giovedì 7 febbraio 2013

Indonesia: il gigante cartario ferma le ruspe


Dopo anni di campagne che hanno visto tutte le associazioni ambientaliste in Indonesia e in tutto il mondo battersi per la protezione delle foreste indonesiane, ieri un annuncio che potrebbe aprire una strada
 
Il gigante cartario Asia, Asia Pulp & Paper (APP) ha annunciato una politica forestale che tra l'altro prevede l'immediata moratoria dell'abbattimento di alberi nelle foreste naturali, politica estesa a tutti i fornitori. 
La APP è forse la più discussa impresa cartaria nel mondo, considerata responsabile della distruzione di circa due milioni di ettari di foreste pluviali nella sola isola di Sumatra, minacciando così l'habitat delle ultime tigri di Sumatra, scacciando dalle loro terre migliaia di contadini e di indigeni (anche con gravi violazioni dei diritti umani), e rilasciano in atmosfera immense quantità di carbonio, a causa della conversione delle foreste torbiere in piantagioni.

"Questo dimostra che quando le associazioni ambientaliste si mettono assieme, riescono a battere un avversario potente e aggressivo, quale la APP ha dimostrato di essere - ha dichiarato Sergio Baffoni, dell'European Environmental Paper Network (EEPN) - E' ancora presto per dire se questo annuncio aprirà davvero la strada a una soluzione reale: solo la sua implementazione sul campo sarà in grado di provarlo. Nel frattempo suggeriamo alle imprese di continuare a evitare ogni rapporto commerciale con la APP".
 

"Purtroppo non possiamo nasconderci che la APP ha una lunga storia di impegni non mantenuti con il WWF, i clienti, le altre parti interessate e le foreste indonesiane che ha distrutto fino a ieri. Tutti noi ci auguriamo che questa volta l'azienda manterrà quello che ha promesso" spiega Massimiliano Rocco del WWF. 
 
"La APP non potrà essere vista come un'impresa responsabile fino a quando i nuovi impegni non saranno implementati, e l'impresa non avrà sanato i devastanti impatti sulle foreste e sui diritti umani" ha aggiunto Lafcadio Cortesi, del Rainforest Action Network.
 
Perfino Greenpeace, che ha negoziato con la APP il recente annuncio, e lo ha salutato come una "storica vittoria per le foreste indonesiane", sembra mantenere una certa cautela: "ciò che conta è quel che succede nelle foreste, e noi monitoreremo con attenzione i progressi sul campo" ha dichiarato Bustar Maitar, di Geenpeace Indonesia.

La APP si è anche impegnata a lavorare con le comunità indigene per assicurare la protezione delle loro terre tradizionali, e a chiedere il loro preventivo consenso prima di ogni intervento. L'impresa si è anche impegnata a proteggere le foreste torbiere, che preservano immense quantità di carbonio: queste ultime sarebbero in realtà già protette dalle legge indonesiana, ma l'applicazione della legge quasi non esiste.

La APP, parte del conglomerate industriale Sinar Mas, è ora divenuta la terza impresa cartaria del mondo, una posizione ottenuta distruggendo le foreste indonesiane. Ora l'impresa dichiara di avere sufficienti piantagioni per rifornire a lungo termine le proprie cartiere, ammettendo così di non aver più bisogno di deforestare. 
La APP ha ora bisogno di trovare investitori e sbocchi di mercato per i propri prodotti, e questo è ostacolato difficile dalla pessima reputazione aziendale: un buon motivo per adottare una politica più responsabile.

Ma c'è un ulteriore rischio in questo processo: se la nuova politica frutterà alla APP nuovi clienti e nuovi investitori, la crescita della produzione potrebbe richiederle anche maggiori rifornimenti. La APP sta cercando finanziatori per una nuova cartiera a Sumatra meridionale, che dovrebbe avere una capacità produttiva di due milioni di tonnellate di cellulosa annue, facendone la più grande line a produttiva del mondo. 
 
"Ironicamente, se la nuova politica della APP farà affluire clienti e investitori verso la APP, la nuova cartiera diventerà una realtà, accrescendo drasticamente il bisogno della APP di fibre di legno, e questo rappresenterà una forte tentazione per la APP a violare di nuovo gli impegni assunti" ha concluso Baffoni. 
 
Oltre sessanta associazioni ambientaliste hanno recentemente inviato una lettera agli istituti finanziari, chiedendo loro di non investire nella nuova cartiera.



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