venerdì 30 gennaio 2015

Lo Shabbat della canzone



28.01.2015 - Concetti Kabbalistici - di Michael Berg

Lo Shabbat di questa settimana è molto importante; è quello che, nei Centri Kabbalah, chiamiamo lo Shabbat dei 72 nomi di Dio. Tuttavia, si dice che i Kabbalisti chiamano questo Shabbat ''Shira'', lo Shabbat della Canzone.

Un bel po' di cose importanti si sono verificate in questo Shabbat:
la rivelazione dei 72 nomi,
il grande miracolo della divisione del Mar Rosso,
la canzone che gli Israeliti cantarono dopo la scissione del Mare,
la manna,
la lotta contro Amalek, o il dubbio e la negatività.

Di questi, sembrerebbe che il canto sia il meno importante; ma, i Kabbalisti hanno scelto di chiamare questo Shabbat, Shira. Perché?
Il Rav ha sempre spiegato che ci sono due realtà ovunque, in ogni momento. C'è la realtà dell'Albero della Conoscenza del Bene e del Male, dove, purtroppo, è la maggior parte di noi. In quella realtà, a volte sperimentiamo le cose buone, e qualche volta sperimentiamo cose cattive. Ma nello stesso momento esatto, c'è anche un altro livello, la vera realtà, chiamato Etz Chaim, l'Albero della Vita. La vera realtà dove c'è solo il bene. Noi, con la nostra coscienza ridotta, ancora viviamo nel regno dell'Albero della Conoscenza del Bene e del Male, e vediamo solo quel mondo.

In ultima analisi, lo scopo del lavoro che facciamo è quello di portare il mondo alla vera coscienza dell'Albero della Vita. Il lavoro che facciamo, l'elevazione spirituale che speriamo di raggiungere, è finalizzata a portarci a quella coscienza. Se siamo stati in grado oggi di guardare a questo mondo, e vedere solo la bontà, sarebbe la fine, sarebbe Gemar HaTikun. Ma poiché siamo ancora nel giudizio, non siamo in grado di penetrare il velo di oscurità dell'Albero della Conoscenza Bene e del Male, e non vediamo la realtà di Etz Chaim.
Quindi lo scopo del nostro lavoro, in realtà, non è quello di diventare persone spirituali. Non è altro che fare ciò che ci permetterà di avere la coscienza dell'Albero della Vita, la coscienza che tutto è buono. Tutto il lavoro che facciamo, tutte le connessioni che facciamo, servono solo a prepararci ad essere in grado di avere questa coscienza.

La coscienza chiamata Shira, canzone.
Naturalmente questa canzone non si riferisce semplicemente ad una bella canzone. Rappresenta l'unità; si dice nel Midrash che quando gli Israeliti cantarono al mare, le parole non vennero fuori dalla propria mente. In quel momento, tutta la natura è stata unificata, ed è divenuta uno, in questa coscienza. Pertanto, la rivelazione dei 72 nomi di Dio, il grande miracolo del frazionamento del Mare, non era quello che era importante. La rivelazione dei 72 nomi e la scissione del Mare è accaduta per consentire loro di avere la coscienza di Etz Chaim.

Pensate per un momento: l'unica ragione per cui i 72 nomi sono stati rivelati a Mosè, l'unica ragione della scissione del Mare Rosso, è stato quella di portare gli Israeliti alla coscienza dell'Albero della Vita.

Si dice nel Midrash che, nella canzone, gli Israeliti dicevano Hashem Yimloch, "il Creatore regnerà", ma che, se avessero detto Hashem Melech, che significa che questa coscienza poteva rimanere per sempre, sarebbe tutto finito lì.
Cosa significa questo?
I 72 nomi sono stati rivelati a loro, la scissione del Mare si è verificata per loro, e loro si elevarono al punto in cui dissero, "Io posso guardare questo mondo e ho la coscienza di Etz Chaim. Io credo in me stesso che posso vedere solo la bontà in questo mondo". Ma anche a quel punto ancora non credevano che potesse essere per sempre. E poiché dissero Hashem Yimloch - che significa, questo è incredibile, vediamo che siamo alla fine, - ma ancora non credevano che avrebbero potuto portare la fine proprio allora, e che non sarebbe stato per sempre.

Così, la nostra prima comprensione è che, questo è il motivo per cui i Kabbalisti lo chiamano Shabbat Shira; perché lo scopo di questo Shabbat è la coscienza. Non c'è altro Shabbat dell'anno in cui si rivela la coscienza -non il lavoro verso la coscienza, ma la coscienza stessa- di bilah HaMavet LaNetzach, la rimozione della morte per sempre. La coscienza di Shira, l'unità del mondo, è stato rivelata solo in questo Shabbat. La coscienza di Etz Chaim è stato rivelata solo in questo Shabbat. Pertanto, il dono di questo Shabbat è quello di collegarci a questa coscienza, e, come tale, è uno degli Shabbat dove non si può davvero parlare, non si può davvero spiegare, è uno Shabbat in cui si deve solo sperimentare.

Lo Zohar, in questa porzione, ci fa capire di stare molto attenti al nostro parlare; anche nel parlare spirituale e nel nostro lavoro spirituale, perché questo è lo Shabbat in cui si sta in silenzio. Proprio come poi fecero gli Israeliti, in questo Shabbat, ognuno di noi può sperimentare la coscienza Etz Chaim. Non è qualcosa da capire, da spiegare, o che può essere raggiunta con le nostre preghiere e lo studio. Se stiamo in silenzio, come dice lo Zohar, allora possiamo davvero sperimentare questo meraviglioso dono che non ci è dato in nessun'altro Shabbat. Ognuno di noi, in questo Shabbat, può finalmente gustare la coscienza dell'Albero Vita.
Ma dobbiamo anche credere che siamo in grado di connetterci ad esso.

Si dice nel Midrash, e lo afferma il Rashi, che dopo il miracolo della divisione del Mar Rosso, gli Israeliti risvegliarono nel loro cuore il desiderio di dire la canzone. Ciò significa che, dopo quel tremendo miracolo, avevano da fare una scelta: dobbiamo credere in noi stessi di poter raggiungere la coscienza Etz Chaim? 
Avrebbero potuto dire no. 
Avrebbero potuto essere grati al Creatore per il miracolo e fermarsi lì. Ma non l'hanno fatto, perché credevano di poter raggiungere quella coscienza, perché credevano che potevano raggiungere il livello di Shira. E, di conseguenza, l'hanno rivelata, anche per se stessi.

Quindi è molto importante che, oltre ad avere una comprensione del dono di questo Shabbat, abbiamo bisogno di credere in noi e, che possiamo raggiungerla. Sarà così possibile avere l'opportunità di ringraziare dopo il miracolo, ma Shira non significa rendere grazie. Rappresenta il passo successivo in cui è detto, "Io credo che posso portare me stesso, proprio adesso. Per connettermi a Shira, per collegarmi, veramente, alla coscienza Etz Chaim" E poichè credettero di poterlo fare, risvegliarono quella Luce per se stessi e per il mondo. Aprirono la porta per la Redenzione Finale.

Questo Shabbat è un'opportunità incredibile in cui si aprono le porte dell'Albero della Vita. Non possiamo parlarne, non possiamo nemmeno pensarci ... dobbiamo semplicemente connetterci ad esso.
E' uno Shabbat, non so se usare la parola emozione, o sentimento, ma è questo, e dobbiamo credere davvero che possiamo farlo da soli. In questo Shabbat, dobbiamo accettare, come fecero gli Israeliti, che siamo in grado di elevare noi stessi e il resto del mondo a quel livello.

Nel Midrash si dice che quì impariamo che lo scopo del Messia e lo scopo della nostra generazione è quello di elevare noi stessi e il mondo.
Lo Shabbat dove facciamo questa scelta, è questo, Shabbat Shira, con la porzione di Beshalach.
Questo è lo Shabbat per l'elevazione della nostra coscienza e del mondo.
È un'opportunità incredibile che spero tutti noi possiamo veramente cogliere.

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