. Ora la scatola si sta aprendo e quello che ci appare al di fuori è molto più grande di quello che potevamo mai immaginare… dobbiamo guardare… questa volta non abbiamo scelta… Platone diceva : “Si possono comprendere i bambini quando hanno paura del buio, ma la cosa tragica è quando gli adulti hanno paura della Luce”.

mercoledì 25 settembre 2013

Avvistamento Ufo 25.09.2013

Li ho visti anche io ieri sera ma il video che ho girato non è abbastanza vivido quanto questo che potrete vedere cliccando sul link in fondo all'articolo. E' stato fantastico, da rimanere senza fiato per un attimo!
 
 Il  video che vi presentiamo è la testimonianza di un doppio avvistamento UFO nella località di Dragona (Roma). Testimone è la nostra amica Skywatcher Iwona Szymanska che ringraziamo per aver condiviso con noi questo avvistamento incredibile. Ecco il racconto di Iwona:
Il 22.09.2013 verso le ore.20.30 mi sono recata al campo nelle vicinanze delle scuole a Dragona per lo skywatch. Ero in compagnia di mia figlia Vanessa R. e un suo amico Federico. Dopo poca attesa alle.21.01 abbiamo avvistato una grande sfera di luce apparire dal nulla sopra ad una villa di fronte a noi. La sfera si è sdoppiata continuando il suo percorso insieme alla sua compagna dirigendosi verso Roma.  A distanza di 5 minuti mia figlia si è girata notando una “palla” rossa alle nostre spalle.  Infatti l’oggetto era molto grande, emanava una intensa luce rossa,luminescente.  Al contrario delle sfere bianche il suo movimento era diverso, scendeva dall’alto al basso diventando più piccolo fino a scomparire.
Di seguito il video delle sfere registrato da Iwona la sera del 22 Settembre 2013.
Redazione Segnidalcielo
http://www.segnidalcielo.it/2013/09/25/roma-avvistamento-ufo-a-dragona-il-video/

Sii luce

Sii luce dissolvendo le tenebre dell'ignoranza divenendo una cosa sola con l'intero universo. Per essere senza limiti devi svuotarti, liberandoti di ciòò che hai imparato, poichè solo un contenitore vuoto è in grado di farsi riempire dall'amore. E' l'amore che apre le porte ai misteri dell'esistenza: la tua essenza più profonda. Hai imparato fin troppo! Adesso è il momento di liberarti di ogni forma di concetto precostituito e di vivere nel coraggio, è il momento di tornare all'innocenza. Devi riuscire a sentire ogni cosa proprio come un bambino: solo l'innocenza è in grado di Essere.
Il Princìpio del Vuoto è il Tao del Dragone, è ciò su cui si basa non solo la nobile Arte Marziale, ma ogni cosa che esiste e che non esiste. Essere vuoto, privo di pensieri, richiede il tuo coraggio: Solo tu puoi avere il coraggio di non affidarti a schemi mentali per sopravvivere. Per essere tu stesso il Princìpio del vuoto, devi affidare alle sensazioni tutta la tua esistenza. Le sensazioni sono ben più potenti e veritiere di qualche tecnica o deduzione mentale ma per riscoprirlo devi metterti in gioco, un'anima coraggiosa è un'anima che affronta le sue paure.

Distaccati da ogni pensiero e da ogni ogni emozione, distaccati da ogni cosa proprio come se fosse un sogno. In realtà l'universo non è altro che uno straordinario sogno in cui l'amore è il collante di ogni forma di vita. Con questo distacco tutto diventa possibile e divieni un silenzioso meditatore che osserva un fiume. Non cerchi di fermare il corso dell'acqua, rimani in osservazione poichè il flusso segue il suo corso incessantemente. Accetta tutto ciò che vive dentro di te senza giudicarlo, non reprimere, lascia che tutto scorra. Vivere godendoti il presente ti permette di collegarti immediatamente alle tue sensazioni che conoscono ogni cosa, poichè quelle sono le sensazioni dell'intero universo. Tu sei in tutte le cose esistenti e non esistenti.

Solo la gioia di essere vivo e grato di essere nel qui ed ora ti permette di spostare il focus sugli intenti della tua vita. Nel distacco, nel vuoto, sei come l'acqua. Attraversi tutte le porte che si aprono al tuo passaggio e rimani di fronte alle porte chiuse senza fare resistenza. Abbi fiducia e si apriranno da sole!

Fluisci attraverso gli ostacoli poichè l'acqua è come l'amore: trova sempre la via della libertà. Così sei un lago silenzioso in cui l'altro te stesso può specchiarsi poichè due onde sono sempre parte del medesimo oceano. L'ego non è un'entita' da combattere ma un processo di pensieri che ha la sua funzione nel mare dell'esistenza. Basta un semplice sguardo verso lo splendore delle onde che brillano sotto il sole che tutto diviene improvvisamente ciò che è sempre stato: la meravigliosa danza dell'UNO! 

Aquila senza nido

lunedì 16 settembre 2013

Suoni sacri

Dei suoni sacri molto si parla. Dei suoni con vibrazioni alte che ci aiutano a svegliare certi aspetti del nostro essere. 
La verità è che i suoni sacri sono già conosciuti dal nostro inconscio per la vibrazione collettiva di cui siamo parte. 
 
Il suono I A O è molto antico ed è presente in diverse culture tra le quali quella egiziana e quella ebraica. 
Quando lo vibriamo ci colleghiamo con un grandissimo coro di invocazione alla divinità Universale.
 
IAO riassume l'energie di Iside (principio creativo), Apophis (la distruzione) e Osiride (la reintegrazione di un essere nuovo); mentre nei principi alchemici, I A O unificava il fuoco (IGNIS, lo zolfo), l'Acqua (ACQUA, il mercurio) e l'Origo (la causa e il mediatore fra l'acqua e il fuoco). 

È un suono sacro che aiuta a stimolare la ghiandola pineale, aiuta ad alzare la frequenza e a risvegliare l'energia sessuale. (I pineale; A cuore, O organi sessuali)

Provate a vibrarlo almeno 3 minuti o 7 volte:
Sedute comodamente, occhi chiusi con il focus nel terzo occhio;
potete mettere un mudra dove le mani si incontrano toccandosi fra di loro solo con i polpastrelli;
respirate profondo 3 volte e poi iniziate a cantare:
IIIIIIIIIIIIIIIIAAAAAAAAAAAOOOOOOOOO 

Sentite la sua forza e potenza, i suoni creano grandi cose quando li vibriamo con la nostra voce... è una massaggio al campo magnetico, alle ghiandole, alle cellule, alle molecole... 

Amore, pace e luce. Guru Atma Kaur 

Immagine: Susanne Iles (IAO SABAOTH)